Domenico Trecco, il ricordo del notaio e i suoi “4 passi pe L’Aquila de ‘na ote”

“Quattru passi pe L’Aquila de na ote”: dal titolo dell’opera con le cartoline della città, un ricordo del notaio Domenico Trecco “Mimmo”, interprete e difensore dell’Aquilanitas sana, verace, sincera.
Domenico Trecco è stato uno di quei personaggi consolidati nel tessuto aquilano e mai dimenticati. Celebre notaio, per gli amici “Mimmo”, garbato, gentile, leale e generoso, era innamorato della sua città, talmente tanto da dedicarle un volume, “Quattru passi pe L’Aquila de na’ote”, 250 cartoline “‘llustrate de quannu L’Aquila se chiaméa Aquila”.
Nato il 25 maggio del 1920, Domenico Trecco proveniva da una distinta famiglia originaria di Barete. La casa di famiglia si trova in via Minicuccio D’Ugolino, nel quartiere di San Pietro, nel cuore storico della città. Suo padre era Federico Trecco, sindaco dell’Aquila dal 1956 al 1961, eletto con circa 4 mila preferenze (un dato storico per l’epoca), già Maggior Generale del Regio Esercito, assegnato al XIII Reggimento di Artiglieria, di stanza all’Aquila, di cui dopo diverrà comandante. Chimico e farmacista, seppe dare ai suoi 4 figli, di cui Domenico era il maggiore, un’educazione particolarmente aperta e liberale, come erano le sue vedute. È ricordato per essere stato tra i sindaci più amati della città che, in seguito, gli dedicò una strada nel quartiere Torrione.
La madre di Domenico era Concetta de Medio, originaria di una famiglia signorile di Ofena, conosciuta in città come “donna Concettina”, di spirito assai caritatevole ed umano, animatrice per lunghissimi anni delle dame Vincenziane, dedite alle opere di carità, in una città dilaniata dalla guerra e, successivamente, tesa alla sua ricostruzione. Il fratello di Domenico, Fausto, scomparso nel 2017, è stato uno storico e stimato radiologo aquilano, primario di Radiologia presso l’ospedale San Salvatore dell’Aquila e punto di riferimento per generazioni di medici.
All’età di 16 anni, dopo aver frequentato il Ginnasio nel Real Liceo “Cotugno”, Domenico Trecco fu ammesso alla Regia Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli, da cui, dopo il Liceo, fu inviato alla Regia Accademia Militare di Modena, diplomandosi alla età di 18 anni, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, Ufficiale del Regio Esercito. Fu immediatamente assegnato in zona di operazione e sul fronte jugoslavo e albanese. Dopo l’Armistizio del 1943 scelse di tornare alla vita civile e fu congedato con il grado di Capitano.
Completati gli studi giuridici presso l’Università La Sapienza in Roma, sostenne l’esame di avvocato conseguendo subito, l’abilitazione alla professione forense. Scelse poi di espletare il concorso notarile, ottenendo prima la condotta di Pizzoli, per poi trasferirsi a L’Aquila. Intanto coronò il sogno della sua fanciullezza e sposò Rosa Laetitia Vespa, conosciuta ed amata sin dai tempi del Ginnasio. “Donna Rosa”, così era rispettosamente chiamata dagli aquilani, proveniva da un’ottima famiglia della borghesia cittadina; il padre, don Daniele Vespa, era un noto avvocato e vicesindaco della città. Rosa aveva studiato a Roma, si era laureata in Matematica e aveva vinto il concorso per l’insegnamento. Prese la cattedra nel Liceo classico dell’Aquila, dove insegnò fino alla morte, avvenuta prematuramente nel 1977 per un male incurabile. Per sostenere il marito decise di prendere anche il titolo in Legge e l’abilitazione da avvocato. Quando la moglie venne a mancare, Domenico Trecco incaricò il pittore aquilano Minicucci di predisporre un grande ritratto della sua amata che campeggiava di fronte alla sua scrivania nello studio di via Poggio Picenze.
Trascorse una vita intera per sostenere la promozione della sua città, soprattutto per la Rifondazione dell’Università dell’Aquila, di diverse altre istituzioni culturali, di cui fu membro e Dirigente, quali ad esempio la Deputazione Abruzzese di Storia Patria, di cui fu deputato, con decreto firmato dal Presidente della Repubblica e fu un grande assertore della socialità.
A lui si deve anche la fondazione del Panathlon Club dell’Aquila insieme con altri suoi amici e di cui fu a lungo Presidente. Grande fu inoltre la sua influenza per la creazione, sempre nel capoluogo d’Abruzzo, dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica, oggi trasformato in Facoltà di Scienze Motorie, dove gli fu affidata la cattedra di Storia dell’Educazione Fisica. In tale veste pubblicò un’altra opera di grande successo “Storia dell’educazione fisica in Grecia”, che fu adottato come testo fondamentale per quella disciplina, e rimane, ancora oggi, un’opera di grande importanza. A tal riguardo, essendo anche un appassionato filatelico, iniziò una collezione di francobolli sul tema della storia dell’educazione fisica, raccogliendo valori postali da tutto il Mondo e costituendo una raccolta unica nel suo genere, di grande valore culturale, con migliaia di pezzi.
Tutta la città conosceva ed amava “Mimmo” per il suo carattere così socievole ed il suo profondo acume che lo portava a svolgere la professione notarile con grande zelo e passione ed anche con carità, in quanto cercava sempre di venire incontro a chi non aveva grossi mezzi. Fu eletto Presidente dei Collegi Notarili, prima dell’Aquila e poi dell’intero Abruzzo, ponendosi alla ribalta dell’intera nazione per le questioni attinenti al notariato.
Usava riunirsi con altri professionisti suoi amici nello studio del fotografo Fausto Rosati, in Via Verdi, dove si intratteneva a parlare a lungo dei problemi cittadini, lumeggiando questa o quella soluzione. Questa consuetudine fece sì che potesse dare vita ad un club di “Lento Fumo”, costituito da tutti appassionati della pipa che gareggiavano tra loro a chi riuscisse più a lungo a tenere acceso il tabacco nel fornello, aspirando lunghe e voluttuose boccate.
Morì, purtroppo, a soli 71 anni per un male incurabile che minò gli ultimi anni della sua vita, togliendogli le forze, ma non la voglia e la gioia di vivere. Con lui è andata via un pezzo di storia aquilana, di quella città che egli ha raccontato con le sue cartoline e le sue fotografie nel bel libro con il titolo che apre questo suo ricordo.