Defibrillatore ai medici di famiglia, “un compito della Asl e della Regione”

Un defibrillatore anche nello studio del medico di famiglia potrebbe migliorare molto la qualità della vita di tutti.

Fornire il defibrillatore ai medici di famiglia, un compito di Asl e Regione è uno specifico compito della Regione e delle Asl.

Fornire il defibrillatore al medico di famiglia, a cura di Fulgo Graziosi.

Le esperienze di vita dovrebbero contribuire ad arricchire il bagaglio della conoscenza di ogni singolo cittadino per suggerire, a chi di competenza, l’adozione dei provvedimenti necessari, allo scopo di garantire la migliore assistenza dei propri amministrati. Dico questo perché una mattina, mentre aspettavo il turno con altri assistiti per essere ricevuto dal medico di famiglia, è arrivata una signora che ha salutato i presenti con un cordiale sorriso.

Ha preso posto in una delle poltroncine disponibili. Ha scambiato qualche parola con i vicini. L’atmosfera era tranquilla. Molte persone parlavano dei vari malanni, oppure dei fatti di cronaca avvenuti nel corso della giornata precedente.

Intanto, la signora aveva smesso di parlare. Aveva piegato la testa verso la spalla destra e sembrava che respirasse con difficoltà, emettendo una specie di rantolo.

Ho detto ai presenti più vicini alla porta di chiamare il medico perché la signora stava male.

Qualcuno ha risposto di non preoccuparsi, forse sta dormendo.

All’improvviso la povera donna ha battuto la testa contro la retrostante parte di cartongesso, provocando un forte rumore.

È stato chiamato il medico, intervenuto prontamente.

La signora è stata adagiata a terra e, mentre le reggevo le gambe sollevate per fare affluire sangue al cervello, il medico ha praticato, con perfetta professionalità, un energico massaggio cardiaco che, dopo qualche minuto, ha riportato in vita la donna.

Il successivo intervento del 118, in questo caso, è servito soltanto per trasportare in breve tempo la malata presso l’Ospedale San Salvatore, in considerazione della vicinanza dell’ambulatorio del medico di famiglia rispetto al nosocomio.

Proviamo, invece, ad immaginare se il fatto si fosse registrato in uno dei tanti paesini dell’area montana abruzzese, dove non esiste più la figura del medico condotto.

È arrivato forse il momento che gli organi istituzionali preposti alla gestione della materia provvedano, con tutta l’urgenza che il caso richiede, a dotare i medici di famiglia di un apposito e funzionante defibrillatore.

Nei centri in cui sia stata soppressa la figura e la presenza dell’ex medico condotto, si dovrebbe ricorrere all’adeguata formazione di alcuni volontari ai quali affidare la gestione del defibrillatore.

La Regione, forse, potrebbe osservare che al momento non dispone delle risorse economiche necessarie per sostenere la spesa. Non è necessario provvedere al totale acquisto delle apparecchiature.

Si potrebbe programmare la spesa per assicurare prioritariamente il defibrillatore alle aree meno servite dal servizio sanitario e più esposte a rischio.

Con successivi interventi si provvederà a completare la dotazione dell’apparecchiatura per i restanti territori. Si potrebbero conseguire, con ogni probabilità, interessanti economie, eliminando qualche superfluo progetto obiettivo volto ad accertare l’altezza media, o l’obesità, oppure la percentuale dei diabetici, i cui dati, tra l’altro, sono già noti al sistema sanitario.

Forse, non a caso, vale molto di più salvare una vita umana che non conoscere la statura media dei nostri corregionali.

Sono certo, comunque, che un razionale, efficace e immediato provvedimento per la risoluzione del problema possa essere adottato dalla Regione Abruzzo, abbastanza attenta alla salute degli abruzzesi.

Fulgo Graziosi

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