L'intervista

Michele Mele, chi è l’ingegnere del Ponte Belvedere

Michele Mele è l'ingegnere padre del progetto del nuovo Ponte Belvedere. L'artefice del "Ponte dei Primati", conosciuto in tutto il mondo. "Per L'Aquila una creatura semplice e sicura"

Michele Mele, c’è la firma dell’ingegnere del ‘Ponte dei Primati’ dietro il progetto del nuovo Ponte Belvedere.”Ho visto l’area e pensato: è un autentico Belvedere, allora deve esserlo anche il Ponte. L’Aquila avrà una creatura semplice e naturale”.

Quella del nuovo Ponte Belvedere è una progettazione che vede coinvolti tre team: lo studio del Professor Michele Mele, Breng Engineering di Roma e l’anima aquilana dell’Ati dell’ingegner Fausto Fracassi.

“Siamo di fronte a un punto cruciale per il futuro della nostra comunità – hanno sottolineato Biondi e Daniele nella comunicazione alla stampa sul progetto del nuovo Ponte – Sarà realizzata un’opera attesa da anni, fondamentale sia per ripristinare la viabilità dell’area sia per ricucire,  non solo in termini architettonici e urbanistici, con eleganza e sobrietà un collegamento importante tra il centro storico e il resto della città.

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Michele Mele, chi è l’archistar italiana di Ponte Belvedere

Michele Mele ama definirsi ingegnere-architetto, perché “prima di tutto viene la forma, ciò che la gente percepisce”. Nato a Bari nel 1939, è lui la mente che ha disegnato il nuovo ponte Belvedere. Un lavoro in più da aggiungere alla lunghissima lista di progetti importanti che ha ideato e curato in giro per il mondo. Ora L’Aquila e un’opera attesa da tanti anni.

ponte belvedere rendering

Come sarà il nuovo Ponte Belvedere? 

“Sarà come una piattaforma aerea. Ho voluto scegliere un’opera che avesse leggerezza, senza appesantire quell’ambiente, di per sé un vero belvedere. La struttura è semplicissima, con una superficie che si ‘lascia vedere’ semplicemente attraversandola. Senza il bisogno di stare a cercare la posizione adatta per vedere questo o quel particolare del Ponte”.

Parola d’ordine semplicità per il nuovo Ponte Belvedere?

“Assolutamente sì. La semplicità è bellezza. Perché le strutture sono creature, organismi come noi. Se io disegno e faccio vivere una costruzione con logicità di comportamento strutturale, quella costruzione starà bene nel tempo. Non potrà stare bene, al contrario, se la costringo a comportamenti innaturali. Ovviamente il Ponte Belvedere dovrà prevedere uno specifico piano di manutenzione, a prescindere dalla durabilità della struttura stessa”.

Che vita avrà il Ponte?

Si progetta per un ciclo di vita di cento anni, lo dice la legge. Poi se il ponte è ben progettato dura anche di più, purché sia mantenuto correttamente. Non esistono opere eterne. Si parla di ponti romani in vita, ma ne saranno rimasti veramente pochi sulla totalità di quelli storicamente costruiti. Ci vogliono criteri precisi di manutenzione su queste strutture. L’opera sarà difficilmente aggredibile e facilmente ispezionabile. Questo è il mio primo criterio di progettazione. Se riusciremo anche a rendere il Ponte intelligente, allora, la struttura sarà ancor più all’avanguardia“.

Cos’è un ponte intelligente?

È un Ponte che racconta minuto per minuto la sua vita, cioè come si sente. Se sta bene, se sta male, se ha qualche acciacco e dove. In una stanza con dispositivi di controllo, in pratica, si accenderebbe una luce rossa ogni volta in cui c’è qualcosa che non va. Così si potrebbe monitorare continuamente lo stato della struttura. Per rendere Ponte Belvedere uno Smart Bridge bisogna lavorare tecnicamente e utilizzare alcuni strumenti ad hoc. Riusciremo a farlo, però, solo se potremo aggiungere qualcosa in più all’importo di spesa previsto per i lavori “.

Michele Mele, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni per 34 anni all’Università Sapienza di Roma, ha progettato due ponti strallati in Italia. Strallati cioè in sospeso, in cui l’impalcatura è retta da una serie di cavi. Si tratta del Ponte sul Fiume Tevere e di quello sul Garigliano. Ha eseguito, inoltre, numerosi progetti di verifica statica, non solo in Italia.

Conosciuto come l’artefice del Ponte dei Primati – per la costruzione del Ponte sul Po, 1° ponte al mondo progettato per la sostenibilità – è anche il padre della progettazione del Ponte Flaiano a Pescara. 

Attualmente Presidente e Direttore Tecnico della Società Breng Engineering, Michele Mele è considerato fra i maggiori esperti in campo internazionale per le strutture in acciaio e, in particolare, per i ponti metallici di media e grande luce, nonché per le strutture in zona sismica.

Si è parlato di somiglianza con lo stile Calatrava, in considerazione della semplicità e della linearità della struttura. È così?

La mia è una concezione architettonica razionalistica. Il bello si raggiunge con l’armonia e una struttura deve avere anche un comportamento fisico idoneo. Un uomo sta bene se ha una postura corretta, perde l’equilibrio o è scomodo se assume una postura scomposta. Così è per le strutture. La mia impostazione progettuale prevede la creazione di strutture che si inseriscano armonicamente nell’ambiente. Non realizzo strutture che sembrano antenne, ma preferisco altezze modeste. Nel caso specifico di Ponte Belvedere, soprattutto, ci sono famiglie che abitano intorno al Ponte, quindi a maggior ragione bisogna avere rispetto per questi residenti e per l’ambiente che ospiterà il ponte. Calatrava cerca la forma per stupire, io ho un’impostazione opposta: non cerco di stupire ma di creare cose che si guardino con piacere e che durino nel tempo”.

Michele Mele, oltre i progetti

Oltre ai progetti che nascono dalla sua mente, il professor Michele Mele è stimato e conosciuto a livello internazionale per il contributo apportato nel campo delle tecniche di costruzione.

È stato Direttore del DESEG (Department of Structural Engineering and Geothecnic) – CISM (International Centre of Mechanical Sciences – Udine) e Presidente del CESIA (Centro Studi e Iniziative per l’Ambiente – Roma). Ha diretto, inoltre, assieme ai professori Grandoni e Dell’Aglio, tutta l’attività di interventi di emergenza e di ricostruzione connessi al terremoto del Friuli del 1976, elaborando strategie che sono state modello per successivi analoghi importanti interventi.

Ha partecipato all’elaborazione di uno dei progetti vincenti ex-æquo del Concorso di idee indetto nel 1969 per l’attraversamento dello Stretto di Messina e fa parte del Gruppo vincitore della gara per la progettazione e la costruzione del Ponte sullo Stretto.

È stato l’unico membro italiano prescelto dal CEN (Comitato Europeo Norme) a far parte del Project Team, composto da sei esperti di varia nazionalità, incaricato di redigere l’Eurocodice sui ponti in acciaio, dopo aver partecipato, unico italiano, alla stesura del testo provvisorio della Normativa specifica. È stato, poi, l’unico membro italiano del Project Team dello stesso CEN incaricato di redigere l’Eurocodice sui cavi per ponti sospesi.

Dal 2012 è membro del Comitato Tecnico ponti della PIARC (AIPCR – Association Mondial de la Route) organismo internazionale partecipato e finanziato dai Ministeri delle Infrastrutture di 140 Paesi del mondo, delegato alla redazione di Linee Guida su tutti i problemi delle infrastrutture stradali. Nel marzo del 2012 a Parigi è stato anche nominato co-Chairman del gruppo 2 (riparazione e manutenzione ponti) dello stesso Comitato Tecnico Ponti della PIARC. Dal 2012 è Presidente del Comitato Tecnico Ponti, in seno al Comitato Nazionale della PIARC.

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