Cronaca

Morte Juan Carrito, un esposto per chiarire eventuali responsabilità

Fare chiarezza sulla morte di Juan Carrito. È l'obiettivo dell'esposto da parte di AIDAA, Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente

Juan Carrito non c’è più. L’orso simbolo d’Abruzzo è morto in seguito all’investimento avvenuto sulla statale 17, a Castel di Sangro. L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA) presenterà un esposto per accertare eventuali responsabilità.

Juan Carrito, un esposto per far luce sulla morte dell’orso.
“Esprimiamo tutto il nostro sconcerto ed il nostro dolore per la
morte dell’orso Juan Carrito, avvenuta ieri sera sulla statale 17 a Castel di Sangro a seguito dell’investimento di un’auto guidata da una giovane donna, investimento che avrebbe provocato la morte dell’orso a seguito delle ferite riportate per lo sciacciamento contro il guard rail della statale 17. L’orso Juan Carrito era noto in tutto il mondo per le sue scorribande alla ricerca di dolci, scorribande durante le quali svaligiava le pasticcerie di Roccaraso.”. 
Questa la nota dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente AIDAA sulle cause della  morte dell’orso marsicano. La comunicazione prosegue indicando, da parte degli animalisti, la presentazione di un esposto sulla vicenda.
“Non vogliamo che su questa vicenda ci siano delle ombre o che vengano nascosti dei fatti – scrivono gli animalisti di AIDAA – per questo nei prossimi giorni presenteremo un esposto alla procura dell’Aquila per chedere indagini approfondite sulla dinamica dell’incidente e sulla tempistica dei soccorsi, così da capire se Juan Carrito poteva essere salvato. Sia chiaro, nessuna caccia alle streghe, ma una chiara richiesta di chiarezza, perché nessun eventuale particolare sia trascurato e affinché eventuali responsabilità possano essere accertate fino in fondo”.
Ieri la notizia dell’investimento e, una manciata di minuti dopo, l’ufficialità della morte dell’orso: orami conosciuto ben oltre i confini regionali. Un’intera regione si era affezionata all’orso goloso: tanti lo avevano incontrato, altri lo avevano conosciuto attraverso i social.
Juan Carrito è stato investito intorno alle 18 di ieri, lunedì 23 gennaio, da una Opel Corsa bianca, completamente distrutta dall’impatto, a bordo della quale viaggiavano tre persone. L’autista, una donna, si è subito fermata, ed è sotto choc. “È sbucato all’improvviso”, avrebbe detto. In un primo momento non era chiaro di quale orso si trattasse, poi le marche auricolari alle orecchie, che hanno sostituito il vecchio radiocollare, ne hanno permesso il riconoscimento.
Poco dopo le 20, la conferma dal Pnalm: Questa sera sulla Strada Statale 17, prima della Galleria G. Fiore, fuori dal Parco, è stato investito Juan Carrito che, dopo alcuni minuti di agonia, è morto a causa del trauma riportato nell’impatto con una vettura in transito” si legge nella nota diffusa dal Parco.
“Fortunatamente la persona alla guida non sembra aver riportato traumi. Sul posto sono intervenuti per i primi soccorsi, Guardiaparco, Carabinieri, Carabinieri Forestali e il veterinario, la Dottoressa Scioli del Servizio Veterinario di Castel di Sangro.
L’animale sarà recuperato dal personale del PNALM e trasportato all’Istituto Zooprofilattico per la necroscopia.
Non ci sono parole per quello che è successo. Juan Carrito era un orso problematico, ma al Parco abbiamo fatto di tutto, contro tutto e tutti, per dargli una chance e farlo rimanere libero. Ora ci ha lasciato….”

“Stasera siamo tutti un pò più poveri, perchè se ne è andato uno di famiglia” ha dichiarato il Presidente del Parco, Giovanni Cannata.
juan carrito

WWF: “Una tragedia annunciata”.

“Ieri – scrivono dal WWF Abruzzo – è stata una triste giornata per la natura italiana ed europea: Juan Carrito, il giovane orso marsicano celebre su media e social per i suoi comportamenti confidenti, è morto investito nel tardo pomeriggio, lungo la SS17 all’altezza di Castel di Sangro, strada tristemente nota per aver già causato la morte di una femmina di orso nel 2019. Il giovane alla guida del veicolo e la sua fidanzata fortunatamente sono rimasti illesi nell’impatto. Sul posto, poco dopo l’incidente, sono intervenuti Guardiaparco, servizio veterinario e Carabinieri Forestali. L’animale, morto poco dopo l’arrivo dei soccorsi, è stato trasportato all’Istituto Zooprofilattico per la necroscopia. Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, WWF Italia e Salviamo l’Orso, si sono recentemente impegnati, con un investimento economico importante, per la realizzazione di una recinzione lungo il tratto di SS17 ritenuto maggiormente pericoloso per la fauna selvatica. L’intervento, realizzato nelle settimane scorse, ha visto il montaggio di una recinzione metallica fissa su entrambi i lati della carreggiata in un tratto di 600 m (dal km 146,6 al km 147,2). La recinzione ha anche l’obiettivo di “indirizzare” gli animali verso un sottopasso adiacente, mitigando in questo modo il rischio di incidenti e aumentando la sicurezza di orsi e automobilisti. Ma evidentemente questo non è stato sufficiente“.
La storia di Juan Carrito ha molto da insegnarci. La sua confidenza e problematicità ci hanno mostrato quanto sia importante prevenire tali fenomeni, tramite l’adozione di corretti comportamenti per i singoli cittadini e giuste misure di gestione del territorio da parte delle Istituzioni a cui spetta la corretta gestione delle risorse alimentari di origine umana, che è alla base dell’insorgenza di tali comportamenti. E la sua morte sottolinea ancor più quanto siano necessari interventi strutturali su strade, autostrade e ferrovie per mettere in sicurezza la residua popolazione di orso bruno marsicano, troppe volte vittima di investimenti.
In buona parte del nostro Appennino, le strade attraversano aree naturali ricche di biodiversità. Vivere in un territorio dove la Natura è predominante, considerato che quella stessa ricchezza è utilizzata in slogan per attirare flussi turistici, dovrebbe obbligarci a investire nella sua salvaguardia. Troppo spesso invece mancano politiche (locali, regionali e nazionali) che prevedano azioni concrete per mitigare il nostro impatto sulla preziosa e unica biodiversità che ci circonda.
Le associazioni (WWF Italia e Salviamo l’Orso) e le aree protette (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e Parco Nazionale della Maiella) investono ingenti risorse (economiche e umane) ed energie in interventi finalizzati a migliorare la coesistenza tra uomo e orso, a mitigare l’impatto delle nostre attività sulla sopravvivenza del plantigrado, per garantire un futuro a questa popolazione.
Ma questo non è sufficiente: ogni anno in media due orsi bruni marsicani muoiono per cause umane, accidentali o illegali. E Juan Carrito è l’ultimo triste caso che ci ricorda come per conservare l’orso più raro d’Europa è necessario un cambio di marcia reale. Da parte di tutti gli attori in gioco, all’interno e, soprattutto, all’esterno delle aree naturali protette. Questo l’ultimo monito che ci ha donato la storia travagliata di questo giovane orso. Suonano ora un po’ false le dichiarazioni di quei rappresentanti delle Istituzioni che oggi piangono la morte di Juan Carrito, ma che fino a ieri hanno agito per tagliare aree naturali protette o per continuare a pianificare interventi invasivi nell’areale dell’orso. È veramente arrivato il momento di ipotizzare e realizzare per l’Appennino centrale uno sviluppo sostenibile attraverso la conservazione della sua straordinaria biodiversità”.

LAV: Juan Carrito poteva essere salvato.

“Juan Carrito – scrivono inoltre dalla LAV – poteva e doveva essere salvato! La sua morte non è dovuta a un incidente, ma a una catena di responsabilità umane: Juan Carrito è stato travolto e ucciso in prossimità del segnale stradale che indica il rischio di attraversamento di animali selvatici, sullo stesso tratto di strada dove era stata investita sua madre, quindi in una zona ben nota per la sua pericolosità. I cittadini riferiscono di numerose chiamate al 112, senza che seguisse alcun intervento di soccorso, un’automobile del parco d’Abruzzo è giunta sul posto dell’incidente solo dopo 45 minuti. Eppure il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è partner del progetto europeo LIFE Safe-Crossing che negli ultimi anni ha già installato sul territorio alcuni impianti elettronici particolarmente evoluti che evitano incidenti di questo genere con gli animali selvatici. Perché nessuno ha pensato di installarne uno in quel tratto di strada già conosciuto per la sua pericolosità? Quanto accaduto evidenzia inoltre una grave criticità circa il soccorso degli animali selvatici in Abruzzo.
Abbiamo già chiesto al Presidente della Regione chiarimenti sul funzionamento del servizio che troppo spesso lascia il recupero degli animali feriti all’iniziativa dei singoli cittadini. O, come nel caso dell’orso Carrito, abbandona l’animale in balia di atroci sofferenze fino a che non sopraggiunge la morte. Anche per rendere giustizia a Juan Carrito, pretendiamo chiarezza dalle istituzioni sui sistemi di prevenzione degli incidenti e sul servizio di recupero e cura degli animali selvatici feriti imposto dalla legge nazionale anche nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione. Siamo già al lavoro con il nostro ufficio legale per valutare le possibili responsabilità umane nella morte dell’orso abruzzese simbolo di libertà, pronti a denunciare chiunque con il proprio comportamento abbia contribuito alla morte di Juan Carrito.

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