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Apertura dell’anno giudiziario, in Abruzzo capitali riconducibili alla ‘ndrangheta

Emergenza femminicidi e minori non accompagnati, presenza di capitali riconducibili alla 'ndrangheta. Il punto sulla giustizia in Abruzzo in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario in Corte d'Appello a L'Aquila.

Emergenza femminicidi e minori non accompagnati, presenza di capitali riconducibili alla ‘ndrangheta. Il punto sulla giustizia in Abruzzo in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario in Corte d’Appello a L’Aquila.

“Il delicatissimo compito che è assegnato alla Direzione distrettuale antimafia della Procura dell’Aquila, di arginare fenomeni mafiosi e terroristici, richiederebbe una pianta organica più adeguata. Al riguardo vanno segnalati i numerosi procedimenti penali in corso, a carico di svariati gruppi criminali di etnia albanese, rom, nigeriana, maghrebina, nonché di delinquenza locale e di origine foggiana. In tutto il territorio abruzzese rilevata tra l’altro la presenza di capitali riconducibili ad origine mafiosa e, in particolare, alla ‘ndrangheta”. Così all’apertura dell’anno giudiziario in Abruzzo, il procuratore generale facente funzioni della Corte di Appello dell’Aquila, Alberto Sgambati.
Nella stessa occasione, il presidente della Corte d’Appello, Fabrizia Francabandera, che ha parlato dell’emergenza femminicidi, considerati i 5 registrati in Abruzzo nel 2023, che rappresentano il tasso più alto in Italia. “In controtendenza, come ovunque in Italia, nonostante la grande attenzione dei media e delle istituzioni, nel distretto della giustizia abruzzese, sono in aumento i cosiddetti reati di genere, come maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali, atti persecutori, tra cui i femminicidi, termine con cui si definiscono le uccisioni delle donne, per lo più da parte di familiari o conviventi (oltre 100 casi in Italia nel 2023, 5 in Abruzzo -il tasso più alto d’Italia-, mentre il 2024 è cominciato malissimo), fenomeno trasversale e tragicamente democratico, che non conosce differenze di età, censo, cultura – scrive il magistrato -. Il calo delle iscrizioni per reati contro il patrimonio è in parte ascrivibile al riformato regime della procedibilità (oggi è necessaria la querela del danneggiato – non sempre proposta – per reati di particolare frequenza statistica, come i furti), mentre è di ambigua lettura il dato, piuttosto eclatante, della forte riduzione delle iscrizioni per reati contro la Pubblica Amministrazione, soprattutto presso l’ufficio Gip di Pescara, che vede un calo di circa due terzi rispetto allo scorso anno e di circa tre quarti rispetto all’anno giudiziario 2020/21”. In relazione ai femminicidi, il presidente della Corte di appello sottolinea che “questa realtà sembra aver assunto i caratteri di una vera e propria emergenza, cui il legislatore ha risposto adeguando il c.d. ‘Codice Rosso’ e investendo la giurisdizione penale di una funzione preventiva che pure, in parte, le è estranea, occupandosi essa, per definizione, di accertare e sanzionare ciò che è già accaduto”.

Capitolo a parte, quello dei minori non accompagnati. “Preme evidenziare – ha sottolineato il presidente Francabandera – che, cessata la fase emergenziale degli arrivi di ragazzi ucraini, è in esplosivo aumento, ben oltre il 50%, il numero dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) arrivati in Abruzzo, ben 839, in gran parte provenienti dalle zone sub sahariane dell’Africa, fatti sbarcare a Ortona su indicazione del governo. Si tratta di minori, non di rado vittime di tratte e violenze durante il terribile viaggio che li porta in Italia, che vengono collocati nelle strutture SAI, da tempo sature, nonostante sia stato disposto l’aumento indiscriminato di posti per ogni struttura esistente, anche quelle non specializzate – spiega ancora Francabandera -. Ai minori stranieri privi di riferimenti familiari (per lo più adolescenti, raramente bambini) occorrono mediatori culturali, corsi di lingua italiana, la progettazione specifica di corsi di formazione professionale. L’assenza di scolarizzazione e di progetti di inclusione si traduce in una violazione dei loro diritti umani, perché impedisce ogni possibilità di crescita e autonomia, esponendoli anzi al rischio concreto di diventare, anche nel nostro territorio, vittime di sfruttamento, manovalanza reclutata per attività criminali“.
Il presidente Francabandera ha sottolineato che “nelle strutture di accoglienza, poi, si verificano interazioni scorrette con gli educatori e tra minori, emergono fenomeni di ‘branco’ e di bullismo, che sconfinano talvolta in illeciti penali; il che induce un circolo vizioso di reazioni negative del contesto sociale che allontanano del tutto le prospettive di inclusione. Eppure, questi ragazzi potrebbero rappresentare vere opportunità per un paese in grave crisi demografica come il nostro, non solo problemi da gestire precariamente nel lasso di tempo che li separa dalla maggiore età, per poi essere lasciati al loro destino. In questo contesto, certo non aiuta a invertire la rotta la scarsissima disponibilità di tutori volontari, da anni evidenziata, cui si supplisce facendo ricorso al generoso coinvolgimento dell’Avvocatura; che, tuttavia, non può rispondere alla funzione di costruire rapporti personali che abbiano anche valenza educativa-inclusiva”.

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