Per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 2 gennaio, San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno.
Il 2 gennaio ricorre la memoria liturgica di San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno, ricordati insieme con la riforma del calendario liturgico voluta da papa Paolo VI. Amici in terra, furono entrambi proclamati dottori della Chiesa nel 1568 da san Pio V.
Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione sulle sacre Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna, disciplinandone la vita con regole da lui stesso composte (Regulae Fusius Tractatae e Regulae Brevis Tractatae) e dando origine all’Ordine dei monaci basiliani. A differenza del primo monachesimo orientale caratterizzato dal ritiro negli eremi, Basilio preferì il cenobio, con celle e romitori autonomi, ma con luoghi di preghiera e lavoro comuni, esercitando così una notevole influenza nella vita monastica del tempo. San Basilio fondò i suoi monasteri non in luoghi deserti o impervi, ma nelle città o nelle immediate vicinanze, in modo che la scelta del silenzio e del raccoglimento andasse in parallelo alla dimensione caritativa soprattutto verso i poveri.
L’Ordine Basiliano fu trapiantato in Occidente nell’VIII secolo a partire dalla Sicilia, nella penisola Salentina e poi in Calabria dove conobbe la sua massima fioritura in seguito alle persecuzioni iconoclaste scatenate dall’Imperatore Leone III di Bisanzio l’Isaurico; dall’Italia meridionale poi il monachesimo basiliano si diffuse nel resto d’Europa. L’impostazione data da San Basilio alla vita monastica fu poi all’origine della nascita del monachesimo occidentale e in particolare fu ripresa da San Benedetto, che ne venne a conoscenza tramite l’Abate Servando, vissuto a lungo in Palestina a contatto con i cenobi e basiliani.
San Gregorio di Nazianzeno è stato un vescovo e teologo greco. Amico e coetaneo di San Basilio Magno, nasce intorno al 329 da una famiglia di grandi proprietari terrieri di Arianzio, in Cappadocia. Secondo una tradizione, non convalidata da fonti documentarie, un gruppo di monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli iconoclasti e giunte a Roma nel 750, portarono con sé varie reliquie, tra cui il corpo di san Gregorio Nazianzeno. L’11 giugno 1580, papa Gregorio XIII (1572-1585) fece traslare i resti con una solenne processione dalla Chiesa a lui intitolata alla Basilica di San Pietro, dove vennero collocate nella Cappella Gregoriana; solo un braccio, custodito in un reliquiario, rimase nell’edificio primigenio.
Dal punto di vista iconografico non si può prescindere nella vicenda di san Basilio da quanto narrato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Essendo uno dei quattro Dottori della Chiesa greca – insieme con Atanasio, Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo – viene spesso raffigurato, insieme a Gregorio, come vescovo greco, con libro e colomba dell’ispirazione.
A L’Aquila è tutt’oggi presente il monastero delle monache benedettine di Celestino V, nell’omonima piazza di San Basilio l’unico superstite delle soppressioni napoleoniche, insieme a quello di San Ruggero di Barletta.
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