Camere con vista

Elezioni europee e la bufala del governo tecnico, le acque agitate della politica

Le europee fanno impazzire la politica italiana. Governo tecnico? Una bufala. Torna "Camere con vista".

Le europee fanno impazzire la politica italiana. Governo tecnico? Una bufala. Torna “Camere con vista”.

Ragazzi non c’è una lira. Meglio un euro. Il ritornello lo conosciamo. Non l’ha inventato questo governo. È una vita che è cosi. Del resto l’ex ministro Tremonti ricorda in una intervista che il problema dell’Italia è l’enorme peso del debito pubblico che ha superato i 2 mila e ottocento miliardi. A questo si aggiunga la tensione internazionale, i prezzi dell’energia, l’inflazione, la politica dei tassi ecc, ecc. Allora ecco alternarsi teorie, ipotesi di complotti, accuse. Tutta colpa del 110 per cento, dice qualcuno mettendo un dito nell’occhio di Conte e dei 5Stelle che si aspetterebbero una difesa più convinta da parte della Schlein  del Pd. Così capita che i due, che pure dovrebbero essere le colonne portanti di quel campo largo che sta sempre più diventando più che un traguardo una chimera, si trovino a partecipare a un convegno e si siedano ostentatamente lontani e non si rivolgano nemmeno uno sguardo. Finito un amore? Chissà.
Ma a parte i problemi reali del Paese, sono le elezioni europee, che pure ci saranno in primavera inoltrata, ad agitare il mondo politico. Salvini, Schlein e forse Conte con  quel voto si giocano tutto. Salvini è il leader che si agita di più, è lui che sui migranti ha aperto il conflitto con Francia (invitando la Le Pen a Pontida) e poi con la Germania. Con Macron in qualche modo Giorgia Meloni ha ricucito, sulla Germania invece ha alzato il tiro anche lei. Così da qualche parte tutto questo è stato visto con preoccupazione per le future conseguenze in Europa dove in discussione c’è il patto di stabilità. Così, senza avere un padre si è diffusa la voce o il timore di un governo tecnico. Già, ma chi lo vuole? Stavolta il Pd non è disponibile. Se Meloni cade si va a votare, si è affrettata a dire la Schlein per non lasciare spazio a Conte. Già perché il vero avversario per il Pd è rappresentato dai 5Stelle. Tutti  e due gli schieramenti vogliono attingere nello stesso bacino. Questo spiega la freddezza tra i leader che forse nemmeno la comune battaglia contro il governo riuscirà a sciogliere.
La maggioranza apparentemente è più coesa, anche se è evidente che lo spostamento a destra della Lega punta a recuperare qualche consenso proprio tra gli elettori di Giorgia Meloni. Le indiscrezioni di palazzo ogni tanto denunciano qualche tensione tra i due. Ufficialmente non appare nulla di tutto questo. Ma la campagna elettorale ufficialmente deve ancora iniziare, e adesso la maggioranza, di fronte alla sfida economica, ha la necessità di apparire unita. Chissà se peserà sulle elezioni anche la vicenda migranti? Non solo per le polemiche politiche ma anche per la presa di posizione di un giudice di Catania che di fatto ha bocciato una parte del decreto aprendo un possibile nuovo conflitto tra governo e magistratura. Della maggioranza fa parte anche Forza Italia. In questi giorni è stato ricordato e celebrato Berlusconi, il fondatore a cui tutti si aggrappano ancora sperando che il suo nome possa bastare per evitare il declino. Il rischio è che la parte residua dell’elettorato possa essere attratto a destra dai partiti di Salvini e Meloni e al centro da Renzi che sta puntando tutto sul reclutamento dei delusi degli altri partiti. Renzi  appare e scompare nella politica italiana. Ha attirato l’attenzione sul centro, ma ha perso per strada il fidato Rosato. Soprattutto ha ufficializzato il divorzio da Calenda. Ora cerca in silenzio alleanze centriste perché al momento il superamento del quorum per le europee appare difficilissimo.
Stesso problema per Calenda, che a differenza di Renzi si fa vedere ovunque. Va perfino dagli operai che lottano per difendere il posto di lavoro e deve subire uno smacco insolito. Non lo fischiamo e non lo applaudono, semplicemente non lo stanno a sentire, se ne vanno per non ascoltarlo. Lui attacca la Cgil, cerca uno spazio che non trova, gli piacerebbe forse allearsi con il Pd, ma non vuole sentire parlare di 5Stelle. Si agita, ma i sondaggi sono impietosi. Poi adesso attaccando la Cgil è diventato anche un facile  bersaglio polemico per la sinistra.
Forse soltanto Giorgia Meloni ha poco da temere dal voto europeo. Il peso del debito pubblico lo ha ereditato. I sondaggi continuano a sorridergli e comunque non rischia nulla. Potrà essere costretta a qualche rimpasto, ma sa che la sua eventuale caduta non farebbe piacere a nessuno, perché la soluzione sarebbe il voto. E un ritorno alle urne non conviene ad alcuno, nemmeno all’opposizione che così frantumata non costituirebbe una alternativa credibile.
La febbre è destinata a salire, ma fino a un certo punto. In fondo nessuno vuole la fine di questo esecutivo. Solo un improbabile terremoto nel voto di giugno potrebbe cambiare le carte.

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