Attualita'

Un anno di conflitto in Ucraina: la guerra sul campo trascina le divisioni nel mondo

Guerra in Ucraina, l'intervista al professor Salvatore Santangelo. Un anno di conflitto, analisi e prospettive.

Guerra in Ucraina, l’intervista al professor Salvatore Santangelo, giornalista, docente universitario ed esperto di politica internazionale. Un anno di conflitto, analisi e prospettive.

Sembrava una “guerra lampo”, ma oggi il conflitto tra Russia e Ucraina ha raggiunto “l’anniversario” e per di più in una situazione di incertezza che rende difficile ogni tipo di pronostico. IlCapoluogo.it ne ha parlato con il professor Salvatore Santangelo, giornalista, docente universitario ed esperto di politica internazionale, con all’attivo numerose pubblicazioni, tra cui Fronte dell’Est. Passato e presente di un destino geografico. “In molti – spiega il professor Santangelo – abbiamo abbracciato la narrativa di un tentativo di un cambio di regime, per pareggiare quanto accaduto nel 2014, con la fuga del presidente Viktor Janukovyč a seguito delle proteste dell’Euromaidan. Invece ci troviamo a che fare con un evento che ha scalato la magnetudo della conflittualità. Resta il fatto che oggi nessuno ha gli strumenti per interpretare con chiarezza, dall’interno le decisioni della Russia. Intanto si va definendo una netta contrapposizione tra l’Occidente, che ha rinsaldato le sue fila, e quei Paesi che mantengono una relazione più o meno forte con la Russia: il Brasile, l’India, la Cina e perfino il Sudafrica. C’è quindi una guerra sul campo che si combatte in Ucraina e questa contrapposizione che divide l’Occidente dal resto del mondo”.
Per l’Occidente, a questo punto, diventa importante capire come rendere efficace la sua posizione: “L’Ucraina – sottolinea il professor Salvatore Santangelo – ha dimostrato di essere un osso duro, soprattutto nella controffensiva di agosto, ma ora è bloccata in una guerra d’attrito in Donbas, dove vince chi ha più volume di fuoco e soldati da sacrificare; naturalmente da questo punto di vista la Russia è avvantaggiata. Per questo è importante continuare ad aiutare l’Ucraina, ma soprattutto è importante capire cosa è più utile per la stessa Ucraina“.

Nel frattempo le relazioni internazionali della Russia sembrano ai minimi storici, ma forse c’è di più: “La situazione è particolare, nonostante le sanzioni e duri colpi all’economia russa, restano aperti tanti canali di comunicazione. Pensiamo all’Austria, con il suo hub energetico, alla Germania, che procede secondo un approccio ‘stop and go’. Quando la guerra finirà queste relazioni sono destinate a riprendere. Inoltre ci sono i due casi particolarissimi di Turchia e India. La prima, pezzo importante della Nato che si è schierata in modo fortemente condizionato rispetto all’allargamento della stessa Alleanza Atlantica alla Svezia. La seconda, l’India, rappresenta un grande Paese su cui l’Occidente scommetteva in prospettiva di contenimento delle posizioni russe (e cinesi) ma il suo atteggiamento si è dimostrato ambiguo, soprattutto rispetto alle questioni legate all’embargo energetico. Ci sono quindi Paesi che hanno posizioni di fermezza rispetto al conflitto in Ucraina e altri che hanno atteggiamenti più ambigui. Il tutto consente alla Russia di conservare una prospettiva futura nell’ambito delle relazioni internazionali”.

Dall’altro lato c’è Zelensky, che “Ha dimostrato di essere la vera variabile imprevedibile del conflitto, ma come in ogni processo che catalizza attorno a sé una grande attenzione, si rischia di innescare un effetto contraddizione, come quello che si può misurare nell’ultimo articolo di Gramellini”.
“Presidente Zelensky, – scrive infatti Gramellini – lei rimane il mio eroe, ma corre il rischio di diventare meno popolare della causa del suo popolo. E sarebbe un vero peccato”.

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