Personaggi

La memoria di Tina, a San Demetrio lo spettacolo di Luisella Suberni Piccoli

Una storia di emigrazione che abbraccia Trieste, il Lussemburgo e San Demetrio nello spettacolo di Luisella Suberni Piccoli. L'intervista del Capoluogo.

“L’Abruzzo interno aquilano è un luogo ameno, abitato da persone gentili. E sono molto contenta di aver portato il mio spettacolo a San Demetrio, un luogo quasi incantato”. Lei è Luisella Suberni Piccoli, docente di lingua e regista teatrale triestina che ha portato in scena allo Spazio Nobelperlapace “La memoria di una balena – Storia di Tina”.

Lo spettacolo, in due atti, con canti, balli e proiezioni create per l’occasione, vede in scena 15 attori di 10 nazionalità, una scelta non casuale che riflette molto il mondo della regista. Luisella Suberni Piccoli, triestina, di origini slovene da parte paterna, vive e lavora in Lussemburgo. “Ho seguito il mio cuore – spiega nell’intervista rilasciata al Capoluogo – mio marito aveva trovato lavoro e nonostante i timori iniziali, perchè sono innamoratissima della ‘mia’ Trieste, adesso non ho rimpianti”.

Dal Lussemburgo l’idea di portare il suo spettacolo a L’Aquila, a San Demetrio. “Ho conosciuto Jean Portante, autore del romanzo ‘Mr Haroy ou la memoire de la baleine’ da cui abbiamo ricavato l’adattamento teatrale  e abbiamo parlato delle sue origini abruzzesi. Figlio di emigranti abruzzesi, proprio di San Demetrio Nè Vestini, nel libro mette in primo piano i sentimenti di chi emigra, di chi deve spostarsi, per un motivo o per un altro. E ci è sembrato bello venire qui, dove è iniziata la storia della sua famiglia”.  Portante nel libro da cui la regista ha preso l’adattamento racconta la sua infanzia, segnata da una doppia appartenenza, o piuttosto “una non appartenenza”, come lui stesso la definisce, poiché si è spesso sentito, come ogni emigrante, figlio della terra di nessuno.

Luisella Suberni Piccoli ha una sua visione del teatro e dell’insegnamento; una visione che l’ha portata a strutturare il suo gruppo, Teatrolingua, con un approccio multiculturale. “A Trieste avevo la mia cattedra in un liceo linguistico e, allo stesso tempo, organizzavo spettacoli in tedesco presso l’Istituto d’Arte drammatica di Trieste. In questo contesto ho avuto una sorta di ‘illuminazione’: il teatro è uno strumento utilissimo per l’apprendimento delle lingue. Con il teatro si fa coesione, si superano le proprie timidezze”.

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