Camere con vista

Il nuovo anno in politica: chi festeggia e chi regala voti, mentre nel centrodestra si torna a parlare di partito unico

Camere con vista, l'appuntamento con la rubrica di Giuseppe Sanzotta. M5S tra nuove religioni e festeggiamenti sfarzosi, PD regala pacchi di voti. A destra si torna a parlare di partito unico. E i prezzi non stanno a guardare.

Camere con vista, l’appuntamento con la rubrica di Giuseppe Sanzotta. M5S tra nuove religioni e festeggiamenti sfarzosi, PD regala pacchi di voti. A destra si torna a parlare di partito unico. E i prezzi non stanno a guardare.

5STELLE
Chissà se è l’effetto delle libagioni natalizie o solo la voglia di stupire, ma desta curiosità la sortita mistica del fondatore e garante dei 5stelle. Beppe Grillo sembra voler fondare la Chiesa dell’altrove. Difficile capire dalle frasi usate cosa voglia dire. Appare evidente che l’influenza sulla sua creatura politica ormai è vicina alla zero. Gli resta il suo blog per fantasticare.
Conte se la gode, ormai è lui padre padrone del mondo pentastellato. Ha guidato un governo con la Lega, uno con il Pd. Ora fa il Masaniello in difesa dei poveri. Però lo beccano a festeggiare a Cortina in un lussuoso hotel dal costo proibitivo per i comuni mortali. L’attrazione fatale a 5Stelle.

SUICIDI A SINISTRA E DONATORI DI VOTI
Nella passata legislatura il Pd è stato l’alleato che ha sostenuto fino alla fine il governo Conte 2, osteggiato e fatto cadere da Renzi. Stessa musica con il governo Draghi, fortemente sostenuto da Renzi e fatto cadere da Conte. Si va al voto e il Pd si trova due avversari non preventivati: il terzo polo e i 5Stelle che non fanno mistero di voler attingere voti da quel serbatoio. E il Pd che fa: avvia un lungo congresso, si schierano i candidati alla segreteria e le divisioni appaiono all’esterno sulla risposta da dare alla domanda: allearsi con Renzi e Calenda oppure con i 5Stelle? Forse dovrebbero preoccuparsi delle vere intenzioni dei rivali. A loro interessano i voti rimasti nel Pd per portarseli a casa. Riuscirà il barbuto Bonaccini (sarà il nuovo segretario, salvo suicidi politici) a rivitalizzare un partito depresso che intanto fa il donatore, non di sangue, ma di voti .
Una cosa accomuna tutti nell’area di centrosinistra: la disperata ricerca della sconfitta sicura. Potrebbero coniare un nuovo slogan: uniti si vince, ditegli di smettere. Già perché la sconfitta è il vero obiettivo, per riprendere all’indomani la guerra delle responsabilità. Così nelle due prossime elezioni regionali in Lombardia e Lazio cosa hanno pensato di fare i tre rivali del centrosinistra? In Lombardia  Il Pd schiera Majorino, e per l’occasione si allea con i 5Stelle. Peccato che il partito di Conte in quella regione non prenda voti. I voti, stando alle ultime politiche li prendono Renzi e Calenda che però sosterranno Letizia Moratti, che, stando ai sondaggi, vale 15 per cento. Anche la metà di quei voti garantirebbe la vittoria di Majorino, staccato da Fontana (candidato del centrodestra) di 5 punti. A parti invertite si replica nel Lazio. Il Pd con D’Amato è accreditato di un 38 per cento, in questo caso ci saranno anche i voti del terzo polo, che nel Lazio non sono determinanti. Lo sarebbe quel 16-18 per cento che potrebbe andare alla candidata dei 5Stelle Donatella Bianchi.  Così le previsioni sono per la vittoria del centrodestra a Roma e Milano.

LA DESTRA E IL PARTITO UNICO
A questo punto la maggioranza può farsi soltanto male da sola, non ha avversari in grado di creare problemi. Così adesso si può riprendere a parlare del partito unico del centrodestra, il sogno realizzato in parte da Berlusconi con il suo Popolo delle Libertà. Solo che adesso a dare le carte dovrebbe essere Giorgia Meloni. Berlusconi e Salvini accetteranno? Poi conviene veramente ai partiti interessati. Nel passato non è mai accaduto che la fusione di più forze politiche porti a una somma aritmetica degli  elettori.  Tutto comunque appare legato alle eventuali riforme costituzionali e di conseguenza anche del sistema elettorale.

RIFORME E AMNESIE DEL PD
Giorgia Meloni la riforma la vuole fare, ha indicato la via del semipresidenzialismo alla francese, non tanto per una personale preferenza, ma perché su quel tipo di riforma c’era già stato un lavoro nelle commissioni bicamerali. Un sistema che aveva il consenso dei Ds (poi divenuti Pd con la fusione con la Margherita). Ma adesso il Pd sembra dire no, anzi accusa la maggioranza di voler stravolgere la Costituzione esautorando il Parlamento.  Veramente appare il contrario, ma se l’opposizione non collabora, la maggioranza ha il diritto di andare avanti.

AUMENTI E POLEMICHE
Che ci sarebbero stati  aumenti dei prezzi di benzina e gasolio, era noto. Che la riduzione del prezzo del gas si vedrà solo nei prossimi mesi, anche. Che ci sarebbero stati altri rincari si sapeva.  È successo anche nei mesi passati, ma allora la colpa non era del governo, ma della situazione internazionale. Oggi invece è colpa del governo, così Renzi attacca Meloni rigirando un vecchio slogan salviniano: “la pacchia è finita”.  Sui siti di sinistra si manda  in rete una vecchia dichiarazione di Giorgia Meloni in cui proponeva l’abolizione  delle imposte sulla benzina. Ma non hanno fatto tutti più o meno così. Se tutti i protagonisti del passato, una volta al governo, avessero tenuto fede alle promesse elettorali e quelle delle polemiche con gli avversari, l’Italia sarebbe il paese di Bengodi. Comunque in questa campagna elettorale Giorgia Meloni non ha fatto promesse come quella. Andare troppo indietro sarebbe pericoloso per tutti. Anche Renzi aveva detto che avrebbe lasciato la politica.

LA GUARDIA DEL PANTHEON EUROPEO
Il ministro Crosetto ha osato contestare il comportamento della BCE che danneggerebbe l’Italia. Ma a insorgere non è la signora Lagarde, ma Calenda, che subito si scaglia contro il ministro definendolo pericoloso.

MIGRANTI
Come si poteva prevedere, alcune Ong non intendono rispettare le norme varate dal governo sui salvataggi. Lo scontro continua.
Intanto la Svezia, ha di fatto scaricato sull’Italia il peso dell’immigrazione annunciando che non ci sarà alcun patto sulle ricollocazioni fino al 2024.

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