Regione

Garante dei detenuti, cambio di regole in corsa

Non si possono cambiare, in corsa, le regole: pertanto per la nomina del Garante dei Detenuti d’Abruzzo va fatto un nuovo bando.

La richiesta, netta, proviene da alcuni dei candidati a ricoprire questo importante ruolo, divenuto negli ultimi mesi aspro terreno di scontro politico in Regione.

Difatti, fino ad un mese fa l’elezione del Garante dei Detenuti avveniva con il voto favorevole da parte dei due terzi dell’assise.

Con una modifica avvenuta nel corso del consiglio regionale dell’11 agosto, è stato invece stabilito che dopo tre votazioni effettuate in tre sedute consecutive, venga eletto Garante chi ottiene la maggioranza assoluta dei consiglieri.

“Non stravolge alcun principio democratico” aveva commentato in quell’occasione il capogruppo del PD Mariani. Sul punto non sono però d’accordo l’avvocato Salvatore Braghini, il professor Gianmarco Cifaldi e l’avvocato Antonio Di Biase, candidati alla carica, che hanno inviato una lettera alla Presidenza della Regione.

Sulla legittimità e opportunità politica di tale emendamento ognuno potrà esprimere i propri giudizi ma deve essere chiaro a tutti Voi che esso, modificando un elemento essenziale della procedura, determina la caducazione dell’Avviso Pubblico del 5 giugno 2015, disciplinato dalle norme all’epoca vigenti, e impone la riedizione del Bando.

si legge, all’interno della missiva.

Nell’avviso pubblico, infatti, del giugno 2015 vengono riportate integralmente le norme e procedure di cui alla legge istitutiva 35/11, tra cui quella oggetto di modifica, al cui primo comma era prescritto che “Il Garante è eletto dal Consiglio regionale con la maggioranza dei due terzi dei voti favorevoli, e decade con lo scioglimento del Consiglio regionale”

A tal proposito appare, dunque, evidente che non è possibile cambiare le regole del gioco in corso d’opera, o meglio, che il Consiglio regionale, dotato di autonomia legislativa, può modificare la legge come e quando vuole, ma che l’atto amministrativo in cui è recepita la legge decade se quest’ultima è modificata in un suo aspetto essenziale e, conseguentemente, che l’Amministrazione è ora tenuta ad emanare un nuovo bando conformantesi alla mutata disciplina.

si legge nella lettera.

In sintesi, la modifica attuata dal consiglio regionale – e avvenuta con una norma ‘intrusa’ perché all’interno di un provvedimento che trattava di disposizioni finanziarie- subentra nel corso di una selezione bandita oltre due anni fa, con determinate regole per il quorum: se si cambiano le regole, si faccia un nuovo bando.

Nuovo bando che presumibilmente non vedrà un Garante dei Detenuti entro questa legislatura, vista la lungaggine dei tempi: da considerare il tempo necessario per indire la nuova procedura, tre votazioni da eseguire in tre sedute consecutive, più 45 giorni.

“Pur comprendendo che politicamente si voglia superare l’empasse determinatasi, la strada da perseguire doveva essere un’altra: ossia quella del confronto e del voto a oltranza”

prosegue l’avvocato Braghini. Una empasse causata

“dall’ostinazione del Presidente della Giunta, che ha la responsabilità di non aver voluto aprire un dialogo con le altre forze rappresentate in Consiglio e di aver blindato la nomina, impedendo di fatto a quest’ultimo di procedere con votazioni successive e ravvicinate al fine di “esplorare” le molteplici e autorevoli candidature a disposizione. Ciò ha rappresentato un doppio errore: in primis, perché l’elezione non poteva e non doveva essere imposta dal Capo dell’Esecutivo regionale, che avrebbe dovuto rispettare le prerogative del Consiglio, e, poi, perché la nomina doveva essere frutto di una condivisione, non di una imposizione, raccogliendo le istanze avanzate da più parti che reclamavano un confronto all’interno del Consiglio e, più puntualmente, l’esame di una terna di nomi su cui misurare il gradimento”.

“A questo punto la Regione emani un nuovo bando e non imbocchi la scorciatoia di procedere alla elezione senza prima aver indetto altra e nuova procedura con apposita determina dirigenziale che recepisca nell’Avviso pubblico la nuova modalità elettiva. Non commetta questo errore, esponendosi ad un sicuro contenzioso, in quanto la vicenda è stata sin troppo mal gestita, essendo mancato, sino ad oggi, quel necessario rigore e senso delle istituzioni che vieppiù in questi casi, in cui è in gioco la tutela dei diritti, fanno la differenza tra la buona e la cattiva politica”

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