Natura e interventi straordinari

L’orso Juan Carrito torna libero sulla Maiella

L'orso Juan Carrito torna libero sulla Maiella: il ritorno in natura è la seconda fase dell'intervento di emergenza per allontanare l'orso dai centri abitati e tutelarlo

L’orso Juan Carrito torna libero sulla Maiella: il ritorno in natura è la seconda fase dell’intervento di emergenza che sta portando avanti il Parco, per far tornale il plantigrado ad una vita “da orso in natura”.

orso juan carrito liberato sulla Maiella

L’orso Juan Carrito è stato trasportato oggi dall’area faunistica di Palena sul massiccio della Maiella, con un’operazione svolta dal personale del Parco Nazionale della Maiella in collaborazione con il Raggruppamento Aeromobili Carabinieri, Reparto Carabinieri Parco Nazionale “Maiella” e Reparto Carabinieri Biodiversità di Pescara.
Il ritorno in natura è la seconda fase dell’intervento di emergenza, eseguito dal Parco della Maiella a supporto della Regione Abruzzo, iniziato il 6 marzo con la cattura di Juan Carrito a Roccaraso e il temporaneo trasferimento in area faunistica in attesa di migliori condizioni meteo. Obiettivo dell’intervento di traslocazione di oggi – discusso in riunioni di coordinamento tecnico-istituzionale, richiesto dall’ente competente, Regione Abruzzo, e autorizzato dal Ministero per la Transizione Ecologica su parere favorevole di Ispraè allontanare l’orso dalle aree antropizzate che frequentava per indurlo a vivere distante da cibo di provenienza antropica.

orso juan carrito

“La presenza di Juan Carrito nei centri abitati non era più tollerabile” precisa il Parco; perché si alimentava da troppo tempo quasi solo di rifiuti, comportamento che, oltre a creare situazioni di potenziale conflitto con le persone, metteva a repentaglio la salute dell’animale”.
“È difficile prevedere cosa farà Juan Carrito – fa sapere il Parco – sono molte le variabili che influenzano l’esito di operazioni complesse come le traslocazioni e, purtroppo, il ritorno in centri abitati è un’eventualità anche nel breve termine“. Per questo il Parco ha predisposto un piano di intervento con cui propone attività, anche sperimentali, almeno per ridurre la sua dipendenza da cibo di origine antropica.
Durante il periodo in area faunistica – si legge in una nota del Parco – Juan Carrito non ha avuto contatti con l’uomo e si è alimentato solo di cibi di origine naturale, ma, al contrario di quanto riportato da molti organi di stampa e da fonti ufficiali di altri enti, non è stato effettuato nessun percorso di ‘rieducazione’. In questa fase la permanenza temporanea in area faunistica era mirata al solo allontanamento urgente da Roccaraso, in attesa di poter effettuare la traslocazione”.

“Il Parco Nazionale della Maiella – spiega il direttore del Parco Luciano Di Martinosta operando con estrema professionalità, supportando le operazioni di gestione della complessa situazione creatasi a Roccaraso sia attraverso azioni concrete sia attraverso proposte di possibili attività da sperimentare, tra le quali il già citato percorso di ‘rieducazione’, per agire sul comportamento dell’orso, che tuttavia non è ancora iniziato, anzi deve essere ancora espressamente autorizzato“.
“Naturalmente – aggiunge il presidente del Parco Lucio Zazzaragli interventi da mettere in campo saranno stabiliti attraverso interlocuzioni tra tutti gli enti coinvolti e, comunque, sempre sottoposti ad autorizzazione da parte del Mite. Il Ministero è stato aggiornato sull’esito delle nostre attività e sulla nostra volontà di fare tutto quanto nelle nostre possibilità e nella compatibilità delle valutazioni scientifiche del caso, per garantire a Juan Carrito una vita ‘da orso’ in natura“. 
Proprio il coordinamento tra Enti, l’applicazione di metodi sperimentali e la consapevolezza che la dipendenza dal cibo di origine antropica sia un fenomeno deleterio per l’orso sono i tre punti cardine della strategia di intervento nella quale si incastrano le attività portate avanti e proposte dal Parco Nazionale della Maiella, anche nell’ambito del Progetto Life internazionale ARCPROM del quale il Parco è partner insieme al Wwf Italia, con cui sono in corso diverse collaborazioni, con la finalità ultima di permettere a questo animale di continuare a vivere in libertà nei territori montuosi a cui appartiene.

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