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Giovani mamme, corsa a ostacoli per il lavoro: “Costretta a nascondere che ho una figlia”

Tanto studio, ma niente lavoro: la condizione delle giovani mamme. Il racconto di Martina: "A volte sono costretta a mentire su mia figlia".

Riflettori sulla condizione delle giovani mamme: tanto studio, ma il lavoro sembra una corsa a ostacoli. Il racconto di Martina: “A volte sono costretta a mentire su mia figlia”.

A #dilloalcapoluogo arriva il racconto di Martina che rappresenta la condizione di tante giovani mamme preoccupate di non riuscire ad assicurare un adeguato futuro ai propri figli. Un lavoro che non arriva, nonostante studio e sacrifici, l’ostacolo principale.
“Sono una mamma giovane, molto giovane, – racconta Martina a IlCapoluogo.it – ho concepito mia figlia che avevo appena compiuto vent’anni, oggi ne ho ventitré e sono a un passo dalla tesi, mia figlia ne ha quasi tre. Quando ho compiuto diciotto anni, l’idea era quella di lavorare, di fare un corso che mi aprisse accesso al lavoro, l’università per me era inutile: uno spreco di tempo e denaro”.
“Alla nascita della mia piccola, – prosegue Martina – ho dovuto rivalutare tutto; il lavoro scarseggiava, con stipendi da 3 euro l’ora. Così ho preso Scienze della Comunicazione e ora, a un passo dalla tesi, mi sono già immatricolata a psicologia. Soldi, tanti soldi. Lavoro per pagare l’Università e non arrivò mai a fine mese con le spese. Ho lavorato al bar, al centro scommesse, come operaia, come donna delle pulizie, soprattutto in nero, senza contratto. E quando faccio le domande per le aziende, mi chiedono se ho esperienza. Non importa se hai la laurea. ‘Ce l’hai l’esperienza come social media manager? Come web developer? No? Puoi tornare a casa’. La cosa frustrante è che a volte devo mentire su mia figlia, perché molti datori richiedono ragazzi giovani, senza figli e addirittura ammettere di frequentare l’università diventa un problema. Come fai a lavorare se studi? Una volta feci la domanda in un Centro commerciale, accennai al fatto che mi stavo laureando, ma mi hanno risposto: ‘8 ore di lavoro qui dentro non potrai affiancarle allo studio, cercati un part-time’. Sono demotivata, sono preoccupata, temo il futuro di mia figlia e di tutti i bambini”.

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