Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, Alda Merini

Alda Merini e una poesia sulla Pasqua appena trascorsa nell'appuntamento con la rubrica "Le nuove stanze della poesia" a cura di Valter Marcone. 

E’ appena trascorsa la festa della Pasqua, un giorno che ci ha lasciato una grande eredità: quella della resurrezione dalla morte attraverso un sacrificio d ‘amore che dura nei secoli e annuncia ogni volta la rinascita di questo sentimento come bene supremo. Un cammino che trova nella Pasqua il suo apice ma che deve continuare nella vita di ogni giorno. Quella vita che Alda Merini ha vissuto trasformandola in poesia come questa dal titolo “Pasqua” che sta laicamente ad invocare l’amore come supremo bene e invita ad amarsi perchè vita e bellezza passano, quello che resta è l’amore.

Una Alda Merini di cui recentemente la Rai ha mandato in onda uno sceneggiato dal titolo significativo “FOLLE D’AMORE ALDA MERINI” Regia di Roberto Faenza una coproduzione Rai Fiction – Jean Vigo Italia distribuzione internazionale Beta Film GmbH. La vita straordinaria della grande poetessa Alda Merini: dal disagio psichico alla maternità, dagli amori impossibili fino al riconoscimento della sua poesia a livello internazionale. Il ritratto di un’icona contemporanea inedito e appassionante. Come racconta il trailer da cui abbiamo ripreso queste espressioni. Un film in cui Federico Cesari interpreta Arnoldo Mosca Mondadori. Alda Merini è interpretata da adolescente da Sofia D’Elia, da giovane da Rosa Diletta Rossi (Maria Corleone – Nero a metà) e, da adulta, da una Laura Morante. Del cast di Folle d’amore fanno parte anche Giorgio Marchesi, nel ruolo del dottor Giorgio Gabrici e Alessandro Fella, che veste i panni di Giorgio Manganelli, il primo amore di Alda.

Questo il testo della poesia “Pasqua”

Io canto la canzon di primavera,
andando come libera gitana,
in patria terra ed in terra lontana,
con ciuffi d’erba ne la treccia nera.
E con un ramo di mandorlo in fiore
a le finestre batto e dico: Aprite,
Cristo è risorto e germinan le vite
nove e ritorna con l’ApriI l’amore!
Amatevi fra voi, pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscon su la terra,
uomini della penna e de la guerra
uomini de le vanghe e dei martelli.
Schiudete i cuori: in essi erompa intera
di questo dì l’eterna giovinezza;
io passo e canto che vita è bellezza,
passa e canta con me la primavera.
da Alda Merini Poesie e prose, Mondadori, 2020

Un canto che guardando alla natura afferma: “Aprite,/Cristo è risorto e germinan le vite/ nove e ritorna con l’ApriI l’amore!”
Anche se la più bella poesia d’amore della poetessa milanese è per me: Ho bisogno di sentimenti. Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi. La mia poesia è alacre come il fuoco trascorre tra le mie dita come un rosario. Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore, sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida, sono il poeta che canta e non trova parole, sono la paglia arida sopra cui batte il suono, sono la ninnanànna che fa piangere i figli, sono la vanagloria che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce”. 

La poetessa nata il ventuno a primavera, come scrive in una sua poesia, a Milano il 21 marzo 1931, “a casa mia, in via Mangone, a Porta Genova”.
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
(da “Vuoto d’amore”)

Ebbe una vita profondamente segnata dalla malattia mentale. La sua prima raccolta di poesie, “La presenza di Orfeo”, fu pubblicata nel 1953. Passano poi gli anni ’60 e ’70, in cui Merini è sopraffatta da difficoltà materiali ma anche dalla sua malattia mentale alla quale reagisce proprio dal 1979 quando comincia a raccontare questa sua esperienza e da allora i suoi testi si fanno sempre più scarni e avvincenti; diventano essenziali sia nelle parole che nel ritmo della loro musicalità. Ne “La Terra Santa”, pubblicata nel 1984, la poetessa affronta con coraggio e onestà le proprie esperienze negli istituti psichiatrici : il dolore viene trasformato in versi iniziando un percorso di esplorazione della propria interiorità che prosegue con “Delirio amoroso” (1989) e “Ballate non pagate” (1995), raccolte i cui versi parlano di amore, spiritualità e follia. Vinse il Premio Librex Montale nel 1993.Morì nel 2009.

Le nuove stanze della poesia, Jacopone da Todi

 

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