Politica

Manovra da 68 milioni per salvare la sanità in Abruzzo

La manovra sulla sanità in Abruzzo approvata dal Consiglio regionale. Ammessi problemi strutturali, collaborazione maggioranza e opposizione

Sanità in Abruzzo, la seduta del Consiglio regionale si chiude con l’approvazione della manovra da 68 milioni.

Il molto accidentato percorso di quello che, tecnicamente, era il disegno di legge della Giunta per la copertura del disavanzo risultante dal quarto trimestre lascia tuttavia sul tavolo dubbi e il rischio che la resa dei conti (tagli, veri, o aumenti di imposte) sia rimandata.
Il ringraziamento all’opposizione in apertura della seduta del presidente della Commissione Bilancio, Vincenzo D’Incecco, non è stato formale, perché il contributo delle minoranze c’è stato, sebbene abbinato al voto finale contrario. Il parere negativo del Collegio dei revisori (“controdedotto” dalla struttura tecnica nel corso della Commissione della mattina) aveva infatti complicato i piani della maggioranza, piombando su una procedura che si era tentato in tutti i modi di presentare come tecnica, burocratica: niente più che un passaggio noioso ma necessario, un giro neutro di poste di bilancio, nell’ambito dell’interlocuzione con il Tavolo di monitoraggio, e se c’era urgenza era per i tempi imposti dall’organo tecnico.

Di fronte al parere non favorevole, il presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri nel tardo pomeriggio di mercoledì aveva in una nota preparato il terreno del coinvolgimento delle minoranze, addossando responsabilità ai manager delle Asl e andando incontro alle richieste del Patto per l’Abruzzo. L’emendamento del capogruppo del Partito Democratico Silvio Paolucci è diventato ordine del giorno condiviso: possibilità della Giunta, sentite le Commissioni Bilancio e Sanità, di commissariare le Asl. Via libera pure a un emendamento anche esso condiviso che dà alle medesime commissioni il compito di esprimere parere vincolante e obbligatorio ai piani di razionalizzazione delle aziende sanitarie, sebbene il governo regionale (quindi battuto in questo caso) abbia chiesto di renderlo consultivo. “Il Consiglio regionale non intende più fare da semplice passacarte di processi che non abbiamo avuto la possibilità di valutare sin dall’inizio”, aveva detto Sospiri, appunto.
Per il Presidente della Giunta Marco Marsilio “la sanità in Abruzzo paga il commissariamento dal quale non siamo ancora usciti, non a caso le misure di copertura che abbiamo tentato di negoziare non sono state in parte utilizzabili e ci sono ancora adempimenti da svolgere. Le difficoltà della sanità in Abruzzo nascono da qui: si accumulano dieci anni di politiche che hanno prodotto povertà di infrastrutture e tecnologie e carenza di organico”. Marsilio ha voluto ridimensionare la portata del “buco”: “Meno di settanta milioni su 13.500 gestiti dal Fondo sanitario in questi anni. E’ una percentuale inferiore allo 0,5 per cento. Credo che aver tenuto aperti tutti i presidi, avere comprato attrezzature diagnostiche nuove e moderne, aver quindi garantito la sanità diffusa in tutta la regione e assunto migliaia di persone, coprendo tante carenze che c’erano nelle Asl abruzzesi vale aver avuto un piccolo prezzo da pagare, spostare il bilancio di mezzo punto. È stato più importante che chiudere i presidi e mantenere il precariato dentro gli ospedali”. Difesa del governo Meloni: “Ha aumentato le risorse”, anticipazione del potenziamento di AreaCom in chiave di ottimizzazione delle risorse, invito alla Commissione Sanità a discutere dell’ipotesi di Asl unica.

Intervenendo in Aula l’assessora alla Sanità Nicoletta Verì ha ammesso, tra le righe, l’esistenza di nodi non episodici: “E’ un momento particolare, si apre una nuova legislatura, abbiamo l’opportunità di fare verifiche e costruire basi per creare per punti di forza. Il disavanzo non è un problema solo dell’Abruzzo, è comune a quindici Regioni. Negli anni precedenti abbiamo sempre risposto a questo problema stanziando fondi, di diverso tipo. Questa volta avevamo la possibilità di coprirlo con economie vincolate, ci sono state trattative con il tavolo ministeriale che si è riunito solo il 6 maggio. Il disavanzo deriva dal Covid, alcuni maggiori costi sono diventati strutturali, come il personale, le nuove apparecchiature, l’energia. La verità è che il nostro problema è stato politico, abbiamo scelto di non chiudere i piccoli presidi ospedalieri che creano servizi per un territorio disomogeneo. Il monitoraggio è in atto, avremo strumenti per verificare l’efficienza, è in atto la riorganizzazione e la rimodulazione del sistema”.

Le opposizioni possono rivendicare, come ha detto Paolucci, che il percorso Giunta – Commissione – Aula ha fatto emergere, come mai prima, che i problemi la sanità in Abruzzo li ha, e sono strutturali, di fondo: “Saremo costretti nel prossimo futuro a fare scelte molto impegnative di bilancio e ad altre molti sfidanti sul modello di sanità”. Esemplificativo per Paolucci l’articolo 2, che impone alle quattro aziende sanitarie piani di rientro entro trenta giorni: “Quando un governo regionale e una maggioranza arrivano a questo punto vuole dire che si stanno accendendo i riflettori sul 2024, e che se ci fossero ulteriori passivi non ci sarebbero più risorse per farvi fronte. E’ un campanello d’allarme significativo che si potrebbe tradurre in tagli e aumenti delle tasse”. La carta di andare a pescare dagli accantonamenti è stata infatti già giocata, e anche per gli anni a venire. “Il taglio sugli accantonamenti è uno specchietto per le allodole, successivamente ci sarà il taglio sugli stanziamenti”, ha detto il capogruppo del Pd.

Per l’assessore al Bilancio Mario Quaglieri la scelta era tra “aumentare al massimo tasse o ridurre le spese, abbiamo scelta quest’ultima strada. Abbiamo rivolto l’attenzione su poste di bilancio che non necessitano di impegno immediato, ovvero le forme di accantonamento. Poi provvederemo a tagli mirati nell’assestamento”.

Luciano D’Amico ha sottolineato: “Fino allo scorso marzo ci avevate detto di una sanità in Abruzzo molto efficiente, con belle prospettive. L’assessora ci ha spiegato invece che il disavanzo è strutturale ma ci propone una copertura che in buona parte non è rinnovabile: si prelevano dagli accantonamenti ed è difficile immaginare che la procedura si possa replicare. Visto che abbiamo un problema strutturale vogliamo sapere programmi e progetti per individuare le cause e porvi rimedio. Vorremmo poi che venissero collegati i costi anche ai risultati”. Puntura finale a Quaglieri: se il disavanzo era noto già a dicembre, perché la manovra economica di fine anno non è stata prudente come necessitava?
In Commissione Bilancio la Cgil ha presentato una memoria in cui si chiede di non penalizzare, nell’ambito dei piani di razionalizzazione delle Asl, i lavoratori precari.
Dopo la seduta del Consiglio si svolge una riunione di Giunta che completa il percorso, collegato anche al parere negativo dei revisori. Marsilio ha detto: “I revisori dei conti hanno espresso un parere che il nostro servizio bilancio ha fortemente controdedotto. Ritengono questo parere sbagliato nel merito anche perché l’obiezione che viene avanzata, rispetto alla mancanza di un atto, non evidenzia che questo atto deve essere approvato dalla giunta subito dopo l’approvazione della legge stessa. La Giunta è per approvare questa variazione di bilancio subito dopo la conclusione del Consiglio”.

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