Stefano Orfei, i miei animali sono come figli

Il Capoluogo intervista Stefano Orfei, uno dei più grandi ammaestratori italiani della sua generazione e una delle  stelle del circo internazionale. Dalla carriera, all’amore per il circo, fino alla “battaglia” con gli animalisti.

In questi giorni sosta a L’Aquila il tendone a strisce bianche e rosse che con la sua carovana di professionisti e animali gira il mondo, insieme ai suoi misteri, alla sua magia e alla sua impenetrabilità. Ma cosa accade quando i riflettori si spengono e il tendone si abbassa? C’è tutto un mondo di passione, lavoro, relazioni e famiglia che resta.

“Il circense non smette mai di lavorare” – spiega Stefano Orfei Nones al microfono del Capoluogo.it.                                Stefano e i suoi due cognomi importanti che tengono viva la memoria di una solida coppia del circo formata dalla Moira nazionale e dal marito Walter Nones.
Buon sangue non mente, Stefano ha bruciato le tappe in ogni momento della sua carriera. Enfant prodige, quando da bambino calcava le piste del circo materno per esibirsi in complessi numeri acrobatici. Golden boy della pista, quando adolescente mostrava il suo talento al mondo distinguendosi in numerose discipline, dal trampolino fino al trapezio, ma cominciando a concentrarsi sull’ammaestramento di animali.

Famoso per il bacio al leone, ma anche per i numeri con cavalli, animali esotici, tigri e rinoceronti.
E allora, visto che di amici animali Stefano ne ha ottanta è impossibile non parlare della battaglia storica con gli animalisti.

“Gli animalisti ce l’hanno a priori col circo. Non stanno a vedere come stanno gli animali che sono come i nostri figli. Conosco qualche animalista che dopo aver visto come trattiamo gli animali ha cambiato idea. Chiedo sempre l’istituzione di una commissione che venga a controllare come stanno gli animali nei circhi. Funziona come nelle famiglie e negli asili: c’è chi tratta bene i bambini e chi no”.