Dal girasole al sambuco, le erbe come i FANS

Le sostanze estratte dalle piante sono efficaci contro la cefalea. Emerge da uno studio dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo e dell’Istituto di scienze neurologiche del Cnr sui rimedi vegetali usati nella medicina popolare tra il XIX e il XX secolo.
Circa l’80% presenta componenti in grado di contrastare i meccanismi alla base del mal di testa.
Bitsalus vi riporta alcuni aspetti della ricerca pubblicata sul Journal of Ethnopharmacology. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la cefalea è tra i disturbi del sistema nervoso più diffusi, con conseguenti gravi problemi di salute e disabilità. I ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr) e Istituto di scienze neurologiche (Isn-Cnr) si sono interessati all’argomento con uno studio sui rimedi vegetali usati dalla medicina popolare italiana. Alla luce delle attuali conoscenze «circa il 79% delle piante utilizzate nel passato presenta metaboliti secondari (composti organici che non hanno una funzione diretta sulla crescita e lo sviluppo delle piante) con azione anti infiammatoria e analgesica e comunque in grado di contrastare i meccanismi ritenuti alla base delle principali forme di cefalee», spiega Giuseppe Tagarelli dell’Isafom-Cnr.
Componenti organici quali flavonoidi, terpenoidi, fenilpropanoidi, afferma, «sembrano poter bloccare, in vivo, i mediatori chimici coinvolti nell’insorgenza delle cefalee.
Ad esempio, i diterpeni estratti dal girasole, dal sambuco e dall’artemisia agiscono sulle cavie come i FANS, i farmaci antiinfiammatori non steroidei che solitamente si assumono contro le cefalee, oltre che per ridurre lo stato infiammatorio in patologie articolari, reumatologiche e muscolo-scheletriche».
Lo studio ha rivelato anche altro. «È stato evidenziato che circa il 42% delle piante utilizzate dalla medicina popolare italiana per la cura della cefalea era già in uso nel periodo tra il V secolo a.C. e il II d.C., come testimoniano tra gli altri Ippocrate e Plinio il Vecchio.» Un significativo bagaglio di sapere per lo sviluppo di nuovi farmaci.
*BitSalus, rubrica scientifica del Capoluogo, curata da Roberta Galeotti
