Abruzzesi nel mondo

Dominic Candeloro, l’abruzzese cantore degli immigrati italiani

Per la rubrica "Abruzzesi nel mondo", Dominic Candeloro, storico e cantore degli immigrati italiani.

Per la rubrica “Abruzzesi nel mondo”, Dominic Candeloro, storico e cantore degli immigrati italiani.

L’emigrazione italiana in America è iniziata già con i primi flussi, dopo l’Unità d’Italia, in particolare tra la fine dell’800 ed i primi decenni del “Secolo Breve“, approdando con i bastimenti a New York, Ellis Island: La porta d’ingresso nel “Nuovo Mondo”. Da lì sono transitati milioni d’immigrati da tutte le regioni italiane, specie del Mezzogiorno, dove era ricompreso l’allora Abruzzo e Molise, dirigendosi in tutto questo enorme Paese, specie verso le sue realtà industriali, aggregandosi in tante “Little Italy” urbane. Il richiamo fondamentale era quello del sangue familiare e dell’amicizia, da riunire, spesso senza conoscere una parola della nuova lingua, ma in verità nemmeno dell’italiano, ma solo di tanti dialetti, in una grande “Torre di Babele“. Tra i nuclei familiari arrivati da una regione povera come la nostra, oggi segnaliamo quella dei Candeloro, da Casoli, in provincia di Chieti, arrivati sulle rive del lago Michigan, nello Stato dell’Illinois, al confine tra gli Usa ed il Canada, nella Città di Chicago (oggi metropoli di 2,7 milioni di abitanti), tra cui anche la componente di emigrati abruzzesi, arrivata lì con i grandi flussi nel ‘900. Una città che diventerà tristemente famosa negli anni ’30 del proibizionismo, per la figura del noto gangster, Al Capone, (nato però a New York), da Gabriele, un barbiere di Castellammare di Stabia. Una metropoli, crogiuolo di etnie e religioni, dove il 10/05/1940, nacque Dominic Candeloro, dai genitori Ludovico e Iolanda, partiti rispettivamente dalle provincie di Chieti e di Frosinone. Il giovane Domenico, non deluse i grandi sacrifici fatti dalla sua famiglia per assicurargli i migliori studi superiori, che lo porteranno a divenire Docente di Storia, all’Università dello Stato, la “Governors State”, poi Direttore della “American Italian Historical Society”, collegata anche con la nostra Università “La Sapienza” di Roma e la Fondazione Agnelli di Torino, sempre con la stessa Niaf. In più il Prof. Candeloro, resta ancora oggi un riferimento per tutti gli intellettuali di origine italiana, sia negli Usa che in Canada’, con la Mailing List “HITAM”. Nel suo noto libro: “Italiani a Chicago. Immigrati, gruppo etnico, americani (tradotto nel 2003), lo storico ricostruisce la genesi e le dinamiche migratorie, dai 4 italiani presenti in città nel1850, fino ai primi decenni del ‘900, quando gli italiani divennero tra le prime comunità straniere presenti nei suoi sobborghi. Tra loro un’indagine di etnie regionali e di vari dialetti, prima divise e poi unificate, specie grazie alla chiesa cattolica, con Santa Francesca Saverio Cabrini, che promosse la costruzione anche di un ospedale locale. Nel 1913 la giornalista fiorentina Amy Bernardy, pubblicò un libro che fece epoca: “Italia Randagia attraverso gli Stati Uniti”, che non era un romanzo, ma frutto di studi ed analisi del tempo, richiesti dal “Commissariato Generale dell’Emigrazione“, organo dell’allora Ministero degli Affari Esteri del Regno d’Italia. In un suo capitolo si approfondiva la stessa diaspora abruzzese, con accenti tipici dell’epoca, con un crescente nazionalismo, che poi verrà assorbito dal regime fascista. Il campione dei nostri emigranti era descritto principalmente di “braccianti, terrazzieri e sterratori, ma anche minatori, scalpellini e carbonai “Tra le poche città in cui li troviamo accentrati oltre l’inquieta Chicago dei primi del secolo, la Pittsburg, con la sua rete ferroviaria e mineraria. Quest’ultima tipica anche di altri stati, come il Colorado, con l’epopea già raccontata da Vincent Massari, da Luco dei Marsi (AQ), prima come sindacalista, giornalista, editore e direttore di testate italiane, per poi essere eletto addirittura Senatore dello Stato, per due mandati, in rappresentanza della sua Pueblo, che gli ha dedicato tutti gli onori, più che la sua terra d’origine. Un’opera di studio, analisi e promozione della cultura italica, che il Prof. Candeloro ha saputo nel tempo anche arricchire con altri strumenti, come la grande mostra artistica: “The DREAM”, al complesso del Vittoriano, di Roma: Omaggio all’emigrazione italiana negli Stati Uniti d’America, nel XX secolo”, con il pittore e scultore pugliese, Meo Carbone. Questa ne richiamava una presentata a Chicago, immortalando i volti dei nostri emigranti, con le storie di successo, ma anche di sofferenze, sempre però animate dalla speranza di conquistare ognuno il sogno americano, per sé e la propria “Sacra Famiglia”. Quando nel 2015, nella sua città americana, fu consegnato a Dominic il riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, in occasione del 2 giugno, ricordò commosso: “È un onore meraviglioso che non mi sarei aspettato e vorrei solo che mia madre e mio padre fossero ancora vivi per condividere l’orgoglio. Il premio è simile alle medaglie che mio padre ha guadagnato quando ha prestato servizio nell’esercito italiano, nella prima guerra mondiale”. Un ricordo perenne ed un onore che sentiamo di condividere, con tutti i figli di una Terra unica, da salvaguardare, con le sue culture: dalle radici amare, ma dai frutti dolci (Aristotele).

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