Cronaca

Rigopiano, la sentenza: tante assoluzioni, le urla dei parenti “Li avete uccisi due volte”

Rigopiano, la sentenza del Tribunale di Pescara: tante le assoluzioni. Assolti l'ex Prefetto Francesco Provolo, perché "il fatto non sussiste", e l'ex presidente della provincia di Pescara.

Rigopiano, la sentenza del Tribunale di Pescara: tante le assoluzioni sui 30 imputati. Assolto l’ex Prefetto Francesco Provolo, perché “il fatto non sussiste”, assoluzione anche per l’ex presidente della provincia di Pescara. Condannato a 2 anni e 8 mesi il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta.

Rigopiano, è arrivata la sentenza: assolti 25 imputati su 30. Questa la sentenza di condanna appena pronunciata dal gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea, per la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto il 18 gennaio 2017 da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti. Due anni e otto mesi al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. L’accusa aveva chiesto per Lacchetta – sindaco attuale e all’epoca del disastro – 11 anni e 4 mesi. Assolti l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Le accuse a carico dell’allora prefetto Provolo, per il quale era stata chiesta una condanna a 12 anni, erano: frode in processo penale e depistaggio, omissione di atti d’ufficio,
falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, omicidio colposo, lesioni personali colpose. Omicidio colposo e lesioni personali colpose erano i reati contestati all’allora presidente della Provincia di Pescara Di Marco e al sindaco di Farindola Lacchetta, quest’ultimo accusato anche di disastro colposo.

Caos nell’aula del Tribunale dopo la lettura della sentenza. Molti parenti urlano e contestano la decisione del giudice che ha assolto 27 dei 30 imputati. “Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti”. Queste le urla dei parenti delle vittime di Rigopiano alla lettura della sentenza da parte del giudice Sarandrea. Alcuni sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine.
Attenderemo le valutazioni della sentenza per valutare il ricorso all’Appello. Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo“. Lo dice all’ANSA il capo della Procura pescarese Giuseppe Bellelli. Dal processo escono secondo la sentenza anche completamente le responsabilità della Prefettura e della Regione in capo ai soccorsi e ai presunti depistaggi.

Le condanne

Oltre al sindaco di Farindola, Lacchetta, sono stati condannati il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, a tre anni e quattro mesi di reclusione per le accuse di omicidio plurimo colposo e lesioni multiple colpose.
I due sono ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della Sp 8 e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Gli altri due condannati sono Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società “Gran Sasso Resort & SPA” e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell’hotel: entrambi sono stati condannati a sei mesi di reclusione per falso.

Le assoluzioni

Assolti invece l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco; il tecnico comunale di Farindola, Enrico Colangeli; i dirigenti della Regione Abruzzo Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera; gli ex sindaci di Farindola, Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il dirigente regionale Antonio Sorgi; Sabatino Belmaggio, dal 2010 al 2016 responsabile dell’ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Luciano Sbaraglia, tecnico geologo; il comandante della Polizia Provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico Tino Chiappino; l’ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris; l’imprenditore Paolo Del Rosso; il dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, Vincenzo Antenucci; la Società Gran Sasso Resort & Spa srl; i vice prefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia.
Assolti anche i dirigenti della Prefettura Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva accusati di depistaggio per l’occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara.

Rigopiano

Sentenza Rigopiano, i commenti

“Ci sono tante cose in questo processo che non mi hanno convinto”: esordisce così Romolo Reboa, avvocato che assiste alcuni familiari delle vittime, commentando con i giornalisti la sentenza nel processo per il disastro di Rigopiano. Parla di cose “extra processo. Purtroppo i processi si fanno nei limiti del dedotto e del deducibile, ciò che avevo contestato l’ho contestato espressamente in aula, l’ho contestato varie volte, non sono nuovo a queste contestazioni. Voglio sia chiaro che chi è stato dichiarato non colpevole in questo momento è non colpevole. La legge va rispettata. Il problema – conclude l’avvocato – era capire se i veri colpevoli stavano o meno dentro questo processo, ma questa è un’altra vicenda“. 

“Il mio pensiero va ad Alessandro, che lavorava lì dopo aver fatto tanti sacrifici, e alle altre ventotto persone scomparse in un modo così drammatico. Penso che non è giusto, perché lì con mio figlio c’erano tanti altri giovani che stavano costruendo la proprie vite con fatica, impegno e tante speranze”

Antonella Maria Pastorelli, madre di Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni morto nella strage dell’hotel Rigopiano commenta così le 25 assoluzioni e le cinque condanne decise dal gup di Pescara al termine del processo per
quella tragedia. “Che penso di questa sentenza? Che è una vergogna” risponde all’ANSA.
“Credo – afferma ancora Antonella Pastorelli – che l’opinione pubblica debba farsi sentire di fronte a una sentenza del genere. Ringrazio la Procura di Pescara, il nostro avvocato Giovanni Ranalli e quelli di tutte le altre famiglie: siamo stati sempre uniti in questi sei anni di battaglie. Spero solo che non sia questo l’esito finale, che l’appello possa restituire quella giustizia che finora non c’è stata. Combatteremo ancora e spero che il sostegno non venga mai meno”.

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