Politica

Il lamento della povera vedova

Signore, mi avevano detto che Don Chisciotte aveva abbandonato il campo di battaglia contro i mulini a vento, che era sceso dal ronzino, che aveva deposto la lancia, che aveva licenziato il fedele scudiero, per dedicarsi a miglior vita, serena e tranquilla. La notizia era pervenuta da fonti attendibili. In un primo tempo non ho dato peso al discorso.

Poi, visto che il silenzio di Don Chisciotte si prolungava nel tempo, stavo quasi per crederci. All’improvviso, però, si è scatenato nuovamente l’inferno.

Fulmini, saette, strali lanciati dall’Hidalgo e dallo scudiero contro Aielli, il Commissario di Stato. Stento a crederlo, perché sembrava un idillio da innamorati. Anche se ogni tanto qualche atto di insofferenza non poteva essere nascosto, specialmente quando Aielli rifaceva i conti in tasca alla municipalità. Ditemi, per favore, che è tutta una farsa. Meglio ancora una “bufala”, proprio di quelle che ogni tanto racconta Don Chisciotte.

[i]Mia cara signora, a volte l’ambizione gioca brutti scherzi. Alcuni individui, specialmente quelli che amano navigare nella cosa pubblica, pensano di emulare gli atteggiamenti di personaggi ben più in vista nel firmamento politico, ma non possiedono né la stoffa, né, tantomeno, lo stile. Allora sparano a salve ora contro questo, ora contro quello. Basta sparare grosse “bufale”. Adesso, il nostro Don Chisciotte, facendo ricorso ai ricordi scolastici, ha pensato bene di usare a suo vantaggio il vecchio detto di Quintiliano che, malgrado le apparenze, sottintende una spiegazione molto più ampia e articolata. Infatti, l’espressione “licet ipsa vitium sit ambitio, frequenter tamen causa virtutum est” non vuol dire solamente “benché l’ambizione sia vizio, tuttavia spesso è causa di virtù”. Bisognerebbe aggiungere alla scarna traduzione che l’ambizione, nel nostro caso, induce ad operare cose grandi senza risorse finanziarie, spingendo Don Chisciotte alle emulazioni Renziane. Guerra a tutti e contro tutti, fino alla completa distruzione del Paese e dei territori comunali. Se Don Chisciotte avesse speso una minima parte delle energie che ha impiegato contro i mulini a vento per la ricostruzione dell’intero cratere sismico, a quest’ora avrebbe rivitalizzato tutto il patrimonio edilizio del territorio. Vedi, anche questa è una scelta di normale amministrazione. Don Chisciotte ha voluto scegliere quella più difficile e, nello stesso, più entusiasmante: la lotta contro i fantasmi. [/i]

Signore mio, intanto io continuo a restare in precarie condizioni, nella speranza che mi venga ricostruito quel buchetto di casa che, oltretutto, non richiede neppure grossi impegni economici. In alcuni momenti mi assale un grosso dubbio, perché vedo Don Chisciotte un po’ sfiduciato, abbacchiato, dimesso politicamente. Potrei assimilarlo a un vecchio pugile che, non avendo potuto godere di momenti di gloria, sale sul quadrato per fare scena, per assicurarsi la modesta borsa per tirare avanti, incurante dei colpi che lo raggiungono violentemente da tutte le parti. Prima o poi finirà per abbandonare definitivamente.

[i]Signora mia, non dare retta a chiacchiere. Don Chisciotte è un incassatore formidabile. Potrebbe anche dare l’impressione di essere distrutto, ma non molla mai, perché pensa di passare agli onori della gloria e della storia per la sua stoica resistenza. Tu e lui siete troppo distratti. Non vi passa neppure per la mente che ai tempi vostri, quando eravate studenti, in Via Cimino abitava una arzilla vecchietta a tutti nota con il nome di “Concettina”. Lei si recava tutte le mattine al mercato di Piazza Duomo e attaccava briga con ii i “bancarellari” perché praticavano prezzi alti, non alla portata della sua borsa. Diverse volte ha rischiato di essere schiaffeggiata per le sue insolenze. Qualche signora di buon senso, spesso, ha invitato “Donna Concettina” a moderare i termini, ad essere più diplomatica, a criticare senza offendere, onde evitare qualche inopportuno scapaccione. Donna Concettina, senza pensarci due volte, rispondeva con decisione: “Non mi interessa se le busco, basta che litigo”[/i].

Signore, siete sempre grande e illuminante. Ora capisco perché avete attribuito al massimo sindaco il titolo di Don Chisciotte. Non è stato mai così appropriato. Infatti, rifacendomi un po’ di conti, devo convenire con voi che non ci ha lasciato nessuno, proprio nessuno. Si è cimentato con tutti. Prima ha questionato con il Governo, subito dopo il sisma dell’aprile 2009. Poi ha ingaggiato una serrata lotta con Chiodi, commissario di governo. Poi con Tremonti, perché non tirava fuori i fondi per la ricostruzione. Divorziò da Berlusconi, che lo aveva fatto salire sul carro della notorietà, perché il Partito aveva rilevato una diversa e conflittuale diversità politica. Poi, si è scagliato contro il professor Monti perché, poverino, non è stato in grado di capirlo. Ha preso di mira anche Napolitano che, tenuto conto della situazione, lo ha graziato rispedendo al mittente il famoso “pannolone”. È venuta la volta anche del compagno Letta, che ha osato il grande rifiuto finanziario. Si è buttato a pesce tra le braccia di Renzi per toccargli il cuore. È rimasto deluso a tal punto da definire Delrio, braccio destro del Premier, nemico dell’Aquila. Ritrattare l’argomento è stato un duro colpo per Don Chisciotte. Abilmente, però, ha cercato di imbrogliare le carte, affermando che i flussi finanziari non seguivano una corretta cadenza, anzi venivano erogati a singhiozzo. Quando l’attuale Commissario ha fatto pelo e contropelo al massimo cittadino, abbiamo assistito ad una vera e propria paralisi verbale. Non è stata espressa alcuna rimostranza. Pavidamente ha dovuto prendere atto non solo delle cifre, ma anche dei conti che, guarda caso, questa volta tornavano. Ha ingoiato un grosso rospo che, essendo indigesto, lo ha portato alla scomposta reazione di questi ultimi giorni, spalleggiato e sostenuto dal “protestante” scudiero. Si sente troppo solo. Incastrato. Prigioniero, anche delle proprie idee. Vuole le leve del comando, il controllo delle sostanze economiche. Se non lo avete capito bene, vuole il potere assoluto e decisionale. Vuole anche il vostro: quello divino.

[i]Mia cara vedova, vedo che cominci a renderti conto della situazione che stai vivendo con tutti gli aquilani. Prima o poi vi ridurrà tutti al silenzio assoluto.

Signore mio, mi sta assalendo una paura folle. Non perdete tempo. Richiamate urgentemente la mia anima accanto a voi per essere salvata da quest’altra catastrofe e fate in modo che possa assaporare la bontà della pace presente nel vostro regno. E così sia.[/i]

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