Siccità e rincari. Gli aumenti sui costi di carburante e materie prime, uniti all’emergenza acqua, si abbattono sugli agricoltori. E la guerra Ucraina-Russia non fa ben sperare. Che aria tira tra le coltivazioni della Piana del Fucino?
Se il rischio siccità non è nuovo – ma si spera possa presto essere ‘acqua passata’ per gli imprenditori agricoli del Fucino, grazie al tanto atteso impianto irriguo – a non far dormire sonni tranquilli in queste settimane sono soprattutto i rincari, primi fra tutti quelli relativi ai costi del carburante. Un problema alla volta, almeno per ora. “Non stiamo soffrendo in modo particolare per la siccità, poiché in questo periodo lavoriamo soprattutto per le pratiche agricole primaverili. Nelle prossime settimane, quando arriveranno gli ortaggi a foglia – colture che hanno particolare bisogno di acqua – sicuramente torneremo ad affrontare anche questa problematica, aggravata negli ultimi anni dal fatto che le piogge siano sempre meno frequenti. Si tratta di problemi e criticità annose, che contiamo, tuttavia, di superare grazie al progetto dell’impianto irriguo, il cui iter è in fase avanzata”, ci spiega Fabrizio Lobene, presidente Confagricoltura L’Aquila.
Il rischio inaridimento, calcolato dagli esperti dal 30 fino al 50% dei suoli agricoli disponibili in Abruzzo, non è una minaccia così attuale, fortunatamente, per le coltivazioni fucensi. Ma non sono tutte rose e fiori per gli imprenditori agricoli, ora alle prese con i pesantissimi rincari di carburanti, energia e materie prime.
“Da questo punto di vista la situazione è devastante”, aggiunge Lobene, anche in veste di imprenditore agricolo. “Si pensi all’aumento del costo del carburante. Un’azienda agricola ha i suoi mezzi meccanici in azione, mezzi che vengono alimentati proprio con i carburanti. Come può un’impresa assorbire questi costi esorbitanti? Gli utili sono ai minimi storici…e questo non è affatto rassicurante. Si prospetta una stagione durissima”.
Intanto si accende la crisi geopolitica, che sembra destinata ad incidere in maniera sostanziale su una categoria già gravata dai suoi pesanti problemi.
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“La ricaduta di questa guerra in atto, come probabile, interesserà proprio i costi di produzione. Conseguenze legate, in primis, ai carburanti alle stelle per i mezzi agricoli, ma anche a tutti quegli strumenti che vengono utilizzati per packaging e logistica, che inevitabilmente risentono sia delle oscillazioni dei costi del carburante sia delle tariffe elevatissime dell‘energia – conclude Lobene – Prepariamoci ad affrontare una nuova burrasca”.