6 aprile 2009

Paola Tomei, a 12 anni dal sisma del 6 aprile il ricordo delle nipoti

Paola Tomei: il sisma ha strappato all'amore e all'affetto delle nipoti una zia indimenticabile. Il ricordo, oggi, 12 anni dopo. #sisma6aprile

Paola Tomei è una delle vittime del sisma del 6 aprile 2009. Era un’amica, una zia, una sorella, una figlia straordinaria che oggi, 12 anni dopo, manca ancora tantissimo a chi l’ha amata.

Paola Tomei era una donna semplice, un’onesta lavoratrice che aveva dedicato la vita alla famiglia e alle sue adorate nipoti Deborah e Giusy. Lavorava come corriere alla Tnt e quella notte è rimasta sotto le macerie della casa dove abitava con una sua parente e le figlie di lei in via Luigi Sturzo.

Quella notte sono morte tutte insieme, lasciando un grande dolore nella sorella di Paola Tomei, Ortesia, e nelle nipoti, Giusy e Deborah che ancora adesso non riescono a darsi pace.

paola tomei

La vita è andata avanti, Giusy e Deborah oggi sono mamme, lavorano e hanno una famiglia da mandare avanti, ma la voglia di palare è tanta, affinché “zia Paola” non sia dimenticata.

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Paola Tomei oggi “vive” ancora nei ricordi della sua famiglia. Nelle case delle nipoti non manca la foto della zia. Piccoli ricordi, ciò che la forza distruttrice del sisma ha risparmiato.

Insieme alle immagini, che cominciano a essere datate e un po’ sbiadite, anche qualche piccolo oggetto, come un piatto blu, leggermente sbeccato, ma conservato come una reliquia, perchè quella crepa in un oggetto di poco conto, è come la ferita nel cuore di queste ragazze, che non si è mai rimarginata.

Di Paola Tomei materialmente non è rimasto nulla: il sisma del 6 aprile ha distrutto tutto. Ci sono però i ricordi, indelebili, per due ragazze costrette a crescere troppo in fretta, anche a causa del terremoto.

“A volte sembra passata una vita, a volte un giorno – racconta Giusy al Capoluogo – zia Paola per noi è stata una seconda mamma, un punto di riferimento importantissimo, una donna che si è sempre fatta in quattro per una famiglia, la sua che ha passato tante difficoltà”.

Giusy e Deborah sono cresciute solo con la mamma e la presenza di Paola Tomei è stata molto importante. “Grazie a nostra zia siamo cresciute serene, ha fatto in modo che pesasse di meno l’assenza di un padre”.

“Era una figura piena, completa. Sempre disponibile, attenta alle nostre esigenze, si levava letteralmente il pane dalla bocca affinché avessimo le stesse opportunità delle nostre coetanee. Lei, che dalla vita aveva avuto poco e niente, aveva per noi tantissimi progetti!”.

Il ricordo va a quella notte, a quei minuti successivi alle 3.32, quando chi ce l’aveva fatta cominciava a fare la conta e il giro di chiamate di parenti e amici.

“Sono corsa a piedi a casa di zia – ricorda Giusy – erano da poco passate le 4. La città era avvolta in una nube di polvere, intorno casa di zia il silenzio. All’inizio nel mio cuore speravo e pensavo che insieme a questa sua parente e alle bambine fossero riuscite a scappare, magari a piedi, come fortunatamente è successo a tanti. La sua macchina era regolarmente parcheggiata nel cortile, il cuore batteva forte, ma ho pregato e sperato”.

L’amara scoperta poco dopo quando i soccorritori, con un sondino, hanno constatato che sotto quelle macerie non c’erano, almeno apparentemente, persone vive.

“Abbiamo saputo che di tutto un palazzo si era salvato solo un cagnolino, ci sono volute ore per recuperare i corpi. Il riconoscimento è stato un atto pietoso. La nostra speranza è che zia Paola non abbia sofferto. Già la vita con noi non è mai stata generosa e lei non meritava una fine così, a soli 49 anni”.

“Siamo cresciute con poco, ma ci siamo sempre fatte bastare quello che avevamo, perchè nostra madre e mia zia poi, ci hanno inculcato i valori della famiglia e dell’impegno. Zia Paola sera piena di allegria, girava per le vie del centro con il suo furgone con Radio Ciao a palla… La conoscevano e rispettavano tutti perchè aveva sempre avuto una vita trasparente”.

“Nonostante una fine così atroce, zia aveva e ha tutt’ora un alone di bontà e generosità che è rimasto impresso in quanti l’hanno conosciuta”.

“E questi sentimenti, se praticati da ognuno di noi, non faranno mai morire del tutto chi quella notte non ce l’ha fatta… Il luogo comune vuole che il terremoto porti via gli anziani, invece il 6 aprile 2009 sono state spazzate via le speranze di tanti giovani, di tanti bambini e di moltissima gente nel fiore degli anni! Non la dimenticheremo mai e continueremo a celebrarla a modo nostro ma il 6 aprile ci è stata portata via in un modo brutale; è stata una disgrazia che segnerà per sempre le nostre vite”, conclude.

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