I grandi abruzzesi

Il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino

Il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino: un abruzzese "per caso", alla corte di Francia, per l'appuntamento con la rubrica con una selezione di articoli del periodico I Cinturelli, quadrimestrale di cultura, storia e personaggi del territorio.

I Cinturelli – La nuova rubrica settimanale del Capoluogo.

“Il giorno 14 luglio 1602, Giulio Raimondo figlio del Signor Pietro Mazzarino e della di lui moglie signora Ortenzia, è stato battezzato da me don Pasquale Pippo e lo tenne al sacro fonte battesimale l’ostetrica Cristina”. 

Queste parole si trovano scritte in latino in un registro dei Battezzati della cattedrale di Pescina (L’Aquila). Il cardinale Giulio Mazzarino, dunque, uno dei più illustri personaggi della storia europea moderna, primo ministro del re di Francia Luigi XIV, nacque a Pescina, ma non da una famiglia pescinese.  Il padre Pietro era di origini siciliane ed era emigrato a Roma facendosi strada come amministratore dei beni della famiglia Colonna, la più potente della nobiltà romana. La madre, Ortenzia Bufalini, era di origini umbre e anche lei si era trasferita a Roma, gravitando nell’orbita dei Colonna.
Ma come mai, allora, il futuro Cardinale e Primo Ministro francese nacque a Pescina (e in un giorno tanto presago per la futura storia di Francia)?
Un fratello di Ortenzia aveva dei beni ecclesiastici nel territorio di Pescina e qui mandava, quando necessario, il cognato Pietro per amministrarli. Fu appunto durante uno di questi soggiorni che venne alla luce il primogenito di Pietro e Ortenzia, Giulio Raimondo, nella casa dove alloggiavano e che è diventata oggi la Casa Museo Mazzarino. Pescina, in quel periodo, era il centro più importante della Marsica, contava infatti circa tremila abitanti ed era sede vescovile dei Marsi. Si affacciava sulle sponde del lago Fucino ed era mèta di villeggiatura estiva da parte di numerose famiglie romane.
Per tutta la vita però il potente Cardinale, nato nei Marsi, negò che il suo battesimo fosse stato celebrato negli Abruzzi indicando invece la chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio a Roma, la parrocchia romana dei suoi genitori, come luogo dell’evento tanto da far apporre sulla facciata un’iscrizione commemorativa durante alcuni lavori di restauro da lui finanziati. Il motivo non risiede certo in un’antipatia innata quanto immotivata per la nostra regione ma piuttosto in ben più importanti e rilevanti “questioni di stato”: nel 1602, anno di nascita di Mazzarino, gli Abruzzi facevano parte del Regno di Napoli, sotto il dominio spagnolo…
Poteva lui, quello che gli spagnoli indicavano (almeno fino al Trattato dei Pirenei del 1659) come il loro nemico giurato, dichiarare di essere nato in “territorio spagnolo”?
Una cosa è certa: dal punto di vista culturale Mazzarino crebbe come suddito del Papa ed è nella Roma dei Barberini, dove trascorse la sua giovinezza, che si formò la sua personalità, la sua sensibilità, il suo gusto per l’arte e l’amore per il collezionismo. Studiò nel prestigioso Collegio Romano dei gesuiti anche se non appartenne mai all’ordine. Del resto non prese mai i voti come prete restando di fatto diacono. Fu il potentissimo e spietatissimo Cardinale Richelieu, Primo Ministro del Re Luigi XIII, a fargli ottenere la “porpora” designandolo come suo successore alla sua morte avvenuta nel 1642.
Ma come riuscì l’italiano “Mazzarini” (come si firmò tutta la vita) a diventare il francese “Mazarin”?
Tutto merito del suo primo, grande, capolavoro diplomatico: la risoluzione della Guerra di successione di Mantova e del Monferrato scoppiata nel 1628 tra Francia e Spagna. Mazzarino era riuscito, facendo la spola tra un fronte e l’altro di battaglia, a convincere i generali spagnoli della superiorità militare dei francesi e che non v’era altra soluzione se non quella diplomatica. Nel 1631 fu dunque firmato il Trattato di Cherasco così vantaggioso per la Francia che sia il re Luigi XIII che Richelieu vollero conoscerlo personalmente, facendone suo principale collaboratore in politica estera. Giulio Raimondo Mazzarino arrivò, dunque, alla Corte di Francia che di lì a poco diventò sua stabile dimora.
Sin dal suo insediamento come Primo Ministro nel 1642 Mazzarino dichiarò che avrebbe continuato l’opera del suo grande predecessore per quanto fossero, in realtà, diversissimi. Richelieu era autoritario, arrogante, collerico. “La prima arma di Mazzarino è invece la seduzione” come scrive il suo biografo Simone Bertière. “Dotato di un’intelligenza superiore, è bello, fine, caloroso e conosce l’arte di ascoltare e capire i suoi interlocutori”. Fu così che Mazzarino conquistò anche Luigi XIII, a lungo umiliato dal comportamento tirannico del suo primo ministro, restituendogli fiducia in sé stesso. Questi, ormai prossimo alla morte (che avvenne nel 1643), chiese al neo primo ministro di fare da padrino di battesimo al figlio ed erede al trono Luigi (il futuro Re Sole) e nominandolo a capo del Consiglio di reggenza, insieme a sua moglie, la regina Anna d’Austria.
E qui si insinua il pettegolezzo, ripreso e rilanciato nelle famigerate Mazarinades, libelli diffusi dai capi della Fronda di protesta contro il governo di Mazzarino nel 1648 (vera e propria prova generale della Rivoluzione Francese avvenuta nel 1789). Per loro Mazarin era un ipocrita, un ladro che si era arricchito senza scrupoli, un cinico, un parvenu, una sorta di germe patogeno che aveva inoculato nel corpo del paese il morbo della doppiezza italiana, un’eminenza grigia che aveva soggiogato e irretito la regina Anna facendone la sua prostituta fino a farle partorire un bastardo che presto sarebbe salito sul trono di Francia: Luigi XIV!
“Bisogna lasciar dire, quando ci lasciano fare…” sembra fosse l’unico commento del Cardinale.
Si trattava di insulti, illazioni, calunnie, provocazioni a scopo rivoluzionario, questo è fuor di dubbio ma…gli storici moderni non fanno più mistero di credere alla versione secondo la quale tra il Cardinale Mazzarino e la regina Anna c’era un legame speciale, profondo, forse perfino intimo…
Una cosa è certa: dopo 23 anni d’infruttuoso matrimonio (rigorosamente trascorso in residenze separate) nacque, a sorpresa, il Delfino di Francia. Ufficialmente il concepimento del Re Sole avvenne in una notte buia e tempestosa del dicembre 1637 quando la Regina lasciò improvvisamente i suoi alloggi e si recò al Louvre decisa ad incontrare, a letto, il legittimo consorte. Quel riavvicinamento improvviso parve “strano” all’entourage di Corte. Forse Anna cercò quell’incontro per legittimare un inconfessabile adulterio?
L’inizio della relazione tra la Regina e il Cardinale si fa risalire al 1634, quando cioè Mazzarino arrivò trionfalmente a Parigi come nunzio apostolico straordinario. Uno scrittore dell’epoca, Roger de Bussy-Rabutin, lo definì “l’uomo più ben fatto del mondo”, vestito fastosamente, e perciò, Anna d’Austria “delusa da suo marito, non avendo conosciuto l’amore, non poteva restare insensibile allo charme di questo seducente italiano che frequentava assiduamente la corte…”
Sulla “delusione” della Regina pesava, ovviamente, la più o meno conclamata omosessualità del consorte, Luigi XIII, che sin dai primi anni del matrimonio con la Principessa austriaca si rifiutava di “dormire” con lei…Ad avvalorare la tesi c’è anche una fitta serie di memorie di diversi “favoriti” del Re, uno dei quali da lui licenziato con la grave accusa di “andare a donne”. Richelieu, che conosceva nei minimi dettagli i freddi rapporti della regale coppia, dopo aver tentato (invano) di conquistare il cuore di Anna d’Austria, fece di tutto per favorire la relazione con il giovane nunzio romano Mazzarino che presentò alla Regina con le seguenti parole: “Signora, l’amerete molto…”. Nessuna ombra di sentimenti, ovviamente, qui c’erano in ballo la politica e la ragion di stato: la mancata nascita di un successore di Luigi XIII poteva compromettere il futuro della dinastia regnante e quindi gli assetti di potere in Europa.
Che la storia chiarisca o no il “mistero Mazzarino” le fonti dicono che il Cardinale amò il piccolo Luigi, formalmente “suo figlioccio”, di un amore paterno e che gli dedicò molte delle sue quotidiane cure per istruirlo nella difficile arte di governare gli uomini e uno stato. E fu per il suo bene che Mazzarino si mostrerà implacabile nel negargli la mano di sua nipote Maria Mancini della quale Luigi XIV si era perdutamente innamorato. Per il Cardinale avere Maria, una delle Mazarinettes (come venivano chiamate le sue 7 nipoti) sul trono di Francia sarebbe stata un’enorme fortuna, una vera consacrazione. Ma lui stava lavorando al suo trionfo politico e diplomatico: le nozze del Delfino di Francia Luigi con l’infanta di Spagna Maria Teresa a suggello della Pace dei Pirenei del 1959 che poneva finalmente fine alla Guerra dei Trent’anni tra Francia e Spagna. Sembra che non si commosse neanche quando “Luigi XIV si gettò ai suoi piedi e lo pregò in lacrime chiamandolo papà…” (Bussy-Rabutin). Quel matrimonio non s’aveva da fare…perché ce n’era un altro più importante da celebrare, quello con la Spagna!
Giulio Raimondo Mazzarino, un abruzzese per caso, un siciliano d’origine, un romano d’adozione, un francese per politica, che per vent’anni aveva deciso le sorti della potente Francia e tenuto i fili della politica europea, di lì a poco si ammalò. Le cronache narrano di un uomo ormai agli sgoccioli che aveva voluto essere trasportato nel Castello di Vincennes e che trascinando il passo aveva attraversato la sua galleria d’arte, guardando gli arazzi più belli che l’ornavano e sussurrando “Bisogna lasciare tutto questo…” segno che i suoi ultimi pensieri non furono proprio (tanto per cambiare) di natura spirituale…

Sul Capoluogo.it la nuova rubrica con una selezione di articoli del periodico I Cinturelli, il quadrimestrale di cultura, storia e personaggi del territorio, diretto da David Filieri.

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