L'intervista

Alluvione in Emilia Romagna: “Precipitazioni intense ma previste, lavorare su prevenzione”

L'intervista alla professoressa Rossella Ferretti, direttrice Cetemps: "Su Emilia Romagna e nord delle Marche grandi quantità d'acqua, ma come da previsioni stagionali. Bisogna farsi trovare pronti".

L’AQUILA – L’intervista alla professoressa Rossella Ferretti, direttrice del centro di eccellenza Cetemps e docente di Fisica dell’atmosfera e Oceanografia: “Su Emilia Romagna e nord delle Marche grandi quantità d’acqua, ma come da previsioni stagionali. Bisogna farsi trovare pronti”.

“È come se a L’Aquila si continuasse a costruire senza tenere conto della zona sismica“. Così la professoressa Rossella Ferretti, direttrice del centro di eccellenza Cetemps e docente di Fisica dell’atmosfera e Oceanografia al dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università dell’Aquila, sottolinea al Capoluogo.it l’importanza della prevenzione per quanto riguarda gli eventi alluvionali degli ultimi giorni che hanno colpito l’Emilia Romagna e il nord delle Marche. “Possiamo dire ci troviamo in una situazione meteo fuori dal normale, con un maggio estremamente piovoso, come lo sarà anche giugno, tant’è che sta entrando una nuova perturbazione, per quanto meno pesante della precedente, ma le previsioni ce lo avevano detto. Ormai sappiamo che si alternano eventi intensi, da una parte con intense precipitazioni e dall’altra con periodi di siccità, quindi bisogna essere pronti“. Da qui l’importanza delle attività manutentive dei fiumi e strutture preventive come i bacini di espansione. Ma non solo: “Dobbiamo imparare a utilizzare l’acqua che scende, da sfruttare nei periodi di siccità“.
Per quanto riguarda i fenomeni metereologici, la grande quantità d’acqua piovuta tra Emilia Romagna e Marche è stata determinata da una situazione particolare, per cui “due alte pressioni ne hanno bloccato una bassa sul bacino del Mediterraneo con gli effetti a terra che abbiamo visto. I meccanismi che hanno contribuito sono individuabili in un ciclone sul Tirreno che ha effettuato un movimento retrogrado verso Nord Est, spostandosi verso il centro; lì la risalita di aria calda dall’Adriatico e l’aria secca proveniente dai Balcani si sono incontrate su una linea di convergenza che ha prodotto instabilità nell’entroterra”. Quindi hanno contribuito “fenomeni in scala locale“, ma anche “su scala più ampia, con fattori alterati dal riscaldamento globale“. Risultato, circa 250 millimetri d’acqua caduta in 36 ore. Pioggia che avrebbe potuto avere un impatto diverso su corsi d’acqua con argini puliti, con casse d’espansione e attività preventiva che però va programmata in anticipo. “Si tratta di questioni note e come tali devono essere affrontate preventivamente per non ritrovarsi nuovamente a fare la conta dei danni e purtroppo a volte anche quella dei morti”.
Insomma, il clima sta cambiando e lo sappiamo: bisogna agire di conseguenza. Possibilmente senza aspettare la prossima tragedia.

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