L’Aquila, per le giornate Fai apre Palazzo Benedetti
Durante le Giornate FAI l’apertura straordinaria di Palazzo Benedetti offrirà al pubblico un’esperienza immersiva
Sabato 11 e domenica 12 ottobre 2025 tornano le Giornate FAI d’Autunno; a L’Aquila apre le porte Palazzo Benedetti. L’orario previsto è 09.30 – 18.00, con ultimo ingresso alle 17:30
Oltre 700 luoghi straordinari, spesso inaccessibili o poco noti, saranno aperti al pubblico in circa 350 città italiane, grazie all’impegno delle Delegazioni e dei volontari del FAI.In Abruzzo, una delle aperture più attese è proprio Palazzo Benedetti a L’Aquila, che si aggiunge agli altri siti che la Delegazione FAI locale rende fruibili.Il tema delle Giornate FAI non è soltanto la mera apertura dei luoghi, ma la valorizzazione e la consapevolezza che ogni visita è anche un contributo concreto: le visite sono a contributo libero e ogni donazione sostiene la missione del FAI nella tutela del patrimonio culturale italiano.L’edizione 2025 è anche particolarmente significativa coincide con i 50 anni del FAI, e alcune aperture speciali — in certi casi con prenotazione — costituiscono momenti simbolici di collegamento tra istituzioni, cittadini e patrimonio culturale. Palazzo Benedetti si trova in pieno centro a L’Aquila, a soli 50 metri dal Duomo e dalla Piazza del Mercato, con affacci su via Sassa e su Piazza San Biagio, dove si ergono la chiesa di Santa Caterina (attribuita a Ferdinando Fuga) e la chiesa di San Biagio d’Amiterno.La sua collocazione lo rende parte integrante del tessuto storico cittadino, dentro l’area che ha subito trasformazioni e ricostruzioni nel corso dei secoli. Il nucleo originale era un edificio medievale e rinascimentale appartenente alla famiglia Gaglioffi, che occupava un intero isolato nel Quarto di San Pietro. Nel XVII secolo, la famiglia Benedetti acquisisce il palazzo: già nel 1608 risulta residente nei “15 membri” (stanze) del palazzo precedente, e nel 1658 vi abita il barone Massimiano Benedetti.Nonostante il terremoto del 1703 non lo danneggiasse gravemente, il barone preferì abitare altrove temporaneamente fino al 1712.Tra il 1728 e il 1730 si avvia un importante ammodernamento e ampliamento verso via Sassa.Nel 1778 c’è la sopraelevazione con coronamento a finta balaustrata, realizzata per creare la grande sala d’onore.Nel corso dei secoli, la proprietà ha visto susseguirsi vari passaggi (anche la famiglia Carli, le monache Celestiniane, ecc.), arricchendo la stratificazione storica dell’edificio.Il palazzo si articola su più livelli e ambienti, con elementi notevoli: un cortile con loggiato, anticamente connesso a vani adibiti a magazzini o laboratori artigianali fin dall’età rinascimentale; la scala d’onore, che consente l’accesso al piano nobile; al piano nobile — per la prima volta aperto al pubblico durante le Giornate FAI — si potranno ammirare ambienti voltati a padiglione con affreschi nel “schifo” (cioè negli spazi di passaggio o raccordo), la cappellina privata e il sontuoso salone da ricevimento, con decorazioni sulla volta e sulle pareti. L’ingresso è caratterizzato da un portale monumentale e da volte a crociera che creano suggestive prospettive visive.Ogni elemento, dagli affreschi alle volte, dalle sale alle decorazioni, racconta la stratificazione storica dell’edificio e le scelte estetiche delle famiglie che lo hanno abitato.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione delle Giornate Fai d’Autunno, tenutasi a Pescara, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha così commentato: “Un’occasione preziosa per riscoprire e valorizzare il nostro patrimonio culturale e paesaggistico.”
In Abruzzo l’iniziativa vedrà 29 aperture straordinarie distribuite in 9 borghi e città, offrendo l’opportunità di visitare luoghi spesso nascosti o normalmente non accessibili.
Il presidente Marsilio ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, definendola “un’opportunità speciale per riportare alla luce luoghi dimenticati o poco conosciuti, spesso custoditi in proprietà private o in edifici la cui gestione è resa difficile da vicende successorie o da oneri economici insostenibili. Il FAI rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, – ha proseguito- capace di produrre risultati concreti e preziosi per la valorizzazione del nostro patrimonio.”


