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L’Aquila, 55 anni dall’uccisione del brigadiere Carlo Lombardo: la cerimonia

L'AQUILA - Cerimonia per il 55° anniversario della morte del brigadiere Carlo Lombardo, ucciso a soli 23 anni mentre era in servizio in Sardegna.

L’AQUILA – Cerimonia per il 55° anniversario della morte del brigadiere Carlo Lombardo, ucciso a soli 23 anni mentre era in servizio in Sardegna.

Si è svolta oggi, nella parte est del Cimitero monumentale dell’Aquila, una significativa cerimonia per ricordare il 55° anniversario della tragica uccisione del giovane Brigadiere aquilano dei carabinieri, Carlo Lombardo, ad opera del banditismo sardo, caduto all’età di 23 anni in terra di Sardegna, nel paese di Fonni, ove comandava la locale Stazione. Dopo diversi anni dall’efferato episodio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano concesse la Medaglia d’Oro al Merito Civile al giovane, in occasione dell’annuale Festa dell’Arma dei Carabinieri, il 5 giugno 2009.

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Oggi la Signora Loredana Lombardo, accompagnata dai due fratelli superstiti del caduto, Giacomo e Luigi Lombardo, ha deposto una corona d’alloro sulla tomba dell’eroico giovane, alla presenza del Consigliere Delegato dal Sindaco, Ferdinando Colantoni, del Tenente Antonucci Domenico in rappresentanza del Comandante Provinciale dei Carabinieri Col. Nicola Mirante, del Monsignore Giorgio Haneiko che ha recitato le preghiere di rito, e del Cavaliere Francesco Moriante, Presidente dell’Associazione nazionale dell’Arma dei Carabinieri, intervenuto con il labaro dell’associazione e con una rappresentanza dei carabinieri in congedo.

“La Famiglia ritiene che sia importante perpetuare il ricordo di coloro che hanno dato la loro vita per l’interesse comune e, soprattutto, per consentire un armonico e democratico sviluppo di quei territori ove tutt’ora sopravvivono sacche di barbare criminalità che rendono quelle zone sottosviluppate e non appetibili né dal turismo né dall’imprenditoria.”

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Luigi Lombardo ha dichiarato di aver appreso con soddisfazione dell’operazione dei Carabinieri con la quale è stato assicurato alla giustizia il famoso bandito sardo Graziano Mesina, già attivo quando il fratello Carlo esercitava la sua missione nella Barbagia, ma non può non ricordare che l’efferato omicidio del fratello Carlo, ancora a distanza di 55 anni è rimasto impunito. Dopo tanto tempo il perdono cristiano- prosegue Luigi Lombardo-  potrebbe essere concesso, ma il perdono, proprio per l’intrinseco significo della locuzione, necessita della presenza di un destinatario, per cui non può essere concesso in maniera  astratta.

“Inoltre – prosegue Luigi Lombardo -, il perdono è figlio della giustizia e, in questo caso, giustizia non è stata fatta, nonostante fosse stato arrestato un indiziato, indicato dallo stesso Carlo durante l’agonia prima della morte, e sul quale pesavano ben tre prove, non tre indizi. Dopo 22 mesi di carcere preventivo si celebrò presso la Corte d’Assise di Nuoro un processo farsesco, nel quale le parti civili, cioè i parenti del caduto, furono rappresentate dagli Avvocati Gustavo, Berardino ed Elena Marinucci, in quegli anni costituenti uno degli Studi penalistici più importanti d’Italia. Ciononostante il processo si chiuse con l’assoluzione dell’imputato e morì là, con uno unico grado di giudizio in quanto il Procuratore della Repubblica stranamente “dimenticò” di presentare l’appello. Ma, in quegli anni queste cose erano all’ordine del giorno in quelle aree”.

“Così accadde che l’assassinio non fu punito, mente la famiglia tutta ebbe l’ergastolo, perché, ancora oggi, a distanza di 55 anni le ferite emozionali sono ancora vive nell’animo di noi tutti per la impossibilità ad avere serenità con un ricordo tanto agghiacciante. Con i sistemi scientifici odierni – prosegue ancora Lombardo- si sarebbe potuto arrivare facilmente alla individuazione dell’autore del delitto, esaminando i mozziconi di sigaretta dallo stesso abbandonati sul luogo ove era appostato, e che, all’epoca, furono repertati come corpi di reato e conservati insieme con i bossoli dei colpi esplosi. Se potessero essere ritrovati, si potrebbe riaprire un caso giudiziario e rendere finalmente, giustizia ad un giovane di 23 anni, che faceva soltanto il proprio dovere servendo la Patria in cui credeva fermamente”.

Subito dopo la deposizione della corona in omaggio al caduto, i presenti si sono recati nella Cappella del Sacro cuore, ove Mons. Giorgio Haneiko ha celebrato una Santa Messa di suffragio.

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