L'intervista

Sicurezza in montagna, consapevolezza e rispetto: “No alle sfide che tentano di sovvertire l’equilibrio tra uomo e natura”

Sicurezza in montagna, l'intervista al comandante della Stazione di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza dell'Aquila.

Tentare di superare i propri limiti e sfidare la natura si paga a caro prezzo. In alcuni luoghi, più di altri: “Non siamo in guerra con la montagna, ma è un ambiente in cui possono succedere incidenti più che nella quotidianità. Consapevolezza dei propri limiti e conoscenza degli itinerari per mitigare i rischi”. L’intervista al comandate della Stazione di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila, il luogotenente Paolo Passalacqua.

“Le attività in montagna devono servire a stare bene, fare cose piacevoli e raggiungere un equilibrio, non a creare nuove sfide con sé stessi e la natura”. Così il luogotenente Paolo Passalacqua, comandate della Stazione di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila, nell’intervista al Capoluogo.it sui rischi connessi alle attività in montagna, che ogni anno fanno registrare incidenti più o meno gravi. Per il comandante Passalacqua la parola d’ordine è consapevolezza: di sé, dell’ambiente che si affronta, delle proprie capacità, ma soprattutto dei propri limiti, che non vanno mai forzati: “Io stesso oggi, nonostante mi misuri quotidianamente con questo ambiente, per lavoro e passione, non faccio quello che potevo fare 10 anni fa. Conoscere i nostri limiti non fa di noi persone più deboli, al contrario, ci fa consapevoli e in grado di affrontare i percorsi che scegliamo”.
Il problema nasce quando questi percorsi non sono scelti consapevolmente, rispetto ai propri limiti, ma anche alla conoscenza dell’ambiente: “Una volta sul Velino abbiamo soccorso alcuni escursionisti e quando abbiamo chiesto loro perché avessero scelto un percorso evidentemente non in linea con le loro capacità, ci hanno detto che lo avevano visto su un video trovato su internet e non sembrava così difficile. È evidente che non ci si può informare così sui percorsi che si possono fare. Ci sono cartine, guide, punti di informazione, una grande quantità di materiale, anche nella stessa rete, che può aiutarci a capire quale percorso è più adatto a noi, ma non certo un video di qualche minuto di un percorso che magari prevede cinque ore di cammino”.

montagna soccorso alpino guardia di finanza

Ma non basta scegliere un percorso in linea con le proprie potenzialità (informandosi anche sulle condizioni meteo, fondamentali per queste attività): “Bisogna evitare di porsi al limite: se in palestra riesco ad affrontare un certo livello di difficoltà, non posso affrontare un’escursione in montagna o una scalata con lo stesso grado di difficoltà, o se ho nelle gambe cinque ore di camminata, non posso scegliere un percorso che ne preveda lo stesso numero, perché poi in quota basta il minimo imprevisto che si attiva il primo anello di quella che si definisce una ‘catena di eventi’ che abbassa le nostre capacità fisiche e di valutazione, portando a incidenti più o meno gravi, considerato comunque che anche il più banale, in quota, assume tutt’altro livello di rischio. Allo stesso modo per le valutazioni meteo, se le previsioni dicono che nel primo pomeriggio ci sarà maltempo, bisogna mettere in conto che potrebbe esserci qualche variazione e piovere anche prima”.

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Insomma, “il nostro approccio alla montagna deve essere positivo, ci andiamo per il piacere di farlo, non per avere una bandierina da sventolare per un obiettivo raggiunto“. Il tutto, lasciando “a terra” i ritmi frenetici della quotidianità: “Dobbiamo rispettare i ritmi che la montagna ci detta. Spesso ho sentito di persone che si sono avventurate con tempo incerto, perché era l’unico giorno che avevano a disposizione. Queste considerazioni si possono fare per un altro tipo di attività, certamente non per quelle in montagna. Forzare l’equilibrio con la natura non è mai una buona idea, perché alla fine è sempre lei la più forte”.

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Per quanti consigli si possano dare, però, è chiaro che “il rischio zero non esiste, nemmeno per i più esperti o per noi soccorritori: dall’assoluta fatalità, sempre possibile, alla difficoltà di valutare efficacemente ogni situazione. Anche se si prepara bene un’escursione a tavolino, poi nella realtà della montagna le cose possono cambiare velocemente e a volte può non bastare nemmeno l’esperienza. Questo non deve farci sentire in guerra con la montagna, ma dobbiamo essere consapevoli che se già normalmente gli incidenti accadono per strada, in città o addirittura a casa, a maggior ragione possono accadere in un ambiente difficile come quello montano e per questo dobbiamo tenerci dentro limiti di sicurezza quanto più gestibili”.

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