Grandangolo - l'appuntamento speciale

Dal Canada a Fagnano Alto, Joe Mancinelli e la delegazione LiUNA in visita a Corbellino

Dal Canada a Fagnano. Terry O'Sullivan e Joseph Mancinelli, presidente e vice presidente di uno dei maggiori sindacati americani, LiUNA, in visita a Corbellino: fu il sindacato uno dei primi ad aiutare la comunità di Fagnano, nel post sisma

Due canadesi a Fagnano. Terry O’Sullivan e Joseph Mancinelli, rispettivamente presidente e vice presidente di uno dei maggiori sindacati americani, LiUNA, in visita nel piccolo centro dell’aquilano.
Fu il sindacato, nel difficile post sisma, a correre in aiuto della comunità di Fagnano e non solo, per amore dello storico vice presidente Enrico Mancinelli, che a Fagnano era nato e aveva lasciato il cuore.

Un po’ di Canada a Fagnano Alto. Un Grandangolo speciale con l’intervista del direttore del Capoluogo, David Filieri, a Terry O’Sullivan e Joseph Mancinelli, detto Joe, volti di uno dei principali sindacati americani, LiUNA, Laborers’ International Union of North America. Del sindacato O’Sullivan e Mancinelli ricoprono rispettivamente le cariche più importanti, quella di Presidente e vice Presidente ed oggi sono giunti a Fagnano Alto per guardare con i loro occhi il frutto delle donazioni fatte al territorio nel post sisma. LiUONA è un’organizzazione sindacale canadese nata per difendere i diritti dei lavoratori, impegnata anche in numerose opere di filantropia. Inizialmente, l’associazione ha abbracciato principalmente il settore edile, poi – negli anni – si è ingrandita, accorpando altre categorie professionali.
Location d’eccezione per l’intervista: la struttura polivalente di Corbellino di Fagnano Alto.

Per Joseph Mancinelli, in realtà, quello di oggi è un ritorno a Fagnano, terra natia del papà Enrico, Henry per gli americani. Per questo, all’indomani del sisma, fu su iniziativa di Henry che l’associazione LiUNA accorse in aiuto di Fagnano Alto e del territorio aquilano.
E proprio la struttura del San Sebastiano di Corbellino – una chiesa oggi sconsacrata di grande valore storico architettonico – fu recuperata grazie ad una donazione importante arrivata dal sindacato canadese.

sindacato canadese LiUNA corbellino Fagnano alto
san Sebastiano corbellino Fagnano alto

LiUNA, storia del sindacato.

“Nel 1903 la maggior parte dei soci del sindacato era costituita da emigranti: persone arrivate dall’Italia, dall’Inghilterra e da altre parti del mondo. – ricorda il presidente Terry O’Sullivan ai microfoni del Capoluogo – Erano gli anni in cui negli Stati Uniti e anche in Canada nascevano molti sindacati. Ovviamente, non sempre gli emigranti erano accettati. Da qui, lo spirito di unione tra gli stessi cittadini arrivati da lontano. La nostra organizzazione è riuscita così a crescere fino ad arrivare ad oltre 600mila soci: la maggior parte (oltre 400mila) impiegata nel settore edile. La restante parte, invece, occupata nei settori pubblico e postale.
La nostra forza
– continua il Presidente – è proprio quella di rappresentare la maggior parte degli emigranti arrivati da ogni parte del mondo: loro, grazie a noi, sono tutelati e vedono i loro diritti rispettati”.

L’AIUTO – Il sindacato è stato molto vicino a L’Aquila e al suo territorio dopo il terribile terremoto del 6 aprile 2009.
Come sottolinea O’Sullivan, “Abbiamo riunito il Comitato e stanziato risorse per aiutare nell’emergenza. Alcune donazioni sono state destinate all’Università dell’Aquila, altre all’ospedale. Poi, ovviamente, c’è stato la somma stanziata per il recupero del san Sebastiano di Corbellino. Inoltre, abbiamo aiutato altri piccoli centri della zona, come Camarda. Nel nostro piccolo abbiamo tentato di fare il possibile, perché la volontà di aiutare è nel DNA della nostra associazione”.

Sul tema del turismo di ritorno e sulle possibilità che, attraverso costanti scambi tra Canada e Abruzzo (o Italia) poterebbero nascere per entrambi i Paesi, si è espresso ai nostri microfoni il vice presidente Joseph Mancinelli.
“Quando ero giovane venivo spesso a Fagnano e veniva soprattutto mio padre, sempre desideroso di tornare nella sua terra.
Lui era un collegamento naturale. Ma la prossima generazione rischia di perdere un vero collegamento. Per questo, adesso, è importantissimo creare collegamenti tra noi e l’Italia, altrimenti potrebbe perdersi tutto, anche quelle relazioni negli anni costruite e rivelatesi fruttuose. Si potrebbe avviare uno scambio reciproco anche con altre organizzazioni.
È importante imparare dalle tragedie
– sottolinea – ed essere vicini con azioni di sostegno. Per farlo è fondamentale comunicare. Qui in Italia c’è una cultura profonda di cui noi, in Nord America, abbiamo bisogno. C’è tanto da fare”.

Quindi il ricordo del papà, Enrico, figlio d’Abruzzo. “Mio padre era innamoratissimo del suo Abruzzo: il suo cuore è rimasto sempre qui. Parlava sempre delle sue esperienze da bambino nell’aquilano…tutte esperienze semplici, naturalmente. Come quelle avvenute durante i difficili anni della guerra, in cui non c’era praticamente nulla. Mi ha sempre raccontato come si viveva, quello che ha fatto da bambino, le passeggiate alla fonte per prendere l’acqua. Fonte che ho visto anch’io da piccolo…
Si è sempre impegnato per mantenere ciò che c’è qui: aveva paura che i paesi venissero abbandonati. Dobbiamo fare ognuno la nostra parte per mantenere questi paesi vivi, nonostante tutto”.

La delegazione è stata allietata da una conviviale dello chef di Corbellino Pipo Lelj a base di piatti della tradizione abruzzese.

Enrico Mancinelli, un grande sindacalista fagnanese in Canada

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