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Bruno Sammartino, il grande campione

8 aprile 2023 | 09:03
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Bruno Sammartino, il grande campione

Bruno Sammartino, il lottatore indomito che ha incarnato il riscatto degli abruzzesi d’America

Quando nel 2018, a 83 anni, si spense Bruno Sammartino la leggenda del wrestling non piansero solo i tanti emigranti italiani degli Stati Uniti, ma tutta Pizzoferrato, il suo borgo nel chietino, che aveva dato i natali, (il 6 ottobre 1935), alla “Roccia Americana” e che solo un anno prima della sua scomparsa, gli aveva eretto una statua in suo onore, già malato di cuore.

Una terra di guerrieri non solo antichi come quello di Capestrano, ma anche moderni quelli della Maiella, da cui era originario un altro grande campione di boxe come Rocky Marciano, da Ripa Teatina. La sua odissea nasce come storia di uno dei tanti poveri emigranti degli Abruzzi e Molise, imbarcatisi nel 1950, verso la “terra promessa” d’oltreoceano, a Pittsburgh, nota come “Città d’Acciaio” e da lì partito per diventare una vera e propria leggenda nella spettacolare “lotta americana”. Dopo gli inizi come umile operaio, in una città dove si era già insediata una grande comunità di pizzoferratesi, provenienti dallo splendido borgo montano, che domina la valle del fiume Sangro, Bruno già nel 1959 iniziò la sua attività sportiva, forgiando un fisico possente, da uno iniziale, magro e gracile. Subito dopo sposò la sua Carol, che gli darà tre figli, tra cui il primo David, continuatore della sua carriera di lottatore, senza però raggiungere i suoi livelli di eccellente campione del mondo, tra gli anni’60 e ’70, con il record assoluto del suo titolo: ben 4.040 giorni, circa undici anni di successi eclatanti, facendo sempre il “sold out”, nei grandi palazzetti dello sport usa. Tanti incontri che hanno fatto epoca, per un fuoriclasse, che subito rappresentò il riscatto degli emigranti italiani, rispetto ad una società americana che li emarginava, assimilandoli ai soliti stereotipi della malavita organizzata. Bruno Sammartino ne rappresentava un esempio positivo, a partire dalla sua figura integra e poco incline al compromesso, che talvolta lo ha penalizzato, in un’ambiente sportivo americano, sempre dominato dalle spietate regole del business, a tutti i costi, nella sua spettacolarizzazione continua, con amici come Arnold Schwarzenegger, passato con successo a divo del cinema, dopo altri come Primo Carnera, friulano, prima pugile, lottatore ed infine attore. E non solo lui ricorda con ammirazione il campionissimo, ma lo stesso Sylvester Stallone lo richiama, con il suo Wrestling, paragonandolo al nuovo supereroe “Samaritan”. Una figura d’ altri tempi, che si sciolse in lacrime davanti alla casa natia, dei suoi genitori, Alfonso ed Emilia, che da lì partirono in cerca di fortuna e dove tornò, già nel 2000, per essere festeggiato dai suoi concittadini in delirio, salutandoli commosso, in dialetto, ricordato in un bel articolo di Angelo De Nicola, con la citazione dello scrittore Ignazio Silone, dicendo che l’italiano si insegnava solo a scuola, non nelle polverose strade di “Fontamara”. I grandi estimatori del fuoriclasse negli Usa avevano però nomi eccellenti, come la star del rock, Bruce Springsteen, che lo apprezzava per la sua lotta autentica, con la sola forza dei muscoli naturali, senza steroidi o anabolizzanti, in gare al cardiopalma, capace di sollevare il suo avversario, con il peso di oltre due quintali, il doppio del suo (129 Kg per 1,78 H.). I giorni del trionfo erano stati per Sammartino conquistati però dopo una durissima gavetta, con gli inizi che lui stesso ricorda così. “Un giorno a Pittsburgh l’impresario di una fiera lo avvicinò: vieni a combattere nell’arena con il mio scimmione, se vinci ti pago bene. Sammartino salì sul ring e stese l’orango con un cazzotto allo stomaco: “Intascai 50 dollari tutti in una volta, da muratore ne prendevo 2 al giorno. Capii che la mia strada era la lotta”. “Divenni Invincibile”. Tante storie e forti passioni dei nostri emigranti nel mondo, evocate da film, mostre e libri, come “Odissee” di Gian Antonio Stella, ricordando la stessa tradizione popolare abruzzese, testimoniata dall’antropologa, Lia Giancristofaro.

– “Partono’ E Bastimente Pe La Merica”: Partono i Bastimenti per l’America”.
– “Di Chi Si Lu Fije”:”Di Chi Sei Figlio”.
– La Parol’Chi Ni Si Dic’ E’ Sempr’La Cchiu’ Meij”: “La Parola Non Detta è Sempre la Migliore”.