Primo maggio in Abruzzo, la battaglia è per i diritti

Primo maggio in Abruzzo, intervista al segretario della Cgil Abruzzo e Molise Carmine Ranieri. Le morti sul lavoro, i referendum, i salari bassi
Primo maggio in Abruzzo, festa ma anche sensibilizzazione e impegno, nel segno della campagna referendaria in vista delle consultazioni dell’8 e del 9 giugno. Carmine Ranieri, segretario regionale della Cgil, nell’intervista al Capoluogo pone l’accento sulla particolare fase storica: cambiamenti dell’economia e della produzione innalzano il rischio di una riduzione dei diritti, al quale il sindacato si oppone con decisione.
La piaga delle morti sul lavoro: è vero che nel 2024 il computo totale di vittime (17) è inferiore rispetto al 2023, ma in ogni caso, sottolinea Ranieri, “l’Abruzzo viene ancora classificato in zona gialla, il che significa che qui il numero di morti è superiore alla media nazionale. Bisogna tenere alta la guardia sulla prevenzione degli incidenti: come dice la commissione parlamentare d’inchiesta, molte delle morti sono la conseguenza della liberalizzazione del settore degli appalti da cui deriva un risparmio sui costi che attengono alla sicurezza. Se andiamo ad analizzare gli ultimi incidenti che recentemente sono finiti sulle cronache nazionali, come quelli accaduti in Toscana ed Emilia-Romagna al deposito Eni, alla centrale idroelettrica e al cantiere Esselunga, ci accorgiamo che le tragedie sono accadute nell’ambito dell’operato di aziende subappaltatrici. Spesso le piccole imprese non fanno sicurezza, per risparmiare risparmiano sui costi del lavoro. Questa sì che è una grande piaga che va aggredita: è stato un errore liberalizzare gli appalti. Poi occorre investire nell’assunzione di ispettori”.
I settori più colpiti sono quelli delle costruzioni, del trasporto e magazzinaggio, poi le attività manifatturiere e il commercio. Muoiono in percentuale maggiore anziani, stranieri e molto giovani. Il perché è detto, sottolinea il segretario della Cgil Abruzzo e Molise: “I giovani vanno a lavorare da precari e quindi con meno tutele, da anziani in certi ambiti lavorare è più pericoloso, e per quanto riguarda gli stranieri sono quelli che subiscono il ricatto dei datori sulla sicurezza, e non solo”.
La sicurezza sul lavoro sarà tra i temi al centro dei quesiti del referendum dell’8 e del 9 giugno. Quattro su cinque sono promossi direttamente dalla Cgil. Il “sì” al quarto estenderebbe la responsabilità dell’imprenditore committente, riferendola anche alla sicurezza sul lavoro. Il primo quesito abrogherebbe la disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act, permettendo anche ai lavoratori assunti dopo il marzo del 2015, nelle imprese con più di quindici dipendenti, di rientrare sul posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Il secondo referendum punta ad eliminare il limite di sei mensilità di risarcimento ai dipendenti di aziende con meno di sedici unità, mentre il terzo ripristinerebbe l’obbligo di causali per i contratti a tempo determinato. Il quinto quesito, sebbene non promosso direttamente è sostenuto dalla Cgil: propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.
“Questoprimo maggio per noi – dice Ranieri riferendosi anche alla campagna referendaria – è un momento di festa ma anche di vertenzialità e di lotta, di rivolta sociale, che noi ovviamente intendiamo in senso pacifico. Diciamo che attraverso il voto i lavoratori possono cambiare leggi sbagliate, ma per noi l’obiettivo è anche rimettere il lavoro al centro delle politiche del Paese la questione del lavoro”.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la sua recente dichiarazione sui salari bassi e sulle morti sul lavoro, sembra essere andato in questa direzione. Secondo Ranieri “ancora una volta il Presidente Mattarella ha colto nel segno. La nostra condivisione è totale, ci riconosciamo nelle sue parole. Sui salari bassi incide il fatto che molti contratti collettivi non sono stati rinnovati, nonostante le nostre proteste, e altri sono stati rinnovati con aumenti inferiori rispetto all’inflazione. Poi c’è anche da prendere atto di come sta cambiando il mercato del lavoro. Ci si esalta sul tema generale della quota di occupazione, ma dovremmo anche considerare la qualità: gli impieghi sono spesso saltuari, addirittura di pochi giorni, e si finisce con l’essere poveri pur lavorando. Il tema è esploso in modo particolare perché la nostra economia si sta sempre più ‘terziarizzando’, e questo è un settore che si caratterizza in modo netto per l’alta incisività di lavoro saltuario, occasionale, part – time”.
