25 novembre tutto l'anno

Centro antiviolenza Donatella Tellini: ascolto, incontri con le scuole e tanto volontariato

Il 2020, anno del Covid, è stato l'anno in cui il centro antiviolenza dell'Aquila ha ricevuto più richieste di aiuto. Perchè con il lockdown si sono ritrovati in casa uomini che agivano violenza e donne che la subivano. Per il 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, vi raccontiamo le attività del centro antiviolenza dell'Aquila attraverso gli occhi della presidente, Silvia Frezza

Nella giornata contro la violenza sulle donne, 25 novembre, siamo entrate nel centro antiviolenza dell’Aquila grazie alle parole della sua presidente, Silvia Frezza: una rete di donne che ascoltano, supportano, indirizzano. Con una grande formazione alle spalle, a 365 gradi: ma pur sempre volontarie, perchè i fondi sono pochi e le richieste di aiuto sono sempre crescenti.

“I numeri parlano da soli”, inizia Silvia Frezza. E ha ragione, perchè dal 2018 al 2022, sono centinaia le donne accolte dal Centro antiviolenza dell’Aquila. Il picco nel 2020, anno del lockdown. L’anno più brutto: “I telefoni in quel mese di marzo hanno smesso di squillare”, ricorda Silvia. Sì, perchè con il lockdown si sono ritrovati, chiusi in casa, uomini che commettevano violenza e donne che la subivano: con il risultato che nessuna più riusciva ad alzare il telefono e denunciare.
“Chiamateci quando andate a fare la spesa, quando scendete in cortile”, ricorda ancora la presidente. Poi, piano piano, i telefoni hanno ricominciato a squillare: e il 2020 si è concretizzato come l’anno nel quale più donne – 60 in totale – si sono rivolte al centro antiviolenza dell’Aquila. Nel 2021 sono state 46, nel 2022 49. La fascia di età di persone che chiedono aiuto è perlopiù quella dai 31 ai 50 anni: ma ci sono anche donne più giovani, con figli, come anche over 50. Perchè la violenza di genere, purtroppo, non ha età.

“Ecco perchè per noi è tanto importante puntare sull’aiuto concreto, indirizzando verso sussidi economici, consulenze psicologiche e legali, quanto però anche sull’aspetto culturale. Perchè quando andiamo nelle scuole a parlare di violenza di genere, i ragazzi ci ascoltano, ci fanno domande serie, impegnate, dimostrando molta più maturità di quella che non si vuole loro riconoscere. Nella maggior parte dei casi, siamo noi che ascoltiamo loro: emergono riflessioni e spunti bellissimi quanto crudi, soprattutto su violenze alle quali hanno assistito o che hanno visto. Partiamo di solito – prosegue Silvia Frezza – da fatti di cronaca che sono a loro vicini. Da lì, costruiamo percorsi e discorsi molto belli. Ci chiedono come si trova il coraggio per denunciare e perché questa violenza”.

Una azione culturale che parte dalle scuole primarie, si estende fino alle secondarie di secondo grado e prosegue poi con le attività della Biblioteca delle donne, attiva dal 1984 e impegnata su percorsi di cultura di genere, contro gli stereotipi propri della società patriarcale e maschilista, per destrutturarli insieme creando progetti per le scuole, ma invitando la cittadinanza tutta a visitare i locali della Casa delle Donne e “vivere con noi queste esperienze per creare una nuova sensibilità, una nuova conoscenza. Ma soprattutto” continua la presidente “per creare insieme gli strumenti per lottare contro gli stereotipi che possono essere di varia natura: culturale, sociale, anche linguistica. Pensiamo all’uso indiscriminato del genere maschile quando si parla e si scrive senza comprendere, ad esempio, il femminile, depotenziando il genere femminile. L’attribuzione di parole che conferiscono senso di identità e appartenenza conferiscono potere, personalità”. E si è talmente dentro a discorsi simili che, a volte, non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Il Centro Antiviolenza dell’Aquila e la Biblioteca delle Donne: due anime dell’associazione Donatella Tellini

L’associazione Donatella Tellini racchiude due anime: la Biblioteca delle Donne e il centro antiviolenza. “Con il centro antiviolenza accogliamo tramite operatrici specializzate e formate – volontarie, ma formate proprio da numerose ore di corsi appositi – le donne che dopo aver subito violenze fisiche, psicologiche, economiche, decidono di rivolgersi a noi, contattandoci telefonicamente o recandosi presso la Casa delle Donne, in via Angelo Colagrande, a San Francesco. Due operatrici accolgono chi si rivolge al centro antiviolenza: a loro si può raccontare e condividere l’esperienza di violenza per poi pensare di costruire un percorso per fuoriuscire da questa violenza.
Può essere un percorso psicologico, legale, culturale: ma che troverà, comunque, persone specializzate, come le operatrici, le psicologhe, le legali, sempre a disposizione.

La violenza economica e i pochi fondi a disposizione
Una delle violenze che si subisce più frequentemente è quella economica. Se non si è indipendenti, si continua a subire violenza perchè non si ha altra scelta. Dove vado? Non ho una casa, non ho un lavoro, non ho un sostegno: e con i figli, la situazione si fa ancora più complessa. “In quei casi”, spiega Frezza, “cerchiamo di attivare delle borse lavoro a sostegno proprio di queste situazioni che, altrimenti, non potrebbero risolversi, dal momento in cui la donna è costretta ad abbandonare la propria abitazione. Un’altra soluzione potrebbe essere il reddito di libertà: come presidente dell’associazione ne ho firmate tantissime di queste domande”
Qui però la burocrazia e la coperta troppo corta dei fondi fanno rallentare il processo. “I fondi vanno chiesti alla Regione e al momento i pochi fondi che abbiamo vengono erogati solo dalla Regione che, tramite la legge 31, finanzia i centri antiviolenza sul territorio. Fino al 2017 abbiamo avuto un sostegno economico anche dal Comune: ma da allora non c’è stato più in un intervento strutturale, il che ci impedisce di portare avanti le attività con continuità. Per questo ci siamo confrontate in modo proficuo e sereno con le due Assessore della giunta Biondi, Ersilia Lancia e Manuela Tursini, e da loro abbiamo ricevuto la disponibilità a trattare questo tema e trovare una soluzione. Un altro aspetto importante per noi sarebbe quello di avere almeno un’altra struttura adibita a casa rifugio, perchè le richieste di aiuto sono sempre maggiori”. Richieste di aiuto che arrivano non solo dal territorio aquilano, ma anche da territori limitrofi: il centro antiviolenza dell’Aquila è in rete con il coordinamento regionale Antigone e nazionale Dire proprio nell’ottica di offrire una alternativa e un porto sicuro a chiunque sia costretto a lasciare la propria città.
Al momento, sono due le case rifugio: una nel comune dell’Aquila e una in un comune limitrofo. Chiaramente, per questioni di sicurezza e privacy, la localizzazione di queste due strutture non è nota.
Come si sostenta il centro antiviolenza? Con la legge 31, con le donazioni, con il 5 per 1000, con collaborazioni con privati cittadini, esercizi commerciali che prendono a cuore la causa. E poi, con tanto, tanto volontariato. Ci si autotassa, per fare la spesa, per aiutare a pagare le bollette: per dare un sostegno concreto a chi chiede aiuto.
Le volontarie
Tante ore di formazione, che spazia dall’ambito psicologico a quello economico e legale. Ma le persone che troverete dentro il centro antiviolenza sono pur sempre volontarie: che danno tutto quello che hanno – tempo, competenza ed empatia soprattutto. Ascoltano ed elaborano un percorso con chi sta loro davanti e chiede loro aiuto. Ma poi, chi aiuta e ascolta le persone che sono volontarie?
“Le volontarie guardano negli occhi chi ha subito violenza, ascoltano le loro storie di dolore. È chiaro che anche loro hanno bisogno di un sostegno e di una supervisione, però. Ciclicamente, incontrano una psicologa con la quale parlare della gestione delle loro attività,  delle loro relazioni, dei loro vissuti. È proprio la legge 31 che prevede il supporto psicologico delle operatrici dei centri antiviolenza”.
Le buone notizie: nel 2024 la Casa delle Donne a Collemaggio
Al momento, le attività del Centro Antiviolenza e della Biblioteca si tengono all’interno dei locali, concessi in comodato d’uso dal Comune, di via Angelo Colagrande, a San Francesco. Nello stesso stabile c’è anche la sede dell’associazione Donne Terremutate. “
Entrambe le associaizoni, ma soprattutto Donne Terremutate con la sua rappresenante Valentina Valleriani, stanno lavorando per far aprire all’Aquila la casa delle donne sul piazzale di Collemaggio. Lì avremo spazi più idonei, aule studio, luoghi in cui potranno incontrarsi associazioni di donne, di giovani per lavorare insieme. Il nostro obiettivo è lavorare insieme per tutti nella nostra città.”

centro antiviolenza l'aquila

Ora su quell’impalcatura campeggiano le fotografie di Letizia Battaglia, l’artista che con i suoi scatti amava raccontare la purezza della natura e dell’incanto. Ed è significativo che siano proprio le sue immagini a ricoprire la futura Casa delle Donne: come a voler sostenere l’impegno delle donne e delle realtà associative che si sono fatte carico della tessitura delle relazioni e del tessuto urbano dell’Aquila, per dare vita a un luogo che arricchirà la città tutta.

centro antiviolenza l'aquila

 

 

 

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