L'editoriale

Morto Berlusconi, finisce un’epoca: quale futuro per Forza Italia

Silvio Berlusconi lascia un grande vuoto politico. Uomo del fare, mostrò la sua capacità organizzativa con il terremoto dell’Aquila. Che ne sarà di Forza Italia? L'editoriale

Berlusconi lascia un vuoto politico. Uomo del fare, mostrò la sua capacità organizzativa con il terremoto a L’Aquila.

Da giorni si sapeva che la sua vita era appesa a un filo. Così il suo ennesimo ricovero al San Raffaele era stato un segnale, non si trattava di visite di routine. La scomparsa di Silvio Berlusconi lascia un vuoto nella politica italiana. Uomo amato e discusso, dalla sua “discesa in campo” sempre in conflitto con la magistratura. Per alcuni è stato un perseguitato, ben diverso il commento dei suoi avversari. Questo perché Berlusconi è stato un uomo tanto amato, ma anche tanto odiato soprattutto dalla sinistra. E non senza ragione.
Quando il Cavaliere decise, con il suo messaggio video, di “scendere in campo” lo scenario sembrava ideale per una vittoria dell’ex partito comunista, trasformato in Pds da Achille Occhetto. La Dc era ormai in via di dissolvimento, la fine del pericolo rosso aveva messo in libera uscita correnti ed elettori. Il pentapartito della Prima Repubblica era stato falcidiato da “Mani pulite”, sulla scena restavano due forze: il Msi di Fini e il Pds.

Il Msi nel 1993 aveva avuto il suo successo, aveva raccolto parte della destra Dc. Così, a Roma, Fini aveva reso la vita difficile a Rutelli, ma aveva perso.
La stessa cosa a Napoli, dove Alessandra Mussolini aveva contrastato Bassolino. Aveva perso, con onore, ma aveva perso. La “gioiosa macchina da guerra” del Pds sembrava destinata alla vittoria nelle politiche del ’94. Ma ecco entrare sulla scena lui, Silvio Berlusconi.
Imprenditore di successo che, in pochi mesi, fonda il suo partito, Forza Italia. Richiama dirigenti dalle sue imprese, dal vecchio partito socialista, da uomini della prima Repubblica usciti indenni dalle inchieste. Il suo impegno è quello di evitare la vittoria dei comunisti, il suo progetto è quello di avviare una rivoluzione liberale. Riesce a unire Lega e Msi (An). Non era una impresa facile. Ma a lui riesce, come la vittoria, a sorpresa, nelle politiche del 1994. Ma subito dopo parte l’offensiva giudiziaria.
Un avviso di garanzia lo raggiunge mentre è impegnato a Napoli in una riunione internazionale contro la criminalità. Uno sgambetto, ma, a fine anno, a  farlo cadere sarà il “patto delle sardine”, cioè l’intesa tra D’Alema e Bossi.

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Nel 1996, dopo il governo Dini, si vota: stavolta Berlusconi è battuto da Romano Prodi, che guida una coalizione eterogenea e litigiosa.
Ma Berlusconi non giudica finita la sua era. Così, nel 2001 – recuperato il rapporto con la Lega di Bossi – torna a vincere.
Cerca di costruire la sua rivoluzione liberale. L’idea è quella di modernizzare il Paese attraverso una riforma costituzionale che consenta a chi governa maggiore agibilità e dia un potere effettivo di intervento. Una riforma che però fu bocciata successivamente dal referendum popolare. Contemporaneamente il progetto prevedeva l’apertura di centinaia di cantieri per modernizzare l’Italia. C’era un partito del fare, il suo, a cui si opponeva il partito che bocciava tutto, quello che fu definito il partito del no. Il progetto più ambizioso, il Ponte sullo stretto di Messina, restò solo un sogno, ripreso oggi dall’attuale maggioranza. Ma che Berlusconi fosse un uomo del fare lo dimostra tutta la sua vita, quella dell’imprenditore, che partito dal nulla ha costruito un impero, quella del dirigente sportivo che portò il suo Milan al trionfo, quella del leader politico che in pochi mesi costruì un grande partito, quella dell’uomo di governo, capace, nei momenti difficili per il Paese, di trovare rapidamente una soluzione.

La testimonianza più significativa è quella del terremoto del 2009 a L’Aquila. Berlusconi sapeva circondarsi di persone che avevano la sua stessa efficienza. E Guido Bertolaso era uno di questi. A Napoli con il suo aiuto diede una svolta all’emergenza rifiuti, facendo tornare la situazione alla normalità. Ma il vero banco di prova fu il terremoto dell’Aquila del 2009. In poche ore fu assicurato alla popolazione, costretta a lasciare le case, un alloggio di fortuna. In pochissimo tempo furono aperti o resi disponibili alberghi in tutta la regione. Fu una vera sorpresa l’impegno assunto di consegnare nuove case entro settembre, prima del freddo invernale. Impresa che riuscì. Oggi potremmo dire che fu quasi un miracolo. Lo scetticismo era generale. Così come fu sorprendente voler portare il G8 a L’Aquila. Una occasione per impegnare tutti i leader mondiali nell’opera di ricostruzione. Quella fu una prova assoluta di capacità organizzativa e di efficienza. Ecco quello è stato il vero Berlusconi.
L’uomo d’azione che amava poco le liturgie di palazzo, che voleva portare anche nella vita pubblica il modo di agire dell’imprenditore.

La crisi del 2011 lo portò ad abbandonare definitivamente Palazzo Chigi. Ma non a cessare di essere protagonista e anche decisivo in alcune scelte importanti. Certamente ad accompagnare la sua azione anche la serie infinita dei processi. Quelli legati a vicende imprenditoriali e quelli legati ad aspetti della vita privata, come la vicenda delle olgettine e la vicenda Ruby.
Ma a conclusione della sua vita si può con serenità tracciare un bilancio della sua attività politica.
È stato un innovatore che non ha potuto, però, innovare quanto poteva o avrebbe potuto. Ha impedito alla sinistra ancora comunista di assumere la guida del Paese, ma lo ha fatto senza poter essere accusato di simpatie fasciste o comunque di destra. Così nella coalizione di centrodestra si è assunto il ruolo del garante rispetto all’Europa, ha assicurato una posizione moderata e di centro.
Il problema è che Forza Italia era soprattutto lui.

Berlusconi 2009 e seguent

Vinceva quando era il presidente a impegnarsi. Il declino è iniziato ed ha accelerato quando Berlusconi, per età o malattie, non è stato più in grado di assicurare la sua presenza e l’impegno. Così adesso si apre uno senario diverso con una domanda cruciale: che fine farà quel partito che è stato protagonista assoluto per 30 anni? In Forza Italia non c’è nessun nuovo Silvio Berlusconi. Sarà difficile per i suoi eredi politici assicurare un futuro a quella formazione. Alcuni dirigenti hanno abbandonato, alcuni si sono avvicinati a Fratelli d’Italia. Ma adesso si guarda a Italia Viva come a una possibile sponda. Berlusconi aveva in simpatia Renzi, tanto che ultimamente aveva suggerito ai suoi di non attaccarlo.
Nei mesi scorsi Carfagna e Gelmini avevano scelto Italia Viva. Letizia Moratti si era candidata in Lombardia con il Terzo Polo. Sarà quella una possibile sponda per l’area moderata di Forza Italia? Difficile dirlo. L’unica cosa certa è che è finita un’epoca. Il centrodestra ha perso un punto di riferimento e di equilibrio, il centrosinistra un avversario temibile. Ora che è morto la politica ufficiale gli rende omaggio.
Dimenticate le polemiche, le accuse, l’amicizia con Putin? Forse no, ma si volta pagina.

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