Verso maggio

Sentenza choc, L’Aquila aspetta il ricorso: nessun concorso di colpa negli altri pronunciamenti

A maggio l'appello contro la sentenza choc che ha scosso L'Aquila, la prima (e l'ultima) a riconoscere il "concorso di colpa" da parte di tre delle vittime del crollo di via Campo di Fossa. La ricostruzione

A maggio l’appello contro la sentenza choc che ha scosso L’Aquila, la prima (e l’ultima) a riconoscere il “concorso di colpa” da parte di tre delle vittime del crollo di via Campo di Fossa. Tutti gli altri pronunciamenti sono andati nella direzione opposta, stabilendo il risarcimento per i familiari. La ricostruzione

SENTENZA CHOC – La colpa, secondo quando stabilito dalla sentenza del Giudice Monica Croci, per tre delle ventiquattro vittime del crollo fu quella di non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti (3.9 e 3.5) che hanno preceduto quella principale delle 3.32 e che seguivano uno sciame sismico in atto da qualche mese. Lo stabilisce un passaggio della sentenza, in sede civile, del Tribunale dell’Aquila in merito al crollo di uno stabile nel centro storico, la notte del 6 aprile 2009. In quello stesso stabile morirono 24 persone.
“Colpa”, quindi, anche delle vittime, o meglio “corresponsabilità”, misurata al 30%. “È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30 per cento”, ovvero la misura in cui verrà decurtato il risarcimento stabilito. Un verdetto che, naturalmente, ha suscitato una forte ondata di indignazione e che è ben presto finito all’attenzione della cronaca nazionale: a L’Aquila diverse le manifestazioni di protesta organizzate, a sostegno dei familiari delle vittime del sisma.
Nel prossimo mese di maggio è fissata la prima udienza per il ricorso in Appello, che punta a ribaltare il principio della presunta “condotta incauta”. 

Un pronunciamento, quello del giudice Monica Croci, a cui sono seguite altre sentenze: nessuna delle quali, tuttavia, ha ricalcato quella che viene ormai definita “sentenza choc”, introducendo la corresponsabilità delle vittime. La vicenda relativa ai risarcimenti per la causa civile ha avuto anche un seguito, poiché non erano stati ritrovati i fascicoli della richiesta di risarcimento per la morte di due sorelle, Giusy e Genny Antonini, entrambe studentesse universitarie originarie di Sant’Egidio alla Vibrata. La loro richiesta di risarcimento era trattata insieme a quella dei familiari di Alberto Guercioni, Paolo Verzilli e Ilaria Rambaldi, ma – mancando i fascicoli, appunto – si è resa necessaria un’udienza ulteriore per capire come recuperare gli atti andati perduti.

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Le altre sentenze

Intanto a inizio marzo 2023 arriva un’altra sentenza a ribaltare quella “choc” di ottobre 2022. Questa volta a pronunciarsi è un giudice diverso, Baldovino De Sensi, che accoglie la richiesta di risarcimento a favore dei figli di una donne, tra le vittime del crollo della palazzina di via Campo di Fossa, al numero 6b. Ai figli della vittima vengono liquidati rispettivamente circa 385 mila e 267 mila euro di risarcimento, a uno dei due è stato riconosciuto anche un danno permanente. Come si legge nella sentenza, “la vittima e il figlio avevano mutato le proprie abitudini – prima fra tutte quella di abbandonare la casa – proprio per effetto delle dichiarazioni correlate alla riunione della ‘grandi rischi’ ed, in particolare di quelle rilasciate da De Bernardinis, da cui poteva dedursi, come nella specie è stato, che si fosse in presenza di una situazione favorevole in quanto vi era uno scarico di energia continuo che avrebbe impedito il verificarsi di scosse più intense e che, in definitiva, si fosse in presenza di una fenomenologia ‘normale’. Inoltre, dopo le scosse verificatesi nelle ore immediatamente precedenti a quella delle 3.32 del 06.04.2009, entrambi i testi hanno riferito di aver avuto un colloquio telefonico con la vittima e quest’ultima aveva riferito che avrebbe trascorso la notte in casa, in quanto rassicurata anche dalle dichiarazioni di De Bernardinis divulgate dagli organi di stampa”. 

E sempre il Tribunale dell’Aquila, in composizione monocratica, nella persona del giudice Baldovino De Sensi, pronuncia subito un’altra sentenza che stabilisce il risarcimento nei confronti dei familiari del giovane Andrea Cupillari, studente universitario e fotografo appassionato, morto insieme alla fidanzata Benedetta Pezzopane, nel crollo dell’abitazione a Onna, in via dei Martiri. Un altro maxi risarcimento è arrivato anche nei confronti di una famiglia di nazionalità greca che nel sisma del 6 aprile perse suo figlio, Vasileios. Un giovane universitario che perì sotto le macerie di via Campo di Fossa: sua sorella, a L’Aquila con lui, rimase ferita. Uscì miracolosamente viva dopo essere rimasta per ore sotto le macerie, con suo fratello. Nell’ambito di questo ulteriore procedimento, il Tribunale civile dell’Aquila ha condannato il Ministero dell’Interno e il Ministero per le Infrastrutture ed i Trasporti a risarcire oltre 1,9 milioni di euro ai familiari per la scomparsa di Vasileios Koyfolias in un palazzo di via Campo di Fossa crollato totalmente e per le lesioni riportate da sua sorella Dionysia. Nella sentenza – risalente ai mesi scorsi – il giudice Ciro Riviezzo, oltre alle responsabilità nella costruzione della struttura ad enti pubblici, riconducibili ai due Ministeri, ha sancito l’elemento, ripreso in pronunciamenti successivi, della depressione e dello stress attraverso il riconoscimento del danno biologico e della invalidità permanente.

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Insomma, sentenze che vanno nella direzione opposta rispetto al “concorso di colpa” che tanto ha fatto discutere, stabilito dalla sentenza di ottobre 2022.
Così come va nella direzione opposta il pronunciamento, datato dicembre 2022, sempre a nome del giudice Baldovino De Sensi: in merito al risarcimento danni nei confronti della famiglia di Luciana Capuano, una giovane studentessa di 21 anni di San Giovanni Rotondo (Foggia), morta nel crollo della Casa dello Studente. Anche in questo caso, non si parla di concorso di colpa della vittima. Si trattava del primo pronunciamento dopo quello, contestassimo, della giudice Monica Croci, arrivato due mesi prima.

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