L'intervista

Daniele Pecci torna a L’Aquila: “Qui anche nel post sisma, quando il Teatro era fermo”

"Divagazioni e delizie" porta Daniele Pecci di nuovo a L'Aquila. La prima nazionale per la Stagione teatrale aquilana. "Ho finalmente l'età giusta per interpretare questo spettacolo e lo faccio in una città che conosco da dieci anni. Sono stato a L'Aquila anche quando c'era ancora l'esercito". 

“Divagazioni e delizie” porta Daniele Pecci di nuovo a L’Aquila. La prima nazionale per la Stagione teatrale aquilana. “Ho finalmente l’età giusta per interpretare questo spettacolo e lo faccio in una città che conosco da dieci anni. Sono stato a L’Aquila anche quando c’era ancora l’esercito, allora il Teatro Stabile era completamente fermo”.

Prima Nazionale per la Stagione Teatrale Aquilana, al Ridotto del Teatro Comunale, giovedì 16 marzo, alle 21.00, e venerdì  17 marzo, alle 17.30 e alle 21.00, con Daniele Pecci in “Divagazioni e Delizie” di John Gay, traduzione e regia Daniele Pecci. L’intervista a cura del Capoluogo.it, in cui Pecci racconta lo spettacolo e i suoi precedenti a L’Aquila. Su tutti la sua tappa nel gennaio 2011, per la prima produzione del Teatro Stabile post sisma, “Scene da un matrimonio”

In scena “Divagazioni e Delizie”, di cosa parla questo spettacolo?
“Lo spettacolo è una conferenza di Oscar Wilde che, davanti al pubblico parigino di fine ottocento, espone tutta una serie di principi di filosofia, estetismi vari, racconti di gioventù e racconti più recenti, anche dolorosi, del tribunale, del carcere. Una sorta di confessione a tu per tu con il pubblico in un momento molto drammatico della sua vita, siamo – del resto – proprio negli ultimi giorni della sua vita”.

Cosa significa per te portarlo in scena?
“Significa, come tante altre cose che sono accadute nella mia carriera, il raggiungimento di un’altra piccola tappa. Conosco questo testo da tantissimi anni e da tempo pensavo di volerlo fare. Ho dovuto aspettare di avere l’età giusta per farlo e questo momento è arrivato, per questo sono molto soddisfatto”.

Qual è il rapporto che hai con L’Aquila?
“È un rapporto ormai più che decennale. La prima volta che venni qui c’era appena stato il terremoto ed era una città completamente distrutta, presidiata dall’esercito, senza niente. Arrivai in questo stesso teatro, dove c’era un concerto di Natale, a parlare di un progetto per il Teatro Stabile che era completamente fermo. Quella fu la prima produzione del dopo terremoto e fu fortunatissima perché la portammo in giro per tutta l’Italia, nei teatri più importanti.
Sono poi tornato a L’Aquila per fare un progetto su Amleto, il mio primo Amleto, in un’edizione quasi sperimentale. Questo è il mio terzo spettacolo qui. Quindi, ho veramente un legame molto stretto con questa città”.

Tu hai iniziato a fare teatro a scuola. Hai mai fatto teatro per le scuole?
“Ho avuto le mie prime esperienze proprio a scuola, perché si tenne un corso di teatro a cui io stesso partecipai: avevo 15 o 16 anni credo.
Questa esperienza mi fece capire che quella era una strada che mi sarebbe piaciuto intraprendere. Poi ho fatto tantissimi anni di teatro – ormai sono ben 34 – e ho avuto modo di recitare per le scuole molte volte, negli spettacoli di mattina. Sono convinto, però, che gli spettatori giovani vadano inseriti nelle serate per tutti e non vadano fatti spettacoli appositamente per loro. Credo che debbano entrare nel mondo adulto del teatro, mescolati al pubblico adulto“. 

Come spettatore vai spesso a teatro? Anche con i tuoi figli?
“Sì certo, quando posso vado a teatro. Prima vedevo tutto, con il passare degli anni scelgo con maggiore cura, un po’ perché il tempo non è molto, un po’ perché ho imparato a selezionare quello che mi interessa. Certamente porto anche i miei figli”.

Con chi ti piacerebbe lavorare?
“Non mi sento di escludere qualcuno. L’incontro con i colleghi è sempre un’esperienza che arricchisce. Mi farebbe piacere incontrare i più ricchi dal punto di vista dell’esperienza maturata, quegli attori o professionisti del settore da cui imparare qualcosa, che possano emozionarmi”.

Il tuo ruolo di regista come si concilia con quello di attore?
“Il mio ruolo di regista è un po’ anomalo perché non ho delle vere e proprie velleità registiche, io amo stare sulla scena prima di tutto. Però ci sono alcuni testi che conosco molto bene, che ho studiato per tutta la vita, che ho tradotto dall’inglese o che ho adattato, a cui ho pensato per tanti e tanti anni, che a un certo punto mi piace poter dirigere e magari ‘sbagliare con le mie mani’, laddove c’è da sbagliare, riuscendo comunque a fare le cose che credo più giuste”.

Progetti per il futuro?
“Ce ne sono tantissimi. Pur avendo un’età che comincia ad essere ragguardevole, io mi considero ancora non dico un esordiente, ma comunque un giovane attore. In teatro mi sembra di dover fare ancora tantissimo, ho molti progetti… è impossibile elencarli tutti. Per quello che riguarda le serie televisive o il cinema, c’è qualche sogno che mi piacerebbe riuscire a realizzare, nel frattempo continuo a lavorare“.

Vuoi dare un’esclusiva ai nostri lettori?
“So che nel mese di ottobre uscirà di nuovo la serie Cuori, che è uscita a novembre di due anni fa e ha lasciato in sospeso tante cose. È andata molto bene perché ha avuto milioni di spettatori e sarà quindi un appuntamento importante. C’è poi una serie inglese che si chiama ‘Hotel Portofino’ che ha comprato Sky, andrò a doppiarla dall’inglese tra pochi giorni. La seconda stagione uscirà tra poco, credo il 29 o il 30 marzo prossimi”. 

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