Cultura

Le nuove stanze della poesia, Lucia Centofanti

Lucia Centofanti: il ritratto della poetessa di Sulmona per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia, a cura di Valter Marcone.

Il ritratto di Lucia Centofanti per l’appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone.

“E’ iniziato tutto con Arturo. Certo io ho sempre amato la poesia, ma non trovavo la chiave per renderla mia. Poi un giorno, anche grazie ai suoi colori, quella porta si è aperta e la poesia mi ha abbracciato. Non ho uno stile identificabile, a volte vado a cercare anche le poetesse di migliaia di anni fa, come Saffo. La mia poesia ha sempre avuto un legame con l’arte. In questa raccolta c’è la mia evoluzione. Perché ogni poesia racconta un passo che ho fatto interiormente. Questa non è solo una strada esterna, è un mio percorso. Alcuni componimenti sono dedicati a quadri di artisti del territorio o pittori famosi.”

Così racconta il suo esordio Lucia Centofanti, durante la presentazione di “La strada dei colori”, la sua ultima raccolta di poesie pubblicata dalla Daimon di L’Aquila.

Lucia Centofanti vive a Sulmona. Da anni partecipa ai recital e alle performance de La Compagnia dei poeti e a tutte quelle iniziative che animano il tessuto culturale della città e del suo territorio .

Una raccolta di sessanta componimenti, realizzati dall’autrice sulmonese, prima della morte dell’artista a cui dedica un omaggio forte perché afferma da lì, da quei colori spalmati sulle tele tutto ha inizio.

Quei colori hanno un valore maieutico ;aiutano a raccontare una storia, un percorso, un modo di sentire il mondo appiccicato addosso come l’aria.

Un mondo di cui Lucia Centofanti non sa, non vuole, non può liberarsi perché rappresenta la policromia dei suoi versi, perché ne è la vitale accensione. E proprio dall’accensione dei colori che le parole, le parole che Lucia Centofanti usa, trovano la spinta e la forza di penetrare nella mente e nel cuore del lettore per sprazzi significativi di emozioni, lampi di fuoco che incendiano ogni cosa.

Ecco Lucia Centofanti l’incendiaria rinfocola continuamente la sua arte magica di offrire con un verso, una poesia accesa che scotta la pelle dell’anima.

Una raccolta dunque che rappresenta un doppio tributo: “Il primo tributo va ad Arturo Faiella, maestro, artista, pittore di questa terra e il secondo va a Ovidio, perché cosi come gli anni di vita del poeta latino, sessanta sono i componimenti contenuti nel libro” precisa l’editrice.

Arturo Faiella, icona della pop art, della vis artistica, della centralità della donna e del simbolismo, ha lasciato in eredità 50 anni di produzioni e lavori di immediata e carnale bellezza. Parlare con Faiella per chi lo conosceva era come entrare nel suo mondo in modo autentico, genuino, dirompente, senza filtri. A vederlo disegnare si restava incantanti per la semplicità con cui realizzava capolavori e dava forma a immagini sensazioni, storie emozioni. Cinquant’anni d’arte e di amore per l’arte, una vita di passione e lavoro, un talento scoperto da bambino, allievo del liceo Mazara fu segnalato al premio internazionale Ina Touring di Firenze, seguì il diploma di pittura all’Accademia della Belle Arti dell’Aquila. Fu lui a realizzare il Manifesto della Scuola di Pittura nell’Anno Accademico ‘74-’75 guidato dal maestro Enzo Brunori.

Ma è negli anni 70 che la sua direzione artistica trova un filone decisivo, aderisce a Psichiatria Democratica, fondazione impegnata nella prevenzione del disagio psichico con attività di formazione, di sensibilizzazione, di sostegno contro ogni tipo di emarginazione, proprio sul disagio sul dolore che muove la sua collezione di 30 tele dal titolo “Grigi”A Modena è grafico, poi designer per la Ginori e Marrazzi Ceramiche, a Roma lavora per la famiglia Cascella, produceva le opere dei più grandi, poi il lavoro nel tecno industriali,per l’alta moda disegna gioielli, tappeti, libri, calzature, gadget attraverso tecniche innovative.

Lucia Centofanti ha le idee chiare in merito alla sostanza dell’arte e alle sue poesie. Afferma di non avere uno stile proprio,come si usa dire per ogni artista che si rispetti, ma anche in questo caso porta con sé una innovazione come quelle delle tele del maestro Faiella. Nel suo profilo Facebook scrive :”L’importante che se ne parli…lo slogan peggiore, perché così puoi fare ogni cosa e sei giustificato, poi sei difeso e ammirato , e ti dicono che sei figo … hai pensato una cosa originale: in realtà non è niente di nuovo. L’arte invece deve fare questo, ti deve provocare…perché libera , il marketing reso un oggetto da ammirare poi non tiene conto del soggetto…e che cosa succede , viene automaticamente schernito ..!

Il senso di una provocazione dunque ma anche l’impegno a recuperare la voglia di un discorso semplice e lineare fonte di normalità seppure con tutti gli sprazzi che, come i versi di “La strada dei colori”, possono essere consentiti.

Casa

Sto pensando alla rovescia
da dove cominciano i miei ricordi,
da quando ti fai male
e quando ricevi il bene .
Quando ti senti un calzino
rovesciato e cerchi l’altro:
binario che scompone
il nostro essere ,
doppio che pensiamo,
coppia che cerchiamo.
Chi ci vuole bene,
chi ci incoraggia
chi ci cerca e cerchiamo.
Distaccati come le orecchie,
tutto il resto si tocca
il corpo fragile che si spezza
e con le lacrime si ricompone.
Surreali situazioni
che metti in conto,
il percorso che ci porta avanti
la strada che ritrovi.
Vivere per morire
e restare vivi per magia.
Casa è lo spazio che ci appartiene :
il corpo che abitiamo
ce lo dobbiamo scrollare di dosso
per restare liberi
almeno in un pensiero.

L’appuntamento

In uno spiffero di gioia
in un angolo di noia ,
sei rimasto sempre tu
uguale a te stesso
al mercurio che sale
con la febbre,
al lucido da scarpe
all’amore irreale
all’impressione
di quei giorni lontani ;
al tuo lato proibito
al grande cuore che hai
alle lacrime che scendono
al perdono che cerchi
e un giorni troverai ,
dentro di te
prima o poi una risposta.
Io mi sento più immobile così
non è solitudine la mia
è malinconia la riconosco .
Arriva lei, prima delle feste
al tuo posto.

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