Avventura

Dal Gran Sasso al Kilimangiaro: l’avventura di Luca Festuccia, carabiniere del Reparto Parco

L'AQUILA - L'appuntato scelto Luca Festuccia sul Kilimangiaro, l'avventura del carabiniere del Reparto Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga alla conquista di una delle Seven Summit.

L’AQUILA – L’appuntato scelto Luca Festuccia sul Kilimangiaro, l’avventura del carabiniere del Reparto Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Sarebbe dovuto partire nel 2023, ma l’annullamento di un altro appuntamento gli ha fatto anticipare i tempi. Così l’appuntato scelto Luca Festuccia, 47 anni, in servizio nel Reparto Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, lo scorso due dicembre è partito, insieme a un gruppo di “Avventure nel mondo”. Missione: salire sul Kilimangiaro. “Una voce saggia – spiega l’appuntato – un giorno mi disse: le vette stanno là anche se non ci vai; anche alla base delle vette ci sono cose degne di essere vissute e importanti e in grado di riempire la vita… ma solo in vetta io mi sento bene e da lì mi sento di osservare il mondo e selezionare le cose che possono riempire la mia vita”.

carabinieri parco kilimanjaro

E allora volo verso la Tanzania, con scalo ad Addis Abeba, e l’avventura può iniziare. Primo giorno, sveglia comoda e colazione. “Alle 9 – racconta l’appuntato scelto Luca festuccia – arriva il driver con Thomas, il coordinatore, carichiamo tutti i bagagli e partiamo alla volta del Machame Gate. Arriviamo dopo quasi tre ore di viaggio su strade abbastanza scorrevoli e ad aspettarci troviamo i nostri porter, a cui affidiamo i nostri bagagli più pesanti, prima di espletare le nostre attività burocratiche per accedere al Parco del Kilimangiaro”. Prima tappa, il Machame Camp: “Dopo qualche chilometro inizia a piovere, decidiamo di indossare le mantelle. Questa operazione fa sì che io con altre due ragazze, Arianna e Silvia, prendiamo un po’ di vantaggio sul resto del gruppo, cosicché arriviamo dopo 3 ore al campo della prima tappa, a circa 3mila metri di quota”. È ora di cena: “Popcorn, zuppa, pesce fritto e infusi, prima del briefing per la seconda tappa”.

carabinieri parco kilimanjaro

Per il secondo giorno, un tuffo nella foresta di erica arborea: “Si sale lungo la dorsale e dopo 5 ore raggiungiamo il campo posto a quota 3600 metri. Un bel pranzo nella tenda mensa e poi visita alla grotta di Shira”. Terzo giorno e il paesaggio già comincia a diventare “più lunare“: “Dopo qualche ora arriviamo alla Lava Tower dove ci aspetta un pasto caldo. Qui rimaniamo quasi 3 ore per facilitare l’acclimatamento alla quota; infatti, è la stessa quota del campo dove dormiremo l’ultima notte prima della vetta. Durante la salita purtroppo ci abbandona Roberto, che insieme ad una guida prende l’unica via di fuga a causa di un forte malessere“. Il quarto giorno, “il solito rito del caffè ci porta ad una partenza anticipata per il Barranco Wall. Siamo tutti molto concentrati e con un paio di ore superiamo la parte più tecnica, vedendo sfrecciare i porter con i loro carichi come camosci sulle rocce del Gran Sasso. Dopo 4 ore arriviamo al Karanga Camp dove ci aspetta un pranzo caldo a base di arrosticini di manzo e patate fritte. Una lunga attesa prima di ripartire per i 700 metri finali di dislivello per arrivare al campo finale per l’attacco alla vetta. Dopo 10 ore, finalmente, arriviamo al Barafu Camp. Qui trovo la mia tenda montata che resiste alle forti raffiche di vento. Una rapida cena precede il consueto briefing: l’appuntamento con la sveglia è alla mezzanotte per una leggera colazione e una partenza verso l’una di notte. In alta montagna non si può indugiare, ne va della sicurezza di tutti. Tutti risultiamo abbastanza stanchi e ammalati, ma la voglia di conquistare una delle Seven Summit non ci fa desistere”.
Si parte quindi all’1,30, con un raffreddore piuttosto intenso: “Dopo 4 ore arriviamo a Stella Point dove scattiamo qualche foto ancora in condizioni di buio, mangiamo qualcosa e ci dirigiamo verso Uhuru Peak, che raggiungiamo con un tempo complessivo di 5 ore. La salita ci ha portato su una delle Seven Summit. Superiamo Stella Point e dopo un po’ incontriamo il resto del gruppo, un rapido saluto e si continua la discesa verso il Campo Base. Arriviamo dopo 2 ore, accolti dai festeggiamenti dei portatori e dei cuochi e da un boccale di succo di frutta che ci ristora parzialmente della fatica. Subito dopo raggiungo la mia tenda, dove una gradevole temperatura, data dal sole che colpisce la tenda, mi concilia un rigenerante sonno di 3 ore. La mia condizione fisica non è delle migliori, il forte raffreddore mi fa avvertire anche qualche decimo di febbre”. Ormai, però, è iniziato il viaggio di ritorno che riporterà l’appuntato scelto a casa.

carabinieri parco kilimanjaro

“È stata una magnifica esperienza, – commenta – il gruppo, anche se non omogeneo dal punto di vista della preparazione fisica, è risultato importante nei momenti difficili soprattutto legati ai malesseri fisici che abbiamo avuto in questi giorni. Un medico e due infermieri sono sicuramente risultati un’arma in più per la conquista dell’Uhuru Peak. Il ritmo lento imposto dai locali è stato veramente pesante per il mio standard, ma la situazione è cambiata quando si trattava di raggiungere la vetta. Il fatto che i miei parenti e i miei amici mi potessero seguire con il mio Garmin InReach mi ha reso maggiormente tranquillo per il fatto che loro non potevano sentirmi, ma potevano seguirmi. Thomas, il nostro capo guida, all’inizio ci aveva detto che avremmo iniziato il viaggio da sconosciuti e l’avremmo finito da amici, questa cosa si è rivelata veramente esatta… Sono giorni che continuo a scrivermi con 3 del gruppo delle guide che hanno voluto il mio numero, so di non aver fatto un’impresa epica né era mio interesse questo. Spero di vivere presto un’esperienza analoga, su un’altra Seven Summit. Una voce saggia un giorno mi disse: le vette stanno là anche se non ci vai; anche alla base delle vette ci sono cose degne di essere vissute e importanti e in grado di riempire la vita, ma solo in vetta io mi sento bene e da lì mi sento di osservare il mondo e selezionare le cose che possono riempire la mia vita”.

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