Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, la chimica in versi di Alberto Cavaliere

La chimica in versi di Alberto Cavaliere per l'appuntamento con la rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone.

Alberto Cavaliere: H2O Chimica in versi. Ne parliamo con Valter Marcone per il consueto appuntamento con la rubrica “Le nuove stanze della poesia“.

L’Associazione L’Aquila incontra propone giovedì 29 febbraio 2024 alle ore 18,00 nell’aula di One Group presso il Tecnopolo , Statale 17, ex Italtel, un incontro su un volume recentemente ristampato da Mursia dal titolo “H2O Chimica in versi “ di Alberto Cavaliere,
Chimica in versi distillati per chi a scuola/ fra atomi ed elementi /studiò la chimica tra pianti e tormenti. Con l’introduzione e il coordinamenti di Fabrizia Aquilio presidente dell’associazione “L’Aquila incontra” ne parleranno la dott.ssa Angela Ciano e il prof Gianni Gualtieri. L’associazione L’Aquila Incontra è una “Comunità Culturale” che si propone come scopo quello di favorire un consapevole accrescimento della partecipazione in termini di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo l’inclusione e il pieno sviluppo della persona; il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale; di divulgazione e approfondimento di temi culturali, scientifici e del benessere; di valorizzazione dei temi di transizione ecologica e ambientali; la conoscenza a più voci del tempo che viviamo e del tempo da cui veniamo. L’Aquila Incontra vuole essere un contenitore per dare voce agli operatori culturali, sia del territorio che nazionali e internazionali, che meritano di essere messi in evidenza. L’associazione realizza i propri scopi con attività quali incontri tematici; divulgazioni e dibattiti su temi d’interesse sociale; visite di luoghi, aziende, aree coerenti con gli scopi associativi; attività di promozione e sviluppo dei temi di rilevanza.

Ora l’incontro di giovedì appare di singolare rilevanza perchè riporta all’attenzione la memoria di ciascuno di noi quando da studenti ci siamo trovati alle prese con questo mostro sacro che ci ha spesso messo in difficoltà e in ansia ma che è diventato divertente quando, compreso i meccanismi , ci siamo appassionati a quelle formule che non avevano nessun altra pretesa se non quella di sommare atomi secondo le valenze dei singoli elementi della tavola di Lavoisir per arrivare ad un equilibrio intrinseco. Qualche volta ci siamo dovuti turare il naso per non soffocare ai vapori ammoniaca che abbiamo procurato e qualche altra volta abbiamo sospettato che il professore fosse un serial killer quando ci proponeva di mettere sul palmo della mano, ben asciutto ( ma non lo sarebbe mai stato a causa del sudore della paura) quel liquido “H2SO4”che si chiama acido solforico, utilizzato in moltissimi impieghi industriali: produzione di fertilizzanti, trattamento dei minerali e delle acque di scarico, raffinazione del petrolio. Ma estremamente pericoloso a maneggiare specialmente se viene a contatto con acqua sprigiona schizzi e vapori o unito all’acido nitrico, ad esempio, forma il nitronio, usato nella produzione di esplosivi (trinitrotoluene – TNT –nitroglicerina, fulmicotone). E’ noto anche come vetriolo. Tra gli additivi alimentari, è identificato dalla sigla E 513. In conclusione però può essere maneggiato. H2SO4 quindi due molecole di idrogeno che è monovalemte , due molecole di ossigeno che è bivalente e una molecola zolfo esavalente .
Insomma un revival grazie alla costanza e all’impegno di Alberto Cavaliere che tutto quello che diceva era “verso in endecasillabi “. Sul sito web di questo uomo di cultura, personaggio eclettico e poeta della chimica, l’home page ci accoglie così : “Poi ch’era ancor più arida nella calura estiva,
io m’ingegnai di rendere la chimica più viva. “. Tutto qui direte voi . La lunga biografia ci dice che Alberto Cavaliere nacque a Cittanova (Reggio Calabria) il 19 ottobre 1897 .Studiò dapprima nel collegio di Montecassino, da dove a tredici anni fu espulso per aver scritto satire contro i professori; poi nel Collegio nazionale di Torino. Iscritto controvoglia alla facoltà di chimica dell’università di Roma dimostrò di essere un “ bizzarro verseggiatore “ compilò un libro famoso, Chimica in versi-rime distillate (Napoli 1921; 2 ed., Bologna 1928), continuato poi con Chimica organica in versi-rime bidistillate (Bologna 1929), Ma scrisse anche poesie di pregiata fattura raccolte in sillogi come Le soste del vagabondo (Bologna 1925) e La strada sull’abisso (ibid. 1929).
Singolare il suo modo di vivere , da giovane per procurarsi il necessario recitò anche ripetendo una sola battuta per molte sere con la compagnia teatrale Palmarini-Capodaglio, nel Beffardo di Berrini. Viaggiò molto e manco a dirlo lavorò anche come chimico al ministero dell’Aeronautica, dimettendosi però ben presto per dedicarsi alla libera attività di giornalista e di scrittore. A questa attività in realtà Alberto Cavaliere ha dato il meglio di se stesso infatti la pagina web a lui dedicata elenca numerosissime opere in poesia e prosa .
Ricordare il suo capolavoro per così dire Chimica in versi a centoventi anni dalla nascita e cinquanta dalla morte è sicuramente un omaggio alla sua versatilità ma anche il ricordo di un uomo , di un letterato , poeta, giornalista e scrittore che ha saputo attraverso il “ giuoco delle rime “ riconsegnare un “sapere “ di secoli alla fruizione leggera a chi deve studiare quelle nozioni ma anche ai singoli curiosi.
Con una curiosa dedica alla prima edizione dell’opera che diceva così: “All’Ingegner Pomilio,/che avendomi nel suo stabilimento/per fabbricar la soda col mio ausilio/per poco non andava a fallimento,/Alberto Cavaliere dedicò”. 
«Il Messaggero», 27 giugno 1928. in occasione della pubblicazione della seconda edizione presso Zanichelli scriveva la seguente recensione : “ In 16°, pp. 288. “Sono circa trecento pagine: sono trenta canti lunghissimi che sembrano altrettanti piccoli prodigi. E, infatti, non dev’essere stato facile condensare nel giro di un numero forzato di sillabe, regolate dalla inflessibile legge della metrica, una sostanza così antipoetica e così refrattaria qual è un trattato di chimica generale; ma che cosa la mente di Alberto Cavaliere non riuscirebbe a mettere in versi! Per comprendere tutta la singolarità del caso, bisogna conoscere il poeta, la sua enorme facilità al giuoco delle rime, la sua naturale ed istintiva tendenza a verseggiare su tutto e su tutti. Allora quello che oggi sembra, ed è realmente, un fatto stravagantissimo, non sarà più giudicato un’astruseria da nessuno; e dopo la chimica in versi, dopo le rime distillate, ognuno potrà legittimamente attendersi una storia d’Italia in ottave o, magari, una serie di nozioni geografiche od algebriche, racchiuse in altrettanti ben torniti sonetti!”

Chiudo questo ricordo di Alberto Cavaliere la cui figura e opera viene ricordata meritoriamente dall’associazione L’Aquila incontra giovedì 29 febbraio 2024 con la chilometrica sequenza degli alcool che forse insegna anche a fare il vino, quella bevanda scoperta da Noè e che per Cavaliereabbellisce agli uomini /l’inconcludente vita,/ ardenti sogni suscita /e con bontà squisita!”. 

ALCOOL ETILICO (Spirito di vino)

N’è semplice la formula:
C2H5 (etile),
a cui s’attacca – è logico –
il solito ossidrile.
S’ottiene nell’industria
dalla fermentazione
del semplice glucosio,
il quale si scompone
sotto la catalitica
azione di fermenti,
enzimi, che si formano
da cellule viventi.
Gli enzimi son moltissimi;
varian secondo i casi;
quello che forma l’alcool
ha il nome di zimasi.
L’anidride carbonica,
nel corso del processo,
si svolge dal glucosio,
insieme all’alcool stesso:
non è perciò da escludersi
che nelle sue cantine
qualche inesperto enologo
possa trovar la fine.
Poiché s’ottiene d’alcool
acquosa soluzione,
dopo lo si purifica
mercè distillazione;
si può in tal modo giungere
a un alcool concentrato,
non tuttavia purissimo:
dall’acqua è accompagnato.
Per aver l’alcool anidro,
che chiamasi assoluto,
ridistillar necessita
quello testé ottenuto,
con l’ossido di calcio
mettendolo a contatto:
dopo, il calcio metallico
lo disidrata affatto.
D’odor assai gradevole,
senza colorazione,
con l’acqua esso si mescola
in ogni proporzione:
anzi, se a tal proposito
un po’ dubbiosi foste,
potreste assicurarvene
chiedendolo ad un oste.
Se come combustibile
s’adopra, lo s’inquina
con certi corpi estranei,
come la piridina,
per renderlo imbevibile;
ma qualche sciagurato
tracanna anche quest’alcool,
così denaturato.
Se puro, è assai venefico,
ma stando un poco accorti
e alquanto diluendolo,
resuscita anche i morti,
onde il liquore bacchico,
dai tempi più remoti,
ha sempre innumerevoli
legioni di devoti.
Di… vino alcool etilico,
magnifico demonio,
materia in cui l’idrogeno,
l’ossigeno e il carbonio
non sono aridi simboli,
ma con sapiente giuoco
son diventati… spirito,
luce, fragranza, fuoco,
tu che abbellisci agli uomini
l’inconcludente vita,
che ardenti sogni susciti
e con bontà squisita
uguagli al ricco il povero
e l’ignorante al dotto,
tu, tu sei dell’organica
il principal prodotto!

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