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Neonato morto al Pertini, attenzione al mito della donna perfetta: “A una neo mamma chiedete quanto è stanca”

Fa discutere il caso del neonato morto all'ospedale Pertini di Roma. Maternità e difficoltà spesso taciute, per paura e vergogna: "A una mamma bisogna chiedere: 'Quanto sei stanca?' ".

Maternità, difficoltà e il mito della donna perfetta.
Il caso del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma: mentre le cause del decesso sono ancora da chiarire, gli utenti Facebook hanno già espresso la propria condanna. “Si parla poco di cosa fare per evitare che quanto accaduto possa ripetersi, ma si è velocissimi a lanciare giudizi”.
A una neo mamma bisognerebbe chiedere: ‘Quanto sei stanca?’ “. 

“L’aggressività e la rabbia che si respirano intorno al caso del neonato morto all’ospedale Pertini mi sconvolgono. Ci troviamo, in primis, di fronte a una tragedia e al contempo siamo di fronte a un sistema sanitario a pezzi, con il personale che – da anni ormai – è sottoposto a turni massacranti. Dovremmo essere consapevoli che siamo tutti umani e che dovrebbe esserci solidarietà di fronte alle difficoltà. Invece tutto quanto sta accadendo in questi giorni, relativamente ai commenti nei confronti di una mamma che ha perso suo figlio, è davvero grave”. È il sistema culturale ad essere sbagliato. “Chi pensa a come sta veramente una donna che è appena diventata mamma?”Il commento raccolto dalla nostra redazione è della dottoressa Marinella Sclocco, psicologa e psicoterapeuta. Proprio la dottoressa Sclocco ha condiviso sul suo profilo social un post che riporta le parole di Francesca Romana Marta, Programme Coordinator di Save the Children. Di seguito ne riportiamo uno stralcio.

“Si potrebbe riflettere su come funziona l’assistenza in corsia, sul fatto che il rooming in (portare i/le neonati/e nella stanza delle madri) è una cosa seria e non equivale semplicemente a mollare un pacchetto in corsia, si potrebbe capire come fare in modo che l’altro genitore acceda alla corsia e al letto della propria compagna per essere con lei, supportarla quando è stanca e occuparsi del/della neonato/a quando ha bisogno di dormire.
Possiamo fare un sacco di cose per capire e metabolizzare questa tragedia, e magari agire perché non ricapiti.
Ma non vi azzardate nemmeno per scherzo a parlare di maternità difettose. Tutte le madri sono difettose e hanno il diritto di esserlo. Quando parlate di natalità, come fosse il vessillo di un Gonfalone del Palio di Siena, sappiate che state parlando di una cosa seria, che riguarda persone vere, imperfette, spesso sole, decise, ma anche spaventate. La maternità non è un destino da evocare, ma una scelta responsabile, che implica diritti oltre che doveri. Ecco, occupiamoci dei diritti una volta tanto e smettiamola di evocare i doveri”.

ospedale Sandro pertini roma

Un post che, in poche ore, ha raccolto moltissime testimonianze di donne che hanno voluto raccontare la propria esperienza del parto: un momento importantissimo della loro vita, che richiede il sostegno e la vicinanza di familiari e, naturalmente, il supporto del personale professionistico impiegato nei Reparti di Ginecologia ed Ostetricia.
A tal proposito Marinella Sclocco sottolinea alla nostra redazione: “Quanto accaduto dovrebbe farci riflettere sulle carenze del sistema sanitario a livello nazionale. Un sistema, appunto, che andrebbe rafforzato e sicuramente non lo si afferma in questa sede per la prima volta. La carenza di medici e, soprattutto, infermieri rimbalza da più parti: nelle note sindacali, ad esempio, o per bocca dello stesso personale che lavora quotidianamente in corsia. Forse il Covid avrebbe potuto rappresentare l’occasione per incrementare il numero delle assunzioni. Il personale sanitario, benché super professionale, non può essere una macchina. Stiamo parlando di uomini e donne che vanno supportati. D’altro canto, nel caso specifico della tragedia avvenuta all’ospedale Pertini, c’è una famiglia coinvolta nel dramma della morte di un bambino. E rispetto a questo dolore si legge solo tanta ferocia“. 

Si parla – e si scrive soprattutto, nell’era social – senza conoscere molte cose. Come evidenza Marinella Sclocco: Cosa sappiamo del ‘prima?’ Prima di arrivare al parto, cosa ha attraversato la madre? Quanto è stato cercato quel bambino? Come sono stati vissuti i nove mesi della gravidanza? Ci sono stati problemi?
Ci sono oltre nove mesi di vissuto e di probabili difficoltà attraversate: poiché la gravidanza inizia dalla testa, da quando si decide di mettere al mondo un bambino. Noi cosa sappiamo di tutto questo?
Poi, ci sono i cambiamenti che arrivano a stravolgere la vita e la quotidianità della neo mamma. Quindi, carenza di sonno, oscillazioni d’umore, chili in più, ormoni impazziti, pianti del bambino. Oltre alle incertezze e alle paure che attanagliano le donne, soprattutto se sono diventate mamme per la prima volta. Si chiedono: ‘Ce la saprò fare’?“. 

La gabbia degli stereotipi culturali.
“Inoltre c’è il mito della donna perfetta. Molte donne vi si sentono imprigionate e, in questo modo, nascondono i loro dubbi, le loro angosce. Perché appena nasce un bambino bisogna essere pronte e bisogna dimostrare di essere la madre perfetta? Non esiste la madre ideale e non deve esisterne l’idea. Invece, nella nostra società e tra le nostre famiglie queste enunciate sono convinzioni dilaganti…C’è tanta apparenza a cui si dà importanza relativamente alla gioia di diventare mamma. Eppure, al di là del fiocco da appendere e degli auguri di circostanza per un evento bellissimo ed emozionante, si dovrebbe fare una domanda importantissima a una donna che ha affrontato il lungo e complesso percorso della gravidanza. ‘Quanto sei stanca?’ Questa è la domanda giusta, che purtroppo non viene quasi mai fatta”. 

Le difficoltà del post partum.
“Ogni gravidanza ha la sua storia. A volte le difficoltà affrontate per avere un bambino portano la donna ad arrivare distrutta al parto. Momento che comporta, fin da subito, ulteriore dispendio di forze ed energie, quindi – dopo la nascita – nuovi cambiamenti e rivoluzioni. C’è la Depressione post partum in alcuni casi, ci sono il Baby Blues, il disturbo di Adattamento, l’ansia, i disturbi ossessivo-compulsivi. La donna va incontro a vere fragilità e a difficoltà che, forse, non si erano mai provate prima ma che, in quel determinato momento, aprono scenari personali totalmente sconosciuti ed inesplorati. Per questo le mamme non vanno lasciate sole”.

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