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Incidenti con le armi: “Caccia incompatibile con fruizione degli spazi naturali”

Morte Fiore Cialfi, riprende il dibattito sulla caccia. Ricci (WWF): "Si parla sempre di fatalità, ma sono episodi che si possono evitare".

Dopo la morte di Fiore Cialfi, centrato da un colpo di fucile partito accidentalmente, si riaccende il dibattito sulla caccia. Filomena Ricci (WWF): “Azione armata incompatibile con la fruizione degli spazi naturali”.

“Purtroppo sono diversi i casi di incidenti di caccia nelle campagne abruzzesi e ogni anno a fine stagione venatoria ci si trova a fare la conta degli episodi, alcuni dei quali davvero tragici e fatali, che coinvolgono sia cacciatori sia persone estranee all’attività venatoria e per i quali spesso si parla di ‘fatalità’, ma che invece in molti casi potrebbero essere evitati”. Così la delegata WWF per l’Abruzzo, Filomena Ricci, al microfono del Capoluogo.it ha rimarcato la posizione dell’associazione ambientalista, dopo l’ultimo incidente che purtroppo ha fatto registrare il decesso di un 64enne, Fiore Cialfi, consigliere comunale di Montereale. Al di là del caso specifico su cui farà luce la magistratura, “le cause degli incidenti – sottolinea Ricci – sono il più delle volte da ricercare nel mancato rispetto delle distanze minime da strade e centri abitati (sono numerose le segnalazioni di pallini da caccia finiti a ridosso di abitazioni), dalla tendenza a sparare senza inquadrare con sicurezza il ‘bersaglio’, dalla pratica della braccata, un tipo di caccia tra le più cruente, che richiede comunque un grado di perizia maggiore e un’ottima conoscenza dell’habitat circostante e che può risultare ancora più rischiosa se praticata in zone frequentate da ‘civili’. Il WWF ha più volte sottolineato come la caccia sia per molti aspetti incompatibile con altre attività di fruizione degli spazi naturali. È davvero assurdo che chi vuole fare un’escursione o una passeggiata in natura debba avere a che fare con persone armate che seminano piombo per le campagne e si debba preoccupare di non essere ferito o addirittura ucciso! Oggi gli ambienti naturali sono molto più frequentati rispetto a qualche decennio fa e molte persone amano vivere il contatto con la natura: tutto ciò è incompatibile con l’azione armata”. Per questo, “il WWF Abruzzo chiede da tempo di attuare con urgenza assoluta una serie di provvedimenti: incrementare l’attività di vigilanza, anche attraverso la nomina di nuove guardie volontarie delle associazioni di protezione ambientale; limitare l’uso di armi in grado di sparare a grandi distanze; effettuare maggiori verifiche sulle licenze di caccia, in particolare per le persone sopra i 65 anni di età; intensificare i controlli anche in ordine all’uso e alla detenzione di sostanze alcoliche prima e durante l’attività venatoria; vietare l’attività di caccia nei giorni festivi e nelle aree particolarmente frequentate da escursionisti e fruitori della natura”.

Anche per quanto riguarda la gestione della fauna selvatica il WWF esprime perplessità sull’utilità della caccia di selecontrollo: “La gestione del cinghiale è una questione complessa che investe e coinvolge molti settori della società e che proprio per la sua complessità richiede interventi basati sulle evidenze scientifiche e sull’analisi dei risultati delle pratiche messe finora in atto. Il WWF Abruzzo ha di recente presentato una review di oltre 80 pubblicazioni che in buona sostanza evidenzia come la caccia, così come il cosiddetto selecontrollo, intervenendo sulle dinamiche ecologiche della specie ottiene risultati opposti rispetto alle intenzioni: più abbattimenti e pressione sulla popolazione ci sono, più i cinghiali si riproducono (i numeri quindi aumentano anziché diminuire) mentre i gruppi familiari si destabilizzano. Di conseguenza crescono sia i danni all’agricoltura sia gli incidenti stradali. Lo dimostrano ormai numerosi studi, ma lo dimostra anche l’esperienza pratica: da anni l’emergenza cinghiali si contrasta affidandosi quasi soltanto a doppiette e carabine, ma la situazione è tutt’altro che migliorata. Altre sono le misure di prevenzione da mettere in atto: i recinti elettrificati, che laddove sono stati attuati, hanno avuto effetti positivi, pur necessitando di alcune accortezze nella fase di installazione e per la manutenzione o la messa in sicurezza delle strade con recinzioni, potenziamento dei sottopassi, messa a dimora di dissuasori visivi e sonori… azioni attuate in diverse delle Riserve Regionali e Oasi WWF in Abruzzo. Le evidenze scientifiche, però, difficilmente diventano elemento su cui basare le scelte. Si preferisce invece riproporre da anni sempre le stesse soluzioni anche se non hanno prodotto risultati. L’intero settore continua infatti a risentire dell’approccio per cui la gestione faunistica finisce per coincidere con la gestione venatoria: nulla di più errato! Il caso dei cinghiali dimostra esattamente il contrario: a causa della caccia dagli anni 60 del secolo scorso vi sono state enormi immissioni di cinghiali provenienti dall’Est Europa che hanno finito per determinare un disequilibrio che l’aumento della pressione venatoria non solo non ha risolto, ma ha addirittura fatto aumentare”.

Da qui, quindi, anche la critica all’emendamento alla legge di Bilancio del Governo che il WWF definisce “una pagina vergognosa per la tutela dell’ambiente in Italia”: “Il provvedimento, – sottolinea infatti Filomena Ricci – inserito senza alcuna giustificazione nella Legge di Bilancio, introduce una norma che consentirà di cacciare nelle aree protette e persino nelle aree urbane, tutte le specie e per tutto l’anno. È pericolosissimo prevedere la possibilità di cacciare in città e in parchi e riserve naturali che sono frequentati da cittadini, escursionisti, bambini (magari impegnati in attività di educazione ambientale). Già oggi sono decine ogni anno le persone – anche del tutto estranee alla caccia – vittime di “incidenti” di caccia, figuriamoci cosa potrà accadere se si consentiranno battute di caccia nei nostri centri urbani. Il provvedimento non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica e non è un caso che la norma ridimensioni fortemente il ruolo di ISPRA affidando direttamente la gestione faunistica ai cacciatori e ad organi regionali non ben identificati. Viene ridimensionato anche il ruolo dei Carabinieri Forestali che diventa solo “eventuale” e ridotto a questioni tecniche e di coordinamento delle azioni di prelievo. Viene totalmente ignorata la recente riforma della Costituzione che oggi all’art. 9 tutela “la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni”: Governo e Parlamento stanno abdicando a gestire la fauna, patrimonio indisponibile dello Stato, affidandosi totalmente ai cacciatori. Siamo poi di fronte ad una palese violazione delle direttive e dei trattati europei che esporrà il nostro Paese a procedure d’infrazione che poi saremo tutti chiamati a pagare”.

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