La fotonotizia

Calderone, nel cuore gelato del Gran Sasso c’è ancora neve

Neve al suolo anche a luglio, ma il caldo si sente anche in quota: le splendide immagini di Paolo De Luca dal glacionevato del Calderone.

Il glacionevato del Calderone - ex ghiacciaio del Calderone al Gran Sasso d'Italia - si presenta con la veste di tanti anni fa: neve anche a luglio.

Le splendide immagini dal Calderone sono state scattate nella giornata di ieri da Paolo De Luca, "È uno spettacolo vedere così tanta neve al suolo il 12 luglio anche se nelle ultime ore il caldo si avverte anche qui in vetta Occidentale del Corno Grande. Nella mattinata, ai 2912 metri il termometro segna 18 gradi", spiega Paolo De Luca.

"Mai ricordata tutta questa neve al suolo alla metà di luglio qui al Calderone", commenta Paolo De Luca.

Calderone, le immagini dal cuore gelato del Gran Sasso

 

Il Corno Grande (m. 2912) del Gran Sasso d'Italia, il monte più elevato dell'Appennino, è una specie di castello, con le sue quattro cime (Vetta Occidentale, Torrione Cambi, Vetta Centrale e Vetta Orientale) che, a mo' di bastioni, proteggono l'interno dal calore del sole: è l'ombrosa e fredda conca del Calderone.
In questa gelida e riparata conca esposta a settentrione, è racchiuso il ghiacciaio più meridionale d'Europa, dopo il completo scioglimento di quello della Sierra Nevada in Spagna.
Anche se di dimensioni ridotte, con circa cinque ettari di superficie, il Calderone presenta tutte le caratteristiche morfologiche tipiche dei ghiacciai, come crepacci longitudinali e trasversali, morene laterali e frontali; quando le estati sono particolarmente calde e la neve si scioglie del tutto, tra luglio e agosto, esso si presenta pressoché completamente coperto dai detriti che costituiscono la morena superficiale, una specie di till che contribuisce, comunque, a proteggerlo dalla fusione.
Il Ghiacciaio del Calderone costituisce una vera rarità climatica, essendo posto tra i 2800 e i 2680 metri di altitudine, quando il limite delle nevi perenni è stimato, sul Gran Sasso, a circa 3100 metri di quota. Esso rappresenta l'ultimo residuo dei grandi ghiacciai dei periodi glaciali del Quaternario, quando, a causa delle rigidissime temperature, estese e cospicue lingue di ghiaccio scendevano nelle valli del Chiarino, del Venacquaro, delle Cornacchie, nella Val Maone, a Campo Imperatore. Gli antichi ghiacciai si spingevano fino a circa 1200-1500 metri di quota, lasciando numerosi segni del loro passaggio sul territorio, tuttora molto evidenti. Queste tracce sono le morene frontali abbandonate al loro ritiro circa quindicimila anni fa, col sensibile rialzo delle temperature, come lo spettacolare anfiteatro delle Coppe di Santo Stefano a Campo Imperatore, oppure le rocce montonate di Campo Pericoli, del Venacquaro, del Vallone delle Cornacchie, della Val Chiarino. Numerose sono anche le valli scavate dagli antichi ghiacciai come sulla Scindarella (m. 2233), Campo Pericoli, Venacquaro e così via. Nella valle glaciale della Conca del Sambuco, su Pizzo Intermesoli (m. 2635), a ricordo dell'antico ghiacciaio è rimasto un piccolo nevaio perenne.
A monte del Rifugio Franchetti, infine, sono visibili le rocce striate, "graffiate" dai detriti trasportati dai ghiacci e le più recenti morene appenniniche lasciate dal Ghiacciaio del Calderone durante la sua ultima significativa espansione, avvenuta circa quattrocento anni fa, nel corso della "Piccola Età Glaciale".

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