Elezioni regionali, Pierluigi Biondi scrive a Marsilio e Sospiri: Garantire partecipazione sindaci
Riforma delle legge elettorale per l’Abruzzo, Pierluigi Biondi scrive a Marsilio e Sospiri.
Sul tavolo politico regionale, la riforma della legge elettorale e il collegio unico. Ma attenzione puntata anche sulla cosiddetta “legge anti-sindaci”, Biondi: “Limitazione irragionevole del diritto di accesso alle cariche elettive e della rappresentanza dei territori”.
Lettera del sindaco dell’Aquila e presidente ANCI Abruzzo, Pierluigi Biondi, al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e al presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, alle prese con l’iter di riforma della legge elettorale regionale. A tenere banco, il dibattito sul collegio unico voluto fortemente dal presidente Marsilio, ma accolto con qualche dubbio dalle forze politiche: da un lato i favorevoli, che vedono nella riforma la possibilità di abbattere vetusti campanilismi, dall’altra chi teme una scarsa rappresentatività delle zone aree interne, meno popolate e quindi con meno possibilità di essere rappresentate. Ma il sindaco Biondi aggiunge un elemento di riflessione importante, relativo alla possibilità di candidatura dei sindaci, oggi “legata” a meccanismi piuttosto restrittivi. “Un’impostazione come quella che l’Abruzzo ha deciso di darsi in passato, ma che resta in vigore ancora oggi, – dichiara Biondi nell’intervista a Marco Signori sul Messaggero – limita in modo irragionevole il diritto di accesso alle cariche elettive e comprime la rappresentanza democratica dei territori, ledendo il principio di uguaglianza tra i cittadini. Questo principio rende non più sostenibile la previsione che se sei sindaco di un Comune con più di 5mila abitanti per candidarti alle elezioni regionali devi dimetterti quattro mesi prima della data del voto. L’assunto secondo cui un primo cittadino, per il solo fatto di amministrare un Comune, costituirebbe un elemento di squilibrio nella competizione elettorale, non è sostenibile né sul piano logico né su quello giuridico. Mi chiedo come un sindaco di un Comune di 5, o 7mila abitanti eserciterebbe una “posizione dominante” tale da alterare l’equilibrio del confronto elettorale più di quanto potrebbe fare, ad esempio, un vicesindaco o un componente della giunta di un capoluogo come L’Aquila, Chieti, Pescara, Teramo, amministrazioni con disponibilità di risorse e visibilità ben superiori”. Da qui la posizione espressa in audizione come ANCI Abruzzo “contraria a qualsiasi automatismo che limiti il diritto alla candidatura degli amministratori locali”.




