Occupazione - il caso

Internalizzazione Call Center INPS, budget insufficiente e nessuna garanzia su orari lavoro

Call Center INPS, nessuna buona notizia per i lavoratori: i 250 operatori ex Ader, di cui 100 impiegati nella sede dell'Aquila, non rientrano nelle internalizzazioni. L'allarme delle sigle sindacali

Call Center INPS, non arrivano buone notizie per i lavoratori, soprattutto per i 250 operatori ex Ader, di cui 100 impiegati nella sede dell’Aquila, che non rientrano nelle internalizzazioni. “L’azienda pubblica crea esuberi, peggioramento delle condizioni economiche e un eventuale fallimento del progetto di cui l’INPS cerca di scaricare ad altri le responsabilità”.

Giovedì si è svolto l’incontro con il Presidente Tridico nel quale le sigle sindacali SLC, FISTeL e UILCOM hanno ribadito le medesime preoccupazioni espresse in Commissione Lavoro.
“Budget insufficiente, bando di selezione completamente distante dalla clausola sociale, totale incertezza sul futuro occupazionale delle 3319 lavoratrici e lavoratori e delle loro condizioni salariali. Il Presidente, con grande chiarezza, ha dichiarato che ‘i tempi verranno rispettati, che il Budget non può essere aumentato, risponde a precise norme sulla spesa per gli enti pubblici, che i lavoratori ex Ader non sono nel perimetro dell’internalizzazione, che il processo non è in grado di garantire gli attuali profili orari (anche se il bando potrebbe prevedere diverse articolazioni di 4, 6 e 8 ore) e non sono garantite le attuali condizioni di lavoro’. In merito alla clausola sociale non è stata possibile applicarla perché per gli enti pubblici o per le controllate è giuridicamente prevista la selezione pubblica, anche se, nella prima fase, è esercitata sul perimetro ristretto degli attuali addetti. Per Il Presidente Tridico, ‘l’INPS ha fatto un grande sforzo rispetto al 2019, aumentando significativamente il numero degli operatori previsto all’avvio della commessa gestita dalla RTI Netwok- Comdata‘.“.

Slc Fistel e Uilcom hanno contestato le dichiarazioni del Presidente in merito alla tutela dell’intera occupazione e in particolare “sull’affermazione che i lavoratori ex Ader non siano nel perimetro dell’internalizzazione, ma in generale hanno espresso perplessità, dubbi e incertezze sull’insieme del percorso che si sta delineando, peraltro già denunciato dal sindacato in tutte le occasioni di confronto con i vertici dell’INPS, nei comunicati e negli incontri istituzionali dei quali restano le tracce audiovisive per testimoniare la posizione sindacale.
Il Sindacato rispedisce al mittente qualsiasi responsabilità sui ritardi del processo di internalizzazione, sugli esuberi, sulle peggiori condizioni economiche che si prospettano e sull’eventuale fallimento dell’intero progetto previsto dal DL 3 Settembre 2019, comma1 Art. 5 bis. Ogni ‘nodo che oggi viene al pettine’ era stato ampiamente denunciato dalle sigle sindacali nei tempi, modi e probabili ricadute sui lavoratori, per cui i ritardi e le responsabilità sono esclusivamente dell’Ente che aveva assicurato il passaggio di tutti i lavoratori nella società dei servizi dell’Inps già a partire dal dicembre 2021 e, visti i tempi e le difficoltà che stanno emergendo, rischia di non avvenire nemmeno nel 2022“.

“Intanto 3319 famiglie vivono una condizione di stress e preoccupazione, nonostante la legge prevedeva un approdo in una società a controllo pubblica che offriva maggiori garanzie per il futuro. In conclusione dell’incontro, visto che ai tanti dubbi del Sindacato il Presidente per impegni già assunti non ha potuto rispondere dettagliatamente, SLC, FISTel e UILCOM hanno chiesto un aggiornamento del tavolo, mettendo in agenda anche la mobilitazione dei lavoratori con presidio presso la direzione generale dell’Inps”.

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