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Elly Schlein vince le primarie: la scommessa del Pd

Primarie del PD, vince Elly Schlein: è la scommessa di un rinnovamento radicale sull’usato sicuro rappresentato dal presidente della Regione Emilia. L'editoriale di Giuseppe Sanzotta

E’ stata una vittoria a sorpresa quella di Elly Schlein, 38 anni, sul favorito Stefano Bonaccini. E’ la scommessa di un rinnovamento radicale sull’usato sicuro rappresentato dal presidente della Regione Emilia. L’Aquila nelle scorse settimane aveva già indicato Schlein, in controtendenza: ma anche, visti i risultati, antesignana.

A favorire la vittoria di Schlein è stata sicuramente la partecipazione alle primarie. I dirigenti del Pd temevamo un flop, avevano posto come soglia quella di 800 mila votanti, un milione sarebbe stato un successo. Invece è stato ancora di più. Proprio la partecipazione alta avrebbe sfavorito Bonaccini individuato come una continuità con il vecchio Pd. Lo dice lui stesso che nell’ammettere la sconfitta afferma che la sua rivale ha saputo rappresentare meglio di lui l’idea di rinnovamento.

In effetti la nuova segretaria rappresenta una novità, non solo perché è il primo segretario del partito donna, ma per la sua storia, il suo radicalismo sui temi dei diritti civili. Ma soprattutto perché segna una svolta radicale nei confronti del partito sistema, del partito che nel nome dell’interesse nazionale ha governato smarrendo la propria identità. Il Pd è apparso agli elettori come il partito di governo, il partito del potere e forse anche quello delle poltrone. Schlein nel suo discorso, subito dopo l’annuncio della vittoria con il 53 per cento dei consensi, ha garantito una lotta senza quartiere contro il governo Meloni. Ha garantito un impegno costante per difendere le posizioni del nuovo partito. Una chiara scelta di sinistra, senza mediazioni, senza compromessi.

Gli elettori del Pd hanno premiato questa scelta. Una chiara linea di opposizione. Probabilmente a far vincere questa nuova idea di sinistra sono stati quei cittadini che, pur essendo di sinistra, non si riconoscevano più in un Pd apparso come partito di potere. Bonaccini, pur con la sua idea di rinnovamento, avrebbe garantito una rassicurante continuità con il passato. Almeno nell’immagine. La Schlein porta invece il partito in un campo nuovo con la speranza di recuperare i voti di quanti si sentono sfiduciati da un sistema di potere che in nome della governabilità mette in secondo piano le spinte radicali. La Schlein punta proprio a questa area. Vuole guadagnare voti nell’area di sinistra che non si sente rappresentata dal Pd. Promette un partito ecologista e movimentista, un partito di sinistra dichiarata, che inevitabilmente, cercherà alleanze e consensi in un’area precisa. Questo Pd si allontana decisamente da quel terzo polo di Calenda e Renzi verso cui forse avrebbe teso Bonaccini. L’interlocutore appare più il movimento di Conte. Saranno i risultati elettorali a dire se la scelta sarà stata premiata dai cittadini.

Schlein si candida ad essere l’alternativa Giorgia Meloni. Una scelta di rinnovamento che potrebbe far vivere al Pd una nuova stagione, ma è una scelta rischiosa perché stravolge il partito. Un partito che nella sua vita ha conosciuto scissioni, correnti e divisioni. Bonaccini, lo sconfitto, si è congratulato con la vincitrice e ha promesso massimo sostegno. Si vedrà se sarà effettivamente così. In passato le primarie sono state l’anticamera di scissioni. Nelle premesse questa volta non dovrebbe essere così. Ma resta un fatto: il Pd ha cambiato pelle. Però resta incerto se questo porterà a un rilancio o a un irreversibile declino.

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