Cultura

Tutti i Santi giorni, 8 dicembre: oggi è l’Immacolata Concezione

L'Immacolata Concezione per la rubrica "Tutti i Santi giorni" dell'8 dicembre.

L’Immacolata Concezione per la rubrica “Tutti i Santi giorni” dell’8 dicembre.

L’8 dicembre ricorre la solennità dell’Immacolata Concezione. L’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è un dogma della Chiesa cattolica secondo il quale la Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal suo concepimento. Sin dal II secolo la tradizione cristiana considerò Maria priva di peccato; tuttavia, il concetto non è chiaramente espresso nelle Sacre Scritture, ma trova fondamento in un ragionamento teologico: era opportuno che fosse priva del peccato originale per accogliere il Figlio di Dio incarnato. Accenni alla questione si possono ritrovare nel Vangelo di Luca dove Maria è chiamata dall’Arcangelo Gabriele “Piena di grazia” (Lc 1,28) e quando Santa Elisabetta le si rivolge con le parole “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1,42). In Occidente l’esplicitazione della dottrina sull’Immacolata Concezione si ebbe a partire dal V secolo per opera di Pelagio e Giuliano di Eclano; Sant’Agostino e altri teologi medievali – come San Bernardo di Chiaravalle, San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura da Bagnoregio – affermarono che ella sarebbe stata concepita nel peccato per esserne poi subito liberata. Il primo ad affermare senza equivoci che Maria nacque esente dal peccato originale fu Pascasio Radberto, nel IX secolo, ripreso poi da Eadmero, nel XII secolo, che affermò che Dio “poteva, voleva e la fece” Immacolata, nonostante sia nata nella natura umana decaduta. Il concetto della redenzione preservativa fu elaborato nel 1307 dal francescano Giovanni Duns Scoto, per cui Maria fu preservata dal peccato da Cristo in quanto predestinata ad accoglierLo nel suo grembo. Nonostante le controversie sorte tra i teologi, fu la devozione popolare a dare una spinta decisiva per l’affermazione del dogma, diffusasi soprattutto attraverso la predicazione dei Francescani e grazie alle apparizioni mariane, non ultima quella di Lourdes del 25 marzo 1858, in cui Santa Bernardetta riferì che la Vergine le disse “Que soy era Immaculada Councepciou”, “Io sono l’Immacolata Concezione”. Lunga fu la disputa dottrinale sulla definizione teologica: un primo passo per l’affermazione della solennità si ebbe con Sisto IV che adottò ufficialmente per Roma la festa della Concezione, estesa alla Chiesa universale da Clemente XI, nel 1708. Ultimo atto fu la proclamazione del dogma da parte del beato Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus.

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Dal punto di vista iconografico il tema dell’Immacolata Concezione iniziò ad apparire nelle opere artistiche fin da quando si accese il dibattito, che vide schierati da una parte i Francescani e le ramificazioni dell’Ordine benedettino – legate al pensiero di Sant’Anselmo e San Bonaventura – e, dall’altra, i Domenicani, seguaci delle idee di San Tommaso d’Aquino. Il soggetto venne inizialmente affrontato in maniera non esplicita, rimandando allo spettatore l’interpretazione, suggerita attraverso una serie di simboli e metafore facilmente decodificabili, come l’Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro di Gerusalemme, raffigurato sulla base di narrazioni popolari tratte soprattutto dai Vangeli apocrifi, dallo Speculum Historiae di Vincenzo di Beauvais e dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine. Nel Tardo Medioevo si diffuse la rappresentazione dell’Anna-in-tre, cioè Anna, Maria e il Bambino unite in un’unica immagine: si tratta di Immacolata Concezione quando la Vergine è rappresentata a sua volta bambina, uscita dal seno sterile di Anna, e madre a sua volta del Salvatore. Man mano che la dottrina dell’Immacolata si cominciò a definire anche l’arte ebbe una evoluzione: si affermò l’iconografia dell’Albero di Jesse, in riferimento al testo di Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,11), in riferimento alla discendenza reale della Vergine Maria, spesso rappresentata mentre sorge da un giglio.  Anche l’immagine del roveto ardente è stata usata per porre l’accento sulla integrità verginale di Maria, rimasta sempre intatta come il roveto di Mosè. Già sul finire del 1300 compare l’iconografia della Donna dell’Apocalisse, vestita di sole, con la luna sotto i piedi e coronata di 12 stelle, che divenne molto popolare nel secolo seguente. Nell’arte italiana del Rinascimento il tema si arricchisce di un ulteriore elemento: l’Immacolata Concezione è presentata come riscatto del peccato originale, poiché nell’Annunciazione Maria, con il suo accogliere la volontà del Signore, è l’antitesi della disobbedienza di Eva; è colei che recupera l’integrità primitiva. Iconograficamente la trasposizione del testo letterario è immediata: Maria calpesta il serpente ad indicare la sua vittoria sul male e spesso la sua immagine è accompagnata da quella dei progenitori cacciati dal Paradiso terrestre. Un’altra via fu la rappresentazione dell’Hortus conclusus, che divenne il simbolo più autentico dell’Immacolata Concezione: in un giardino recintato da un muro o da uno steccato Maria è circondata dai simboli della purezza tratti dal Cantico dei Cantici – fontana sigillata, trono di Davide, giglio tra i cardi, eletta come il sole, bella come la luna -, dal Siracide -cedro cresciuto, olivo maestoso, pianta di rose -, dalle prefigurazioni veterotestamentarie – roveto ardente, bastone di Aronne, vello di Gedeone. Nel XV secolo le opere d’arte divennero più chiare, schiarandosi di volta in volta con le varie correnti di pensiero e inserendo elementi che chiarivano l’intervento divino negli episodi della vita e dell’infanzia della Vergine. Più coraggiose furono le raffigurazioni legate al tema della Disputa sull’Immacolata Concezione, dove gli artisti si trovarono a rappresentare il parere contrastante dei dottori della Chiesa. Con la Controriforma venne stabilita l’iconografia fissa legata al concetto dell’Immacolata, che sarà quella ratificata dal dogma.

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