Il caso

Morso da un orso nel Parco Nazionale d’Abruzzo, spunta l’audio d’addio a sua moglie

Morso da un orso nel territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo. Dopo la morte in Trentino di Andrea Papi, si torna a parlare del caso raccontato dall'ingegnere Antonio Rabbia: spunta l'audio che aveva inviato a sua moglie

Parco Nazionale d’Abruzzo, morso da un orso, riesce a sfuggire all’attacco. Ora spunta un audio inviato a sua moglie, mentre fuggiva disperato dall’animale.

Si torna a parlare di convivenza con l’orso nei territori del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Questa volta la zona oggetto d’interesse è la Valle di Comino dove l’ingegner Antonio Rabbia, di Ausonia, ha raccontato di essere stato morso da un orso mentre passeggiava in una zona di montagna aperta al pubblico. Un episodio avvenuto lo scorso dicembre ma che ora, nei giorni in cui si parla della morte del runner in Trentino, ucciso da un orso, torna all’attenzione della cronaca – locale e nazionale – con l’audio che Rabbia aveva inviato a sua moglie: un audio disperato, mentre fuggiva dall’orsa. L’audio è stato pubblicato da una testata del frusinate.
“Non appena ho sentito quanto accaduto a quel povero runner ucciso da un orso in Trentino, sia per me che per la mia famiglia si è riaperta una ferita. Penso continuamente a quanto sono stato fortunato e a quanto sia stato a un passo dalla morte. Una morte orribile”, riporta l’AGI. 

Antonio Rabbia ha raccontato di essersi ritrovato faccia a faccia con un’orsa che lo ha aggredito, azzannandolo all’addome. L’uomo, che era in compagnia del suo cagnolino, è riuscito a fuggire nonostante le ferite. È riuscito a scampare al secondo attacco e alle fauci del plantigrado perché, insieme a lui, è rotolato in un dirupo, battendo contro un tronco d’albero che ha arrestato la sua corsa, mentre l’orso rotolava alcuni metri più a valle prima di rialzarsi e tornare verso l’uomo. Antonio gli ha scagliato una pietra contro, mentre il suo cane ringhiava e avanzava per una decina di metri: solo a quel punto il plantigrado ha rallentato la sua corsa, consentendo al giovane di allontanarsi di una trentina di metri e mandare un messaggio di addio alla moglie. Un vocale disperato nel quale chiedeva aiuto e salutava tutti, anche suo figlio, certo di essere raggiunto e ucciso: nel cadere si era ferito seriamente a una caviglia e questo rendeva lenta e difficile la risalita verso il ciglio della strada dove aveva parcheggiato l’auto.
“Apprendere quanto accaduto ad Andrea Papi, il runner aggredito e ucciso, ha aggravato la mia ferita psicologica, in quanto posso immaginare la paura e il terrore provati da quel povero ragazzo”, ammette ora Rabbia.
“Non intendo entrare nel merito dei provvedimenti che dovrebbero essere presi in casi come questo – continua l’ingegnere – ma posso dire a gran voce che servono urgentemente degli interventi a tutela delle persone e degli orsi. La mia esperienza è finita diversamente rispetto a quanto accaduto al povero Andrea, forse perché sono stato davvero miracolato e a salvarmi è stato il mio cagnolino ‘Biondo’. Quell’orso non avrebbe dovuto essere dove stavo passeggiando e dove, ogni giorno, passeggiano tante persone. Per questo è importante che il governo prenda in seria considerazione il fatto che l’habitat di questi animali, cambiato per tutta una serie di motivi, non può e non deve essere a un passo dalla civiltà. Gli orsi, che sono una specie rara e non molto diffusa, devono essere dotati di collari o braccialetti elettronici costantemente collegati alle forze dell’ordine. Se l’allarme scatta, vuol dire che il loro girovagare ha superato dei limiti che possono essere pericolosi per gli esseri umani e anche per loro stessi, come accaduto a Juan Carrito (l’orso marsicano investito e ucciso in gennaio lungo la SS17 all’altezza di Castel di Sangro, ndr). Gli esseri umani non possono difendersi e possono difficilmente combattere contro esemplari che arrivano a pesare centinaia di chili. Io ancora non riesco a credere di essere vivo”.

“Mi sento di esprimere tutta la mia solidarietà ai familiari di Andrea – conclude – spero che non ci siano mai più episodi analoghi. Perché la mia paura è che possano ripresentarsi. Io sono stato tacciato di essere un bugiardo, addirittura un truffatore, perché in questi casi è più facile denigrare che aprire gli occhi e affrontare un problema che, piaccia o meno, è un grande problema. L’orsa che mi ha aggredito aveva fatto la sua tana fuori dal parco. In un luogo dove non avrebbe dovuto essere e soprattutto dove non c’era alcun avviso di pericolo imminente”. 

 

Fonte AGI

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