Sanita'

L’Aquila tenta Teramo per l’hub di secondo livello

di Eleonora Falci

L’Aquila non ha la cardiochirurgia, che sta a Teramo. Teramo non ha la neurochirurgia, che sta all’Aquila. Il nodo dell’ospedale di secondo livello sta tutto qui, in questi 60 km che dividono il capoluogo di regione alla città di Teramo, con il Gran Sasso di mezzo. Se ci si aggiunge poi che un ospedale di primo livello in provincia sta crescendo in reparti e unità operative, nonché in posti letto – il riferimento è ad Avezzano – i campanili sono dietro l’angolo.

E’ stato un consiglio comunale teso quello di ieri all’Aquila, che si è chiuso con De Matteis che urlava a Paolucci, assessore regionale alla Sanità, di andare via sostenendo che la Regione si stia continuando a prendere gioco della città.
Le decisioni sugli ospedali di primo e secondo livello sarebbero infatti definitive, con il decreto del Presidente della Regione Luciano D’Alfonso già validato dal Ministero: hub di secondo livello Chieti-Pescara e ospedali di primo all’Aquila e Teramo.

“Non vi sto togliendo niente” ha detto Paolucci più volte, sottolineando che non ci saranno spoliazioni degli ospedali né trasferimenti o indebolimenti di reparti.
“Ma il tema vero è che oggi è così: ma fra dieci, quindici anni gli ospedali di primo livello non saranno più all’altezza e per curarci dovremo andare in quelli di secondo” dice Carlo Benedetti, presidente del Consiglio Comunale, a Il Capoluogo.

“Il tema è rovente e la politica deve chiarirsi le idee prima di proporle. Gli ospedali di secondo livello devono essere due, uno sulla costa e uno nelle aree interne e per questo dobbiamo concordare una strategia con le Istituzioni di Teramo, con incontri ed un consiglio comunale congiunto” svela. “La soluzione della questione sta in un accordo strategico fra l’Aquila e Teramo. Un accordo che passa dalla politica: il problema è che noi politici non dobbiamo essere confusi. Nessuno, di certo, vuole cedere gratis all’Aquila un hub di secondo livello. Ma si può arrivare ad un accordo unitario”.

Avezzano è un avversario? No, per Benedetti. “A beneficiare di un hub di secondo livello sarebbe tutta la provincia aquilana: Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro. Non è Avezzano il nemico” sostiene “ma dobbiamo fare in fretta”. E sulla questione della validazione del piano,nicchia: “Tutto si può cambiare: le comunicazioni viaggiano veloci, la politica ha bisogno di tempi più dilatati, riunioni e incontri”.

Prossimo appuntamento in un consiglio comunale congiunto, quindi: “Siamo stati capaci di riunirci a Piazza Navona, a Bruxelles” ironizza il presidente del consiglio comunale. “Stavolta potremmo farlo sul Gran Sasso, perché no?”