Monsignor Giovanni Di Loreto riconosciuto Giusto fra le Nazioni

20 agosto 2024 | 08:42
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Monsignor Giovanni Di Loreto riconosciuto Giusto fra le Nazioni

A 40 anni dalla morte del sacerdote aquilano, mons. Giovanni Di Loreto riconosciuto “Giusto fra le Nazioni”. Il parroco della Cattedrale aiutò fuggiaschi di religione ebraica a salvarsi dall’oppressione nazista.

A 40 anni dalla morte del sacerdote aquilano, mons. Giovanni Di Loreto riconosciuto “Giusto fra le Nazioni”. Il parroco della Cattedrale aiutò fuggiaschi di religione ebraica a salvarsi dall’oppressione nazista.

Come ogni anno mi sono incontrato con i miei compagni delle scuole elementari per la consueta rimpatriata. Con uno dei miei ex colleghi scolari, nel ricordare, come sempre, le cose del tempo andato, il discorso è caduto su un suo zio, che fu mio professore di Storia e Filosofia, nel Liceo “D. Cotugno” dell’Aquila, agli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo. Oggi, a 40 anni dalla scomparsa di questo mio Docente, ho scoperto, con grande piacere, che egli non fu soltanto insigne Filosofo ed eccellente Prelato nella Chiesa aquilana, ma anche valoroso patriota e partigiano, durante il secondo conflitto mondiale contro l’opprimente occupante nazista. Stiamo parlando di Mons. Giovanni Di Loreto, Canonico parroco della Cattedrale di S. Massimo per circa 40 anni e scomparso a L’Aquila l’11 luglio del 1984. Nato nella frazione di Ponte di Sotto del Comune di Castel Sant’Angelo, piccolo borgo ora nel reatino ma allora provincia e diocesi dell’Aquila, egli giunse con la sua famiglia a L’Aquila appena nominato parroco, proveniente dalla piccola Diocesi di Cittaducale, già da tempo unita alla più grande Diocesi dell’Aquila. Vinse immediatamente il concorso da parroco della Cattedrale e fu proprio lui che il Cardinale Confalonieri, al tempo Arcivescovo della nostra Città, inviò nella Caserma Pasquali per benedire le salme di quelli che saranno poi ricordati, nell’immaginario collettivo del nostro popolo , come i  “nove martiri aquilani“.
Appena trucidati l’Arcivescovo invio al Sacerdote il seguente biglietto chirografo: “Il Rev.mo Signor Canonico Dottor Giovanni Di Loreto, parroco della Cattedrale, è incaricato di benedire le salme dei nostri cari giovani, secondo gli accordi presi con il signor Comandante delle truppe tedesche. Si trovi alle 6,30 del 25 corrente mese settembre 1943 al Grande Albergo. Arcivescovo Carlo Confalonieri”. Il parroco Di Loreto recatosi sul luogo dell’esecuzione benedì le due fosse in cui i giovani erano stati seppelliti. Alle istanze dei familiari, che volevano sapere la verità sulla sorte dei loro figli Don Giovanni, costretto a mantenere il riserbo, disse di aver officiato e di aver visto della terra smossa… ma non aggiunse, né poteva aggiungere altro, sotto pena di incorrere lui stesso in severe sanzioni. Egli mi raccontava sempre questo orrendo accadimento ed ancora, a distanza di 30 anni, provava ribrezzo per ciò che aveva visto e patito in quella tragica occasione. Però non sapevo che egli, essendo il parroco della più grande Chiesa della Città, dispiegò una vasta attività, durante i mesi della occupazione nazista, per nascondere, per diversi mesi, cittadini italiani di religione ebraica e soldati alleati rimasti isolati dai loro Reparti, celandoli, con abili sotterfugi, nel complesso della Canonica di S. Massimo, che si stende lungo la centralissima Via Roio, salvandoli, in tal modo, da morte sicura. Erano costoro transfughi ebrei ed alleati, ed egli li aveva trasformati in cantori del coro della Cattedrale, per cui, quando in Città vi furono serrati controlli ordinati dal Colonnello tedesco Comandante la piazza dell’Aquila, essi riuscirono a non essere individuati.
Dopo la guerra, questi “salvati” manifestarono a don Giovanni, uomo amabile e generoso, la loro sincera gratitudine ed innescarono un devoto rapporto epistolare per lungo tempo. Dopo la fine del conflitto uno di quegli ebrei, coinvolto nelle Organizzazioni sorte in Israele per ricordare e condannare l’Olocausto, volendo onorare questo suo grande benefattore lo ringraziò anche con articoli di giornale e varia corrispondenza. Tale documentazione è stata fortunosamente rinvenuta, dopo il sisma del 2009, nell’abitazione devastata del Canonico da suo nipote, Antonello Giuliani, mio antico compagno di scuola, e parente tra i più diretti di Mons. Giovanni, in quanto figlio della sorella di lui. Egli dette inizio alla pratica per il riconoscimento di don Giovanni quale “Giusto fra le Nazioni”, che è l’Onorificenza più alta che concede il Governo israeliano a chi possa dimostrare d’aver contribuito alla salvezza del Popolo ebraico contro l’oppressore nazifascista.
Ora, con una significativa cerimonia, avverrà, in L’Aquila, alla presenza della maggiori autorità civili e religiose, la consegna ufficiale dei documenti che in Israele sanciscono, nel tempo e nell’eternità, l’importanza dell’azione di un uomo buono, colto, amabile, generoso e amico, veramente interprete di quel messaggio che Gesù Cristo diede al mondo due millenni fa, ed al quale don Giovanni consacrò tutta la sua vita, divenendo, anche nella sua umiltà sacerdotale, fulgido esempio di Amore paterno e luogo sicuro per alleviare le tribolazioni di tanti fratelli. Nel contempo, in Israele, il suo nome verrà inciso sul “Muro d’Onore” all’interno del Giardino dei Giusti allo Yad Vashem, per ricordarne, in maniera significativa e duratura, la sua esistenza e la sua azione. Di questi accadimenti ho voluto dare opportuna comunicazione al Sindaco dell’Aquila, Dott. Pierluigi Biondi, unitamente alla richiesta di intitolare, in una solennissima occasione, un luogo della nostra Città alla memoria di questo nobile concittadino, affinché anche nella nostra toponomastica vi sia un ricordo imperituro del valore di un uomo che non esitò a mettere a repentaglio la propria vita per salvare i fratelli sofferenti ed in pericolo, ancorché di un’altra religione.

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