L’intervista a Pablo Trincia, dal racconto di Rigopiano all’appello per fermare il genocidio a Gaza
Al Festival delle Narrazioni Squilibri di Francavilla, Pablo Trincia ha emozionato il pubblico con un intervento intenso e carico di umanità. Giornalista e autore noto per il suo impegno civile e narrativo, Trincia ha ripercorso la tragedia di Rigopiano – al centro della sua recente docuserie E poi il silenzio – sottolineando l’importanza del dare voce alle vittime e alla verità. Ma è con uno sguardo al presente che ha chiuso l’intervista rilasciata al Capoluogo, lanciando un appello potente e senza ambiguità: “Fermiamo il genocidio a Gaza. Siamo tutti responsabili.” Una voce autorevole che chiede, oggi più che mai, di non voltarsi dall’altra parte.
“Quello che sta accadendo a Gaza ormai è sotto gli occhi di tutti. Possiamo solo sperare che non arrivi a toccare direttamente l’Ruropa. Il regime in Iran mi ha portato via un pezzo di famiglia, mio nonno è morto per combattere le sue idee”. Durante il suo intervento al Festival delle narrazioni SquiLibri di Francavilla al Mare, il giornalista e autore Pablo Trincia non ha usato mezzi termini: “Fermiamo il genocidio a Gaza. Siamo tutti responsabili“, ha detto ai microfoni del Capoluogo.
Con la lucidità e il coraggio che da sempre contraddistinguono il suo lavoro, Pablo Trincia ha lanciato un appello accorato affinché la comunità internazionale – e ciascuno di noi – non resti in silenzio di fronte a quanto sta accadendo. Le sue parole hanno attraversato l’aria come un colpo allo stomaco, ricordando che dietro ogni conflitto ci sono volti, storie, bambini, famiglie. E che restare a guardare, oggi, equivale a essere complici. La fine della guerra a Gaza riguarda tutti, nessuno escluso. Occasione è stata la partecipazione a Francavilla al Mare al Festival delle Narrazioni Squilibri. Salito sul palco, davanti a una piazza Sirena gremita, è stato intervistato dal giornalista aquilano Angelo De Nicola che ha moderato l’incontro e hanno ricordato insieme la tragedia di 8 anni che sconvolse non solo Farindola, ma l’Italia intera. Anche perchè, esattamente 8 anni dopo la tragedia e dopo il successo del podcast, è arrivata anche la serie in cinque episodi sulla tragedia di Rigopiano che anche SquiLibri ha voluto commemorare. Nella docuserie Sky Original, prodotta da Sky Italia e Sky TG24, in collaborazione con Chora Media, e ideata da Paolo Negro, che ne cura anche la regia, Pablo Trincia e Debora Campanella hanno ripercorso con una profonda inchiesta giornalistica la tragedia della valanga che il 18 gennaio 2017 travolse l’Hotel Rigopiano provocando la morte di 29 persone. 8 anni dopo, per il giornalista e autore, “È importante ricordare. Nel tempo a certe storie ti affezioni, ti entrano dentro”, è stato il commento rilasciato ai microfoni del Capoluogo.“Abbiamo conosciuto tante persone straordinarie in questi anni, siamo entrati nei loro cuori e nei loro pensieri, cercando di rimettere le cose a posto e fare chiarezza. Lavorando a stretto contatto siamo entrati nella loro tragedia, anche perchè, Rigopiano. una storia collettiva, che riguarda un po’ tutti, che poteva essere di tutti e, soprattutto, poteva essere evitata. Spero che la narrazione di quanto accaduto possa continuare ad andare avanti, posso sperare che nessuno dimentichi e che anche qualcun altro dopo di me raccolga il testimone e la trasformi ancora una volta”.

Il suo è stato un intervento intenso, lucido, profondamente umano. Il giornalista e autore nato a Lipsia, ma cittadino del mondo, sa usare le parole di tutti, ma con una sensibilità rara. Forse è anche per questo che Trincia è un instancabile esploratore di lingue: parla persiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese, portoghese e numerosi idiomi africani. Perché per raccontare il mondo, bisogna prima imparare ad ascoltarlo in tutte le sue voci. Ed è proprio questa capacità – di raccontare il reale con la forza del linguaggio più semplice e insieme più evocativo – che lo rende così amato. Da sempre, fa cronaca inseguendo il passo del cinema e il ritmo della poesia. Non ha paura dei silenzi: li ascolta, li attraversa, li rende protagonisti. Racconta ingiustizie, le guarda in faccia, le chiama per nome. E a chi ha sofferto restituisce ciò che più conta: la voce. La sua ultima inchiesta, “E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano“ (in onda dal 20 novembre scorso su Sky TG24, Sky Documentaries, Sky Crime e in streaming su NOW), è l’ennesima prova di un lavoro che unisce rigore, empatia e verità.

Trincia ha perso il nonno anni fa in Iran, “Perchè stava combattendo per le sue idee. La fine del genocidio a Gaza dovrebbe riguardare un po’ tutti, anche perchè ci sono grosse responsabilità e la centralità di Israele che non vanno ignorate“, spiega ancora. Parole nette, che non cercano consensi ma coscienze. Perché per Trincia il giornalismo non è mai stato solo racconto: è responsabilità, è memoria, è scelta di campo. E davanti all’orrore, il silenzio – quello complice – non è più un’opzione.
L’intervista
E a fine intervista, ad alleggerire anche l’atmosfera, ha raccolto un invito a L’Aquila, per venire questa volta a raccontare una bella storia di rinascita e resilienza: “Se sapete fare anche voi le pallotte cacio e ova come a Pescara, allora forse ci vediamo presto!”