Cronaca

Incursione di un orso in una stalla a Civita d’Antino, uccise 8 pecore

Incursione di un orso a Civita d'Antino, 8 pecore trovate morte

Ancora un’incursione di un orso e ancora una volta a Civita d’Antino, piccolo paese di montagna non nuovo a episodi di questo genere. Allevatore trova 8 capi uccisi.

Brutta sorpresa per un allevatore di Civita d’Antino, piccolo centro montano della Valle Roveto. Nella mattina di lunedì l’uomo ha trovato 5 pecore e 3 agnelli morti. Si è trattato – come al momento ricostruito anche dopo l’intervento dei Carabinieri forestali, delle Guardie Parco e del personale veterinario Asl – con ogni probabilità di un’incursione di un orso ancora non identificato: si è proceduto alla raccolta di pelo ed escrementi dell’animale per capire di che orso possa trattarsi, poiché già in passato si sono registrati diversi avvistamenti di plantigradi a Civita d’Antino.
“La struttura in cui sono ricoverati gli animali – ci spiega l’allevatore Alberto – è circondata da due metri di recinzione. L’animale è riuscito a romperla e a entrate nella stalla, rompendo la porta e non solo”.
L’incursione è costata all’allevatore 8 capi ovini, 6 morti nell’immediato, due il giorno successivo al ritrovamento. “Ora mi è stato spiegato che sarà necessario installare la rete elettrica per evitare il ripetersi di episodi simili”, ha concluso l’allevatore amareggiato per l’accaduto.

La segnalazione da Civita d’Antino riguarda, quindi, un’incursione avvenuta la notte tra domenica e lunedì. E proprio nella giornata di lunedì impronte di un’orsa con cuccioli sono state notate a Collarmele, sulla neve fresca, con il sindaco Antonio Mostacci che ha avvisato la cittadinanza:  “Vi comunico che è stata registrata la presenza di un esemplare di orso con due cuccioli nel nostro territorio”, ha dichiarato il primo cittadino, che ha allertato i carabinieri forestali e i guardia parco, i quali hanno provveduto a fare i sopralluoghi del caso. Le orme puntano verso le montagne ma il sindaco invita tutti alla massima prudenza e a segnalare eventuali altri avvistamenti”. Una comunicazione simile è arrivata anche dal sindaco di Pescina, Mirko Zauri: “Raccolgo l’invito a prestare la massima attenzione fatto dal Sindaco di Collarmele. Sarà necessario adottare la stessa attenzione per gestire la possibile presenza di un’orsa con due cuccioli al seguito”.

orso impronte collarmele

Proprio in merito al tema della presenza degli orsi nel territorio aquilano e sulle attuali tematiche relative alla convivenza con l’animale – argomento molto dibattuto anche all’indomani della morte di Juan Carrito – ieri Il Capoluogo ha riportato le parole del professor Mario Tozzi, divulgatore scientifico e primo ricercatore del Cnr, che ha rilanciato il “modello Abruzzo” nella trasmissione Rai CartaBianca, condotta da Bianca Berlinguer. “Cogliamo quest’occasione – ha sottolineato il professor Tozzi – perché certe cose non accadano più e per trovare un equilibrio, applicando un modello a noi vicino, che è quello dell’Abruzzo, dove ci sono orsi, lupi, ma non accade mai niente, anzi, sono gli orsi – come nel caso dell’esemplare investito – che sono in pericolo. Ma normalmente lì registriamo un modello di convivenza con il mondo naturale, di cui abbiamo bisogno, frutto di un’educazione nel tempo che ha portato a un modello che funziona“. 

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A livello nazionale, dopo la morte del runner Andrea Papi in Trentino, in seguito all’aggressione di un orso, i quotidiani nazionali avevano a più riprese raccontato nuovamente della presunta aggressione denunciata dall’ingegnere Antonio Rabbia, di Ausonia, avvenuta – secondo quanto da lui riferito  mentre passeggiava nella Valle di Comino, zona del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un episodio avvenuto lo scorso dicembre, ma di cui si è tornati a parlare dopo che un quotidiano ciociaro ha pubblicato un audio che Antonio avrebbe inviato a sua moglie, mentre fuggiva dall’orso.

Il Capoluogo, dopo i tragici fatti accaduti in Trentino, ha ascoltato Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, che ha ribadito: “Quello che è successo in Trentino – ribadisce Sammarone – è una tragedia, ma non è la normalità: l’orso può essere più o meno aggressivo a seconda della situazione in cui si trova. Le buone regole diffuse dall’Ente Parco restano sempre le stesse e sono fondamentali per chi si muove in montagna: non abbandonare i sentieri: in Nord America usano il campanello che serve ad ‘avvisare’ gli animali del nostro arrivo, non fare gesti inconsulti, evitare di scappare, di prendere un bastone per difendersi, perché se si sentono minacciati possono agire in maniera inconsulta. Nel nostro Parco convivono circa 60 esemplari di orso marsicano: sono selvatici, ma non sono mai stati segnalati casi di aggressione all’uomo. Alcune situazioni possono essere più pericolose di altre perché stimolano nell’animale l’istinto di difesa, l’importante è sapere come comportarsi e soprattuto cercare di evitare di trovarsi in situazioni di difficoltà”.

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