La targa del Chiassetto degli ebrei torna a casa

21 luglio 2016 | 11:14
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La targa del Chiassetto degli ebrei torna a casa

di Francesca Marchi

Era il luglio del 2008 quando Cristina Moro e Donald Levine decisero di acquistare casa all’Aquila, prima che il terremoto la distruggesse. E’ stato amore a prima vista per il piccolo locale sulla via del Chiassetto degli Ebrei. Lei aquilana, originaria di Filetto, lui newyorkese di origini ebraiche decisero di comprare casa a poca distanza dalla loro abitazione principale che è a Roma. Per il signor Donald è stato come ritrovare le sue origini. Ebreo nel chiassetto degli ebrei. Tra il labirinto vicoli, subito dopo la Chiesa di San Flaviano, c’è questo pezzo di città, sconosciuto a molti, dal punto di vista storico: “Qui vivevano gli ebrei, vi si insediarono alla fine del 300. Poi l’antica denominazione venne sostituita con Chiassetto della prima Pinciara” – spiega Cesare Ianni del Gruppo di Azione Civica Jemo ‘nnanzi che esattamente un anno fa, con una lettera aperta al Sindaco Massimo Cialente, chiede di poter restituire la denominazione originaria. “Detto e fatto”, in pieno stile Jemo ‘nnanzi che, dopo un lungo iter burocratico, ottiene l’autorizzazione. Ieri, 20 luglio 2016, esattamente 551 anni dopo che Ferdinando d’Aragona concesse agli Ebrei Aquilani uguali privilegi, la targa con l’antica denominazione torna e restituisce un pezzo di storia.“Se i nostri padri hanno ritenuto importante questa presenza è giusto ricordarlo”- sottolinea Ianni. chiassetto ebrei

La cerimonia ha visto la partecipazione dei numerosi componenti del Gruppo, il sindaco Massimo Cialente, l’assessore Giovanni Cocciante e la ditta Cialente Marmi che ha donato la targa. Il primo cittadino ringrazia Jemo ‘nnanzi per “la riscoperta dei piccoli particolari che in questo momento sono fondamentali. Abbiamo bisogno di riscoprire la nostra storia considerando che siamo uno dei rarissimi casi di città di fondazione. Gli ebrei profughi decisero di arrivare qui, questo vuol dire che la città aveva un grande spirito di accoglienza. Tra 5 anni questa zona sarà ricostruita completamente.”
Ieri, nel tardo pomeriggio, in questo tratto nascosto e inesplorato da sette anni, sono tornati gli aquilani, insieme alle voci, alla musica ebraica che ha fatto da sottofondo alla cerimonia, le risate, la voglia di fare progetti e immaginare la città che rinasce. Grazie Jemo ‘nnanzi